Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

sabato 7 marzo 2009

Il ponte sullo stretto

Colapisci curri e va'"
"Vaiu e tornu Maistà (O. Profazio)

Fu forse per il paesaggio simigliante e speculare, con quella curva struggente della costa fino al promontorio a picco sul mare e l'idea, l'ombreggiatura dell'altra terra al di là del sottile tratto di mare. O fu per il pressochè identico assortimento della vegetazione che creava fruscii e profumi fratelli. Forse la storia che s'andava ripetendo si era inceppata e pendolava penosamente tra due assedi uguali e uguali a tutti gli assedi. O più semplicemente fu il delirio della febbre che non gli lasciava governare il corso dei suoi pensieri. Sta di fatto che Roberto d'Altavilla detto il Guiscardo ripensò, in punto di morte, al suo ponte sullo Stretto di Messina.
Era la sera del 17 luglio 1085. Il sole, calato in acqua di fronte alla baia di Cefalonia, avava lasciato le sue bave infuocate come lava sulla montagna e sulle poche case di quello sperduto villaggio senza nome. I soldati, rincuorati dal fresco, tiravano il fiato dopo l'ennesima lunga giornata d'assedio estivo e i loro volti erano rossi di tramonto e azzurri di quiete serotina.
Il duca d'Altavilla se ne stava adagiato di fronte alla sua tenda su morbidi cuscini di cotone tessalo e non provava nessun sollievo per il sopravvenire della sera, anzi la febbre che l'aveva consumato durante il giorno era cresciuta man mano che il sole calava; come se febbre e sole fossero bracci di una stessa leva che faceva perno in mezzo al mare. Nel campo, gli assedianti cominciavano ad accendere i fuochi. Roberto D'Altavilla, Duca di Puglia, Calabria e Sicilia moriva.
Ancora fuochi e tende e gli stessi colori sgargianti e puttaneschi. Reggio era caduta grazie alla pertinacia normanna e assai ironicamente grazie alle macchine da guerra di progettazione greca. I bizantini si erano asserragliati a Scilla, su quello sperone di roccia che adesso rivedeva qui dinnanzi a sé simmetrico e inverso. Tramonti puttaneschi e mare e fave, fave e ancora fave. Fave crude e fave cotte. Tanto che gli pareva di sentirlo anche adesso l'odore delle fave bollite e un'irresistibile nausea l'assalì. Febbre e nausea.
Ma altro che nausea aveva dovuto far venire quell'odore ai bizantini di Scilla. Digiuni da chissà quanto della loro personalissima fava (1); gli faceva uscire gli occhi dalle orbite e se la sognavano coi nasi all'insù tra crampi allo stomaco e bave amare di bile. Masticavano il cuoio e sognavano la fava. E finalmente erano usciti grigi di fame e sparuti. E Scilla e la Calabria intera erano state conquistate. Là aveva lasciato il presidio militare sotto il comando di quel tale Costa Condomicita. Un tipaccio ambizioso di cui non c'era da fidarsi. Non c'era da fidarsi per niente, pensò il duca nel suo ultimo lampo di lucidità politica.
Nei giorni dell'assedio di Scilla, Roberto d'Altavilla aveva cominciato giocoforza a guardare dall'altra parte, aspettando che i greci si arrendessero alla loro irresistibile voglia di fava. Aveva cominciato a guardare quella lingua di terra scolorata dietro il mare. A pensare e pianificare la traversata e la conquista. E guardando di qua e di là, dalla costa calabrese alla siciliana, da Scilla a Cariddi e da Cariddi a Scilla, il duca D'Altavilla aveva cominciato a fantasticare. Preso dalla febbre dell'attesa, là come qui adesso a Cefalonia, adesso che guardava un'altra terra e un altro mare, attendendo là la resa dei greci e qua attendendo la sua propria resa, sulla costa di quel mare e di questo, Roberto il Guiscardo delirava.
Mangiando macco di fave(2) in riva al mare, nel 1060, con lo sguardo fiero rivolto all'orizzonte, il duca d'Altavilla progettava la costruzione di un ponte che unisse le due sponde dei suoi possedimenti. Addio navigazioni interminabili, rotte impreviste, mezzi insicuri.
Con la sensazione di avere la bocca piena di un immondo purè di fave il Guiscardo cercava con gli occhi brucianti l'impalcato, le travi, i piloni e non vedeva che il mare scuro e la terra più scura che c'era di là. Nessun ponte.
Dopo aver preparato soldati battelli e viveri, Roberto il Guiscardo attraversò con una grande armata lo stretto per conquistare la Sicilia. Ci sarebbero stati gli arabi da snidare dalle città e da far spasimare di voglia di falafel (3).
Senza essere preparato il duca d'Altavilla salpò. Sarebbero stati ancora fuochi e tende. Frazzanò, Castrogiovanni, Palermo e la cocciuta cocciutissima Noto. Corfù, Cefalonia, Nicea. E Bisanzio.Un nuovo assedio a Bisanzio. E oltre Bisanzio.
Roberto il Guiscardo chiuse gli occhi sulla linea struggente della costa che inesplicabilmente aveva ritrovato il suo verso.

Su' passati tanti iorna,
Colapisci non ritorna,
e l'aspettano 'a marina
lu regnanti e la rigina (O. Profazio)

1.Piatto greco consistente in una crema di fave secche con cipolle, olio d'oliva e limone.
2.Crema di fave realizzata con una cottura prolungata di fave secche alle quali vengono aggiunte delle bietole, e condita con olio d'oliva.
3.Pietanza araba costituita da polpette fritte e speziate, a base di fave tritate con cipolla, aglio e coriandolo.

6 commenti:

trilly ha detto...

Bellissimo.
Le note a piè di pagina con la descrizione delle ricette... da vera chef!
E'un piacere leggerti Claudia.

georgie ha detto...

buonissimo il piatto greco Roma

Galanti ha detto...

Stasira mangiu favi a maccu.

arcade fire ha detto...

Come ti dicevo le note non le digerisco. Il resto mi è piaciuto. Una bella prima prova (per il blog,almeno)in prosa. Prego continuare

u'longu ha detto...

Quanto mi piaci quando scrivi Claudette, mi piaci sempre, leggerei anche la tua lista della spesa quando vai al supermercato.
A dire il vero mi piaci sempre, intellettualmente parlando

romanaccia ha detto...

Intellettualmente parlando. Porca miseria.
No a parte gli scherzi grazie a cotanti lettori.