Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

mercoledì 21 gennaio 2009

La guerra di Nino, mio padre

Scrivo questa storia non per glorificare mio padre, ma per tutti quelli che come lui, hanno subito una guerra che gli ha rubato l'adoloscenza, la gioventù, e per molti, purtroppo, anche la vita.
Mio padre era nato nel 1921 a Favazzina
Quando aveva poco più di sedici anni fu chiamato al servizio di leva in marina, a quei tempi la ferma militare in marina era di tre anni, quindi partivano giovanissimi.
Era imbarcato su un'incrociatore, il Trento, fuochista
Quando finalmente, passati i tre anni di leva, stava per congedarsi e tornare a casa, scoppiò la seconda guerra mondiale. Naturalmente fu trattenuto.
Insieme ala flotta partecipò alle più importanti battaglie navali del mediterraneo, compresa quella di Punta Stilo,dove la flotta italiana quasi vittoriosa, dovette ritirarsi per il sopraggiungere dell'oscurità, non avevano il radar e non potevano combattere di notte, mentre gli inglesi ne erano forniti.
Da soli attaccavano i convogli alleati diretti a Malta o in Nord Africa
In una di queste missioni furono colpiti da siluro di un sommergibile inglese ed andarono in avaria.
Mentre erano fermi per riparare l'avaria, un'aereo silurante li colpì in maniera definitiva, spezzando la nave in due.
Durante le battaglie, sulle navi da guerra, per evitare scene di panico, tutti i settori venivano chiusi, si poteva uscire solo risalendo uno stretto cunicolo con le scale, che portava ai boccaporti in coperta.
Mio padre che era in sala macchine, quindi la parte più bassa della nave, quando senti il secondo scoppio, scappò insieme agli altri, salendo le strettissime scale verso il boccaporto, lo trovò chiuso, l'esplosione aveva bloccato il congegno di apertura.
Aprì il boccaporto a testate (la testa dura calabrese qualche volta serve) trovando in coperta una scena terrificante.
La nave stava affondando, per terra decine e decine di marinai feriti dall'esplosione che non riuscivano a lanciarsi in mare, tutti giovani amici, come fratelli, che lo guardavano mentre prendeva la rincorsa per tuffarsi a mare.
Non c'era tempo, altri secondi e la nave avrebbe trascinato con se tutti quanti, con il risucchio, un'evento che si crea sempre all'affondamento di una nave, un tacito addio con lo sguardo e poi via nel mare a nuotare come un pazzo per evitare il risucchio.
Salvo per un pelo, insieme ai superstiti ad aspettare i soccorsi, in mezzo al mare, senza scialuppe, non avevano fatto in tempo ad ammainarle.
Meno male che era d'estate, il mare era caldo, meno male che avevano vent'anni, dopo qualche giorno li recuperarono, sporchi di nafta, allo stremo.
Qualche mese di ospedale, qualche giorno di licenza, poi via, la guerra continuava.
Lo passarono al Battaglione San Marco, i marines italiani, fu inviato in Francia, costa atlantica, in una base di sommergibli italo-tedesca, poco italo, molto tedesca,
a fare la guardia alla base insieme ai marinai tedeschi.
Bombardamenti quotidiani da parte degli Alleati, ogni giorno poteva essere l'ultimo, solidarietà tra marinai italiani e tedeschi per salvare la pelle.
Poi l'8 settembre
Lo stesso marinaio tedesco che aveva montato la guardia insieme a lui, gli puntò il mitra, mio padre credeva che scherzasse. Non scherzava.
La scelta era, continuare la guerra insieme a loro cambiando semplicemente divisa o il campo di concentramento in Germania.
Mio padre pensò :- Come faccio a combattere insieme a gente che la sera prima sono amici e la mattina dopo ti puntano il mitra in faccia ? meglio la prigione -
Non sapeva dell'orrore dei campi di concentramento, degli ebrei, dei russi, degli zingari, che venivano sistematicamente eliminati, credeva fosse una prigione, ingiusta perchè aveva fatto sempre il suo dovere di marinaio, però sempre meglio che morire sotto le bombe.
Non era un atto eroico, ne ideologico, ea il semplice ragionamento di un contadino nato in riva al mare. Non sapeva quello che l'aspettava.
Deportato in un campo di concentramento nella Germania Orientale, credo che abbia visto la morte in tutti i suoi aspetti, infatti non parlava volentieri di quel periodo, si commuoveva quando parlava di donne e bambini uccisi come cani, anche gli italiani morivano, ma di fame e di malattie, non come bestie in un mattatoio.
Passa il tempo, le sorti della guerra erano a favore degli alleati, dal fronte occidentale gli americani, da quello orientale i russi, dal cielo bombardamenti sempre più intensi.
I tedeschi scappavano, nella loro follia si portavano dietro anche i prigionieri, quando invece potevano scappare meglio senza l'ingombro di tanta gente lacera, malfamata, terrorizzata, non volevano lasciarli liberi, come fossero dei criminali, degli schiavi.
In uno di questi trasferimenti il camion dov'era stipato mio padre, fu mitragliato da un'aereo e si ribaltò, lui riportò la frattura di una spalla, lo salvò il fatto d'indossare una divisa tedesca, perchè per mancanza di vestiario, vestivano i prigionieri con divise di soldati tedeschi morti.
Immaginate: la guerra era ormai al suo epilogo, morivano come mosche militari e civili sotto i bombardamenti, le truppe alleate avanzavano e non andavano troppo per il sottile, specialmente i russi che dovevano vendicare milioni di morti, ed i tedeschi hanno portato mio padre in ospedale per ingessargli la spalla, scambiandolo per uno di loro, credendo non parlasse per lo shock da bombardamento, invece lui furbo, non parlava per non farsi scoprire.
Quando se ne accorsero era ormai quasi guarito, il colonnello medico delle SS guardò mio padre, tirò fuori la pistola, poi lo lasciò andare, avevano speso tempo e cure per lui, non valeva la pena ucciderlo.
Lo liberarono i russi, tutti i prigionieri liberi, tranne mio padre e quelli del Battaglione San Marco, li consideravano un corpo specializzato di volontari fascisti, trattenuti per accertamenti.
Altri sei mesi, che mio padre ha sempre considerato bellissimi perchè ogni sera ballavano con le soldatesse russe, e venivato trattati quasi come essere umani.
Quando si accorsero che erano dei poveri diavoli arruolati normalmente, li liberarono e mio padre, attraversando mezza europa, non so come, tornò a casa.
Non l'aspettava nessuno, era dato per disperso, sua madre e la sorella (la mamma di spusidda) avevano indossato il lutto.
Sembra la trama di un film di guerra americano e invece è una storia vera, non c'era nessuno a cercare di salvare il marinaio Nino, s'era salvato da solo e con tanta,
tanta fortuna.


A mio padre e alla sua generazione che, nonostante tutto, hanno creato per noi ed i
nostri figli un mondo migliore, per il loro senso del dovere e dell'amore per il lavoro, veri uomini

16 commenti:

arcade fire ha detto...

Cosa vuoi commentare? Questa è una storia da leggere, rileggere e imparare.
Meglio di così non l'avresti potuta scrivere, meglio di così non avresti potuto ricordare tuo padre.
Grazie di averci fatto partecipe, Mimmo.

Galanti ha detto...

Sono senza parole

mariuzza ha detto...

Mimmo GRAZIE GRAZIE E ANCORA GRAZIE. rimango emozionata e commossa da quanto Amore c'e' nel tuo racconto.

u Grecu ha detto...

Longu, questa storia è meravigliosa. Mi piacerebbe che questo blog possa raccogliere le memoria storica del Paese in modo che storie così non vadano perse. Mi piacerebbe anche raccontare le storie di mio nonno Rocco, visto che anche lui ha avuto una vita abbastanza spericolata, ma purtroppo non avendolo mai conosciuto non sarei un abile narratore. Però a questo punto lancio un invito a u Bambino: scrivi le storie du Re Bonu che lui ne ha di cose da raccontare!

Olivia ha detto...

L'accortezza che hai usato nello stilare questo racconto,fa' capire quanta tristezza porti nel cuore nel pensare alle sofferenze di tuo padre...
il periodo della 2 guerra mondiale
a differenza di tutte le altre guerre...l'ho sempre seguito con molta curiosita' incredulita'e terrore...propio perche' ragguagliata dai tristi racconti di mio nonno sono sempre andata alla ricerca di notizie...ma ogni scoperta che mi giungeva sull'argomento era sempre di natura satanica...non ci sono parole per descrivere tanta cattiveria e tanta perdita di coscenza...gli uomini come tuo padre hanno pagato un prezzo troppo alto solo per dimostrare a l'uomo che di "Dio" ce' ne' solo uno.....UN RACCONTO BELLISSIMO!!!
GRAZIE!!!

Nino u ficonsgi ha detto...

Semplicemente meravigliosa....grazie Mimmo

mariuzza ha detto...

Caro Mimmo,
ho letto tante volte il tuo post, mi ha veramente toccata. Ho continuato a pensare per tutto il pomeriggio sia al racconto sia a tuo padre.
Ti sembrerà strano forse che io abbia usato il termine Amore. Ma a caldo ho sentito Amore; si capisce l’amore e l’orgoglio di un figlio verso suo padre e si capisce la grandiosa personalità
di un uomo che si e’ trovato a dover affrontare, giovanissimo, le oscenità e nefandezze della guerra.
Ma come potevano resistere in quelle condizioni mi chiedo? Quanta solitudine avranno sentito in quei momenti così tragici?
Solo uomini forti e coraggiosi, come tuo padre, potevano cavarsela e avere ancora la forza di vivere.

u'longu ha detto...

Grazie a tutti per i commenti, sono contento che sia piacuta la storia anche se drammatica.
A volte il coraggio si trova per strada e consente anche ai semplici, ai ragazzi di tutte le province del mondo, di essere protagonisti della loro vita, con coraggio e dignità, anche nell'orrore tremendo della guerra

romanaccia ha detto...

Leggo solo ora. Grazie Longu. Una meraviglia.

Malumbra ha detto...

Grazie longu! io tuo padre me lo ricordo bene. Pensa che una volta siamo andati io e tempesta a vendemmiare con lui. Mai, però, mi sarei potuto immaginare che dietro quell'uomo ci fosse tutta questa storia. Ricordo una scena memorabile in quella vendemmia: tempesta (che oltre a raccogliere l'uva,naturalmente, la mangiava) puntò lo sguardo verso un albero di cachi carico di frutti. Non resistendo alla tentazione si arrampicò per raccoglierne un paio ma la sua "delicata" stazza smosse l'albero e i cachi iniziarono a cadere in abbondanza. Arrivò di corsa tuo padre gridando e cu nu lignu e mani u fici calari subitu mentre io mi scompisciavo dalle risate! ooooo quantu nci ndi rissi..
La storia di tuo padre è simile quella di mio zio Peppino il professore, anche lui prigioniero nei campi di concentramento in Polonia. Lui però riuscì a scappare e a tornare, non si sa come, a favazzina.

u'longu ha detto...

Grazie a te Malumbra, solo per completare quello che si nascondeva dietro un vecchio contadino consumato della osteoporosi.
Aveva girato il mondo, non so quante volte da marinaio, aveva vissuto per anni in Australia, nei deserti a costruire la ferrovia, parlava correttamente, inglese, tedesco e francese, discretamente lo spagnolo.
Aveva solo un difetto, non se ne faceva vanto

mbù ha detto...

Per fortuna tutti noi la guerra l'abbiamo vissuta solo attraverso i racconti di genitori, zii e nonni. Questo post mi ha fatto ricordare le storie delle campagne in russia o in africa che mi raccontavano mio nonno e suo cognato. Storie di persone che hanno combattuto per salvare la pelle, per le loro famiglie e per la nostra nazione

Spusiddha ha detto...

Anche se conoscevo già la storia di tuo padre (ricordo ancora quando ci raccontava queste vicende), mi è venuta lo stesso la pelle d'oca. Grande zio Nino, e grande anche tu Longo nel darci queste emozioni.
Ho delle foto a Favazzina di tuo padre marinaio che spero di farti avere.
un abbraccio spusidda.

u'longu ha detto...

Grazie cugino sia per il commento che per le foto.
Comincia a postare anche tu che ne sentiamo il bisogno

koky ha detto...

commossa....ciao nonno ovunque tu sia..

georgie ha detto...

bellissima storia Longu. toccante.