Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

venerdì 6 marzo 2009

Il falco e il ponte sullo stretto

Teodoro Adorno aveva occhi di leggendaria acutezza e pur continuava a darsi di becco sull'ala perchè non poteva credere a quegli occhi. Guardava il tratto di mare amato da quella prima volta che i suoi genitori l'avevano accompagnato dall'Africa con un volo interminabile attraverso vallate desertiche e montagne combuste, seppure avrebbe potuto spingersi più a nord non l'aveva mai fatto perchè intuì che quello era il suo posto. Aveva schivato pallettoni assassini e fuorilegge, aveva perduto fratelli e compagni finiti imbalsamati tra i soprammobili di un comò, invecchiava dentro trasvolate estenuanti e sapeva che avrebbe voluto morire qui in primavera abbarbicato a un ramo di castagno annusando ancora una volta l'odore salmastro del vento dello stretto. Ora non era più il solito azzurro incastonato fra declivi giallobruni brulli, rade e cale, terra secca e ghiaia grigia e rocce di basalto, fiumare afferenti e rogge di pantano, laghi marini. Ora tra Scilla e Cariddi il manufatto soprannaturale e mostruoso si aggrappava alle due sponde, qua graffiandogli la pelle e là strappandogli brani di carne, e da queste prendevano vigore la muscolatura dei piloni e i tendini d'acciaio tiranti controventati a opporsi alle forze della natura.
Era il ponte sullo stretto. Teodoro lo vedeva completato di tutti i bulloni, di putrelle e cavi metallici. Gli volava d'attorno, il suono di quelle corde sferzate dal vento strideva di note meccaniche acute al suo udito potente e delicato, scendeva in picchiata disorientato da quella lama sospesa tranciante lo spazio del marecielo primordiale. Artigliò il parapetto nord e aspettò osservando lo scorrere monotono dell'andirivieni veicolare. Lo vide avanzare nella corsia mediana rumoroso di pistoni sbuffanti in puzzolente combustione. Aprì le ali e scattò volando incontro al duello con la sua ultima preda. Passano gli autotreni e non si fermano mai.
Su questo ponte.

6 commenti:

Belloepossibile ha detto...

Bellissima! Dalla lettura si evince una inequivocabile raffinatezza intelletuale. Complimenti!

u'longu ha detto...

Geniale lo scontro tra la natura e il mostro d'acciaio creato dall'uomo, dove la natura soccombe.
L'accostamento tra l'uccello ed il filosofo tedesco poi è frutto di mente molto fervida.
Mario non so se ti meritiamo

mariuzza ha detto...

Arcade, mi associo in tutto e per tutto, bella è dire poco.
A questo punto la cosa più importante non è commentare il post , la cosa più importante per me è sottolineare la fortuna di poter leggere ogni giorno perle di saggezza, di sensibilità, di poesia. L'intellighenzia prende corpo e anima. sono contenta di conoscerti Mario

chinnurastazioni ha detto...

Mario!Sei vulcanico....Viva Teodoro ciao..

Spusiddha ha detto...

Mario qui il ponte passa in secondo piano, la tua è autentica poesia, stupenda.

georgie ha detto...

ziu bravissimu, la classe non è acqua