Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 16 aprile 2009

Teresa a Liuni e l’orto

Teresa a Liuni (non fatevi ingannare dal soprannome, ma a maricchiedda non ruggiva affatto piegata com'era quasi a 90° per via di una malformazione alla spina dorsale) aveva l’orto proprio a ridosso della spiaggia, in fondo al campo, difeso solamente da una siepe di ramagghia e quando vi erano le mareggiate, l’orto e il condotto per irrigare, si riempivano di sabbia.
Nell’orto vi era una casetta di legno, dove a pianterreno la Liuni teneva le pecore e tutti gli altri animali, mentre al piano superiore vi era accatastato il fieno.
La casetta poggiava sul muro di cinta e dava da un lato sul campo (il dietro per la precisione) e dall’altro sulla spiaggia. Quando il mare si portò via l’orto, in piedi rimase solo la casetta e noi ragazzi ci ritrovavamo a giocare a carte e, nelle giornate uggiose, a ripararci dalla pioggia.
Ricordo, in inverno, quando vi era il mare grosso mi rifugiavo all’interno della casetta e sfidando il freddo rimanevo ore a contemplare il mare in burrasca.
Con l’arrivo dei primi caldi vi era l’esigenza di irrigare l’orto e a Liuni pertanto aveva la necessità di togliere, soprattutto dal condotto, la sabbia accumulatosi durante le mareggiate.
La poveretta non aveva nessuno che potesse farlo, Ninu Pinghi, suo marito era vecchio e malato e allora lei si rivolgeva a noi ragazzi per farsi aiutare e noi di buon grado le davamo una mano a spalare la sabbia.
Lo prendevamo come un divertimento e seppure accaldati dal sole che già si faceva sentire e grondanti di sudore, per l'impegno che ci mettevamo, non avvertivamo affatto la fatica.
A lavoro finito a Liuni ci ringraziava e sorrideva sotto i baffetti che si lasciava crescere in piena libertà; mai stata vanitosa lei!
Noi d’altro canto non pretendevamo niente in cambio anche se poi, per ripagarci dal lavoro svolto, andavamo a fregarle a nucidda americana che lei, sebbene non riuscisse a mangiarne nemmeno un baccello, tutti gli anni con rinnovato impegno si ostinava a piantare.

4 commenti:

chinnurastazioni ha detto...

Oggi.Nta filanda è rimasta la sua povera casa,fatta di legno,con annesso un piccolo fazzoletto di terra,da un lato una pergola,oramai morta, di uva nera, dall'altro due scalini, se non sbaglio, dividono la sua unica stanza, dalla strada di cemento. Credo che sia venuta a mancare alla fine degli anni '70. P.S.correggetemi se sbaglio.

u'longu ha detto...

Bella Spusidda, ma facisti ricurdari.
Cummari Tiresa a Liuna pariva na virgula, quanta bella gente che non c'è più-

arcade fire ha detto...

Sempre molto belli i ritratti del paese e delle persone, Mimmo.
Stai ricostruendo il passato, chissà se questo viene capito e soprattutto apprezzato. Hai le virtù di un archeologo: conoscenza, rispetto e delicatezza.

romanaccia ha detto...

Viene apprezzato, viene apprezzato.