Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 23 aprile 2009

Mike Spusey e il ritorno ri taddariti

Da quando i taddariti erano scappate da Favazzina e si erano rifugiate a Bagnara, impaurite pu bottu ch’iva fattu Pascalicchiu, la situazione era diventata davvero drammatica. I saramiti ne avevano subito approfittato e tutte le sere uscivano in massa, padroni incontrastati del paese. I muri delle case erano pieni ed era anche accaduto che una saramita era finita dentro una pentola di fagioli. Bisognava porre rimedio a questa escalation, d’accordo che da Favazzina si ndi fuiunu tutti, ma i taddariti non putiunu bbandunari u paisi, era una cosa impensabile.
Mike Spusey si stava zappuliandu i favi nta vigna, erano già abbastanza cresciute e lui, al pensiero di quando i baccelli sarebbero stati bei pieni, già pregustava le mangiate che si sarebbe fatto con un pecorino dell’Aspromonte che comprava sempre al mercato a Bagnara (glielo portava nu massaru che lo faceva ancora come una volta) e un vinello niente affatto male che il suo amico Malumbra produceva con metodi ultra moderni (scacciava a racina ancora chi peri) dal vigneto chi aviva supra a stazioni.
Vide le Long salire ri scalunati, iestimandu, e smise di zappare.
«Aimu bisognu i tia!» gli disse ancora con il fiatone
«Non viri chi aiu da fari»
«U viru, u viru! Ma a cosa è gravi!» insisté.
«E chi poti mai essiri! Mancu se si nd’iunu fuiutu i taddariti»
«Cu cazzu nciu rissi! Sulu ieu u sapiva! Ma chi è puru magu?» pensò Le Long «Propriu ri taddariti si tratta» ammise.
«Comu cazzu fici mi nsertu?» pensò Spusey «L’aiva capisciutu ra to faccia» mentì.
Il giorno dopo, martedì, giorno di mercato Le Long e Spusey con la l’Apa chiesta in prestito a Ntoni L. , di primo mattino, si recarono a Bagnara. Avevano saputo che i taddariti si erano rifugiate in una famosa grotta che si trovava nella costiera di Palmi e affittato una barca da un pescatore ra Marinedda si misero in mare.
Davanti alla grotta Spusey, che come sempre era ai remi, ebbe un attimo di esitazione, ma Le Long in piedi a prua, imponente come l’ammiraglio Caracciolo o l’ammiraglio Doria se preferite (Nelson in quantu nglisi non mi piaci e poi era puru ‘nfamu), lo rincuorò e con voce ferma esclamò «Trasimu!»
Nc’era nu scuru ra Maronna e non si vedeva na beata fava (Spusey pinsava ancora e favi ch’iva avutu bbandunari), poi lentamente gli occhi si abituarono all’oscurità e videro i taddariti (le riconobbero dallo spoiler che avevano sulla coda) attaccati a testa in giù alle pareti della grotta.
Usando tutta la diplomazia di cui erano capaci Le Long e Spusey le esortarono a tornare, ma quelle non ne volevano proprio sapere «Chi cazzu turnamu a fari a Favazzina! I figghioli ndi rumpunu continuamenti i palli e di pigghiunu sempri a petrati. Puru i jorno quandu rurmimu nte ngagghi ri rocchi Suttafrunti, ndi futtunu u culu e non di rassunu nta paci».
La situazione sembrava disperata e per la prima volta Spusey pensò che non sarebbe riuscito a portare a termine il caso. Poi, d’un tratto, si ricordò del pecorino che aveva comprato al mercato «Aundi cazzu u mintia» si disse «Non è chi mu spirdia o mercatu?» e si mise a frugare nella barca. Lo trovò sotto la prua tra lenze e ritagli di reti, chissà come, gli era scivolato dal sacchetto ed era rotolato fino là, lo prese e mentre lo stava per rimettere al suo posto le taddariti parvero come impazzite e si misero a volteggiare sopra la barca attratte dall’odore del pecorino.
Non riusciva a credere al colpo di culo che aveva avuto e prima che Le Long capisse cosa stava succedendo, si mise a remare, a tutta forza, verso l’uscita e le taddariti, come i topi nel Pifferaio Magico, incantati dall’odore del pecorino, anziché dalla musica del piffero, li seguirono.
All’arrivo a Favazzina furono accolti come eroi, ma i due non avevano tempo per i festeggiamenti, sia Le Long che Spusey avevano fretta di tornare alle loro occupazioni, il primo a pescare con la sua amata canna e il secondo a zappuliari i favi.
Non pioveva quel giorno, ma faciva nu caddu chi si squagghiava!

4 commenti:

trilly ha detto...

Spusy, perdonami, ma che sono i taddariti??? i Pipistrelli?

Spusiddha ha detto...

Hai indovinato sono proprio i pipistrelli!
Ciao un bacione!

arcade fire ha detto...

Non seguivano la musica del piffero. Eh sì, taddariti competenti.
Bella Mimmo. Quella è la famosa grotta delle rondini?

u'longu ha detto...

Bella Spusidda, i facisti turnari i taddariti, ne sentivamo la mancanza, annunciavano la sera.
Ora dobbiamo fare tornare le pampalanee, Trilly non chiedere cosa sono, se no ti cacciamu a cittadinanza favazzinota