Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 13 marzo 2009

Papalia l'impiegato comunale

Scilla 29 gennaio, mi affretto tachicardico e ansimante verso il municipio cinque minuti prima della chiusura delle ore tredici. Lungo il corridoio nessuno a cui chiedere, faccio da me scrutando le porte e le targhette e giusto in fondo sulla sinistra il cartello ANAGRAFE affisso su una porta di legno scuro mi viene in aiuto. Entro. La sala moderatamente grande è soffocata dalla penombra, l'unico finestrone da cui prende luce non basta a rischiararla, una lampada collocata non capisco dove emana un fascio diagonale giallo che illumina parte della stanza, parte di una scrivania e parte di un uomo seduto, intento a scrivere. Non si accorge della mia presenza, guardo meglio e lo vedo con i gomiti appoggiati al tavolo, agli avambracci le coprimaniche con l'elastico a preservare la camicia bianca, un pince-nez sulla sella del naso piccolo e adunco e un lapis incastrato fra l'orecchio e la tempia. Sul cranio rotondo pochi capelli bianchi nelle zone scampate all'alopecia, sul viso gonfie gote di florido rossore nel contesto di un incarnato rosa carico. Tossisco. Dalla sedia la voce nasale di grana grossa chiede quasi intimando: -Desiderate?- Mi scuso per essere arrivato all'orario di chiusura e dico che devo richiedere il rilascio dell'estratto dell'atto di nascita. -Come vi chiamate?- Scandisco nome e cognome pronunciando nette le parole per evitare incomprensioni. -Voi non risultate essere nato in questo comune.- No? penso e faccio presente che sono nato a Favazzina di Scilla senza alcun dubbio e se consultasse un computer, un archivio, un registro qualsiasi...-Non ho bisogno di consultare registri io, basta la mia memoria.- Ridacchio di scherno e chiedo provocatoriamente se sa dirmi di Rocco B. o anche di Domenico V. entrambi nati a Favazzina rispettivamente nel secondo e terzo vicolo Aspromonte. -Rocco B. è nato il 19 settembre 1946 e Domenico V. il 9 novembre 1951. Ci sono altri Rocco B. e Domenico V., vi interessano?- Sento rivoli di sudore freddo a discesa libera giù per la schiena, non posso credere a quello che sta succedendo, aggrappato all'ultimo straccio di ragione imploro che cerchi da qualche parte: anch'io sono nato in quel secondo vico Aspromonte in quella stessa casa alle ore 12 e 10 del 30 gennaio 1958. Si alza dalla sedia, viene verso di me -non mi ero accorto di quanto fosse piccolo di statura- e oltre il vetro dal basso mi guarda fisso con occhi glauchi e liquidi, offesi. -Mi prendete in giro? Sapete bene che voi non potete essere nato. Andate, l'ufficio è chiuso.- Abbassa la piccola saracinesca oscurante il vetro, non lo vedo più. Sciolgo il groppo d'angoscia che mi serra la gola respirando l'aria fresca che viene dal mare verso piazza san Rocco, razionalmente mi dico che l'impiegato non aveva avuto voglia di cercare, stava per chiudere l'ufficio, sarei tornato l'indomani e per tempo, forse avrei trovato altri impiegati.
Scilla 30 gennaio, passi lenti di titubanza e nevrotici d'ansia lungo il corridoio del municipio. In fondo a destra il cartello ANAGRAFE e una porta bianca semiaperta, devo essermi confuso già che mi sembrava stesse nell'altro lato. Entro. La sala brilla di luci al neon, led rossi e blu e display di computer, un grande armadio-schedario occupa un'intera parete, tre impiegati affaccendati e gentili accolgono il pubblico. Sorpreso e turbato riferisco a uno degli addetti la mia esperienza del giorno prima, vengo rassicurato: -Sono ormai vari anni che l'ufficio è così come lo vedete. Noi impiegati siamo gli stessi da tempo e non conosco il signore che mi avete descritto. Siete sicuro di sentirvi bene?- Non proprio e quando l'impiegato apre la porta di legno scuro sul lato di sinistra, spero di scorgere quegli occhi tra le ragnatele sospese come garze svolazzanti invece nulla e sul pavimento è un pieno di polvere, calcinacci e escrementi di topi. -Vedete? Sono anni che aspettiamo la ristrutturazione di questa e altre sale ma non ci sono soldi. E' una vergogna.- Devo uscire, mi ritorna l'angoscia di ieri e mi appoggio alla parete cercando un sostegno, guardo verso il muro davanti a me e la vedo, di marmo bianco quello buono per incidere lapidariamente
A
ROCCO ANTONIO PAPALIA
n. 10 aprile 1895 - m. 30 gennaio 1958
ne l'incessante quarantennale uffizio
servitor di casa Savoia e de la Repubblica d'Italia
in memoriam
Scilla a.d. MCMLXIII

Non c'era la foto, è vero, ma non avevo voglia di cercare conferma al cimitero di quegli occhi celesti gonfi d'acqua e di contegno.

6 commenti:

chinnurastazioni ha detto...

Ho avuto l'impressione di essere lì,seduto sul bancale di legno,mentre aspettavo il mio turno...del tutto reale.

u'longu ha detto...

Come al solito bellissimo post, Mario, mi hai aggiustato la giornata.
Atmosfera incantata dentro la burocrazia dell'Ufficio Anagrafe di Scilla o di qualsiasi altro posto del mondo.
Ripeto, sei un genio

romanaccia ha detto...

Allora dicevamo, la stroncatura. Intanto quando hai visto i coprimaniche con l'elastico e il pince-nez un dubbio ti poteva pure venire. E gli impiegati affaccendati e gentili. All'anagrafe. Di Reykjavik, forse. No lì magari gentili ma affaccendati non credo. Poi poi che posso stroncare? Poi non si può stroncare niente, diciamocelo. E' immaginifico e ben scritto e complimenti a Jorge Francisco Isidoro Luis B. Ah sì la lapide è storta.

Galanti ha detto...

Degno del miglior Buzzati!
Complimenti Arcade.

arcade fire ha detto...

Nino visto che siamo coetanei(1958), ti sarebbe capitata la stessa sorte.
Grazie Mimmo sei sempre troppo generoso; in realtà, Roman, ripaghiamo con misera moneta le suggestioni che la lettura dei grandi ci ispira. Per il titolo ho pensato al racconto cinque stelle e più Bartleby lo scrivano di Melville, poi finzioni alla Borges(tre stelle e mezza) e qualcosa di Kafka (cinque stelle) per il risultato complessivo il dio della letteratura mi perdoni.
Galanti, il deserto dei tartari di Buzzati è uno dei miei libri preferiti e ti dirò che pure il film mi piacque.

Preciserei che la data sulla lapide può ingenerare confusione ma è corretta, in realtà è proprio 1963 (non 1958). Non gli avrebbero dedicato una lapide l'anno stesso della morte neanche fosse stato il Papa.

mariuzza ha detto...

Arcade sei super! Io voglio comprare un libro in libreria il cui autore e' Mario Bueti.