Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 27 marzo 2009

L'Arte del saper ridere


La mia migliore risata è di quando ero in gita di quarto ginnasio a PaestumPompeiErcolano. In un albergo brutto e squallido quanto può essere brutto e squallido un albergo che ospiti una gita di ginnasiali in quei posti. Ma non eravamo lì per l'albergo. L'albergo neanche lo vedevamo.
Eravamo seduti a pranzo. Il pranzo faceva schifo, ma proprio schifo. Spiccavano tra le portate delle carote di un allegro color giallo e d'un sapore altrettanto incredibilmente giallo. Ma non eravamo lì neanche per le carote; anche se le carote era impossibile non vederle, saltavano agli occhi.
Producevamo la tipica gazzarra che fanno gli uccelli in stormi, le scimmie in branchi e le scolaresche. Parlavamo forte e scherzavamo più forte ed eravamo sicuramente fastidiosi e molesti. Ma senza intenzione.
Alla fine ci propinarono anche un dolce. Una torta alla panna mi pare, acida mi pare. Ero al tavolo con i miei migliori amici. Contenti come gazze. Mi cade in terra la forchetta da dolce. Mi piego per raccoglierla ma mi precede una cameriera secca secca e scura, con in viso un'espressione di così profondo disprezzo, di tanta scoperta rabbia e odio sconfinato che non ne ho più vista una neanche lontanamente comparabile. La megera mi guarda brandendo la posata e gelida e secca come ghiaccio sintetico sibila tra i denti: “Te la tólgo”.
Ho riso. Ho riso irrefrenabilmente, convulsamente, con i crampi allo stomaco e dolori lancinanti e acuti per tutto il corpo. Ho riso accasciandomi sulla sedia e aggrappandomi al tavolo con le mani che non facevano presa e per un tempo eterno.
E quella è stata la risata più incredibile di tutta la mia vita. Perchè io allora non lo sapevo e ridevo soltanto, ma sarà una risata vi seppellirà.

4 commenti:

arcade fire ha detto...

io invece ti tolgo il saluto. spiegherò.ora sto al lavoro

romanaccia ha detto...

ecco e che ho fatto? ora mi tocca stare in ansia chissà per quanto.

arcade fire ha detto...

io invece ti tolgo il saluto pirchì non è chi ogni vota t'aiumu a priari e non è chi ogni vota ndaimu a privari...satanasso dalla penna ubriaca come Grignolino e effervescente naturale come sgorga da roccia (di Vizzari).

u'longu ha detto...

Ti giuro che non si tratta d'incenso, mi piace semplicemente come scrivi, riesci ad ammansirmi