Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

sabato 31 gennaio 2009

Favazzina 3


Mister, intanto volevo dirti che il tuo post per la ricerca della genesi del nome di Favazzina a me è piaciuto e mi sono divertito a cercare documenti che potessero fare luce sul nostro paese. Pertanto meriti un bravo sincero.
Riguardo allo svelamento del "mistero" non posso essere d'accordo con te. Galanti, come vedi dall'estratto che ho inserito, ha perfettamente ragione nel dire che già nella seconda metà del 1700 Favazzina aveva il nome attuale. Si aggiunga che il latino parlato dal popolo era già scomparso da un millennio circa, nel 1800 nessuno del popolo lo parlava più; pensa ho trovato che il primo poeta calabrese pare sia stato uno della famiglia Ruffo ed era annoverato nella scuola siciliana di poesia quindi intorno al 1200 quindi in lingua volgare cioè italiano. Inoltre confermo che la contrada Favazzina deriva da fabacina=coltivazione di fave proprio come asserisce Galanti: si trova su un sito di Lingua e tradizioni della Calabria italica.
In conclusione io mi sono fatto questa idea che è soltanto un'ipotesi senza nessuna pretesa di verità mancando documenti probanti: se i primi riferimenti risalgono al settecento è probabile che al più Favazzina sia nata un centinaio d'anni prima come piccolissimo nucleo e il nome le viene dalla radice latina FABAGINA da cui tramite modifiche successive FABACINA fino al definitivo FAVAZZINA. Insomma siamo nati in un campo di fave. Embè? Siamo un grande paese lo stesso.


Ben trovati popolo di Favazzina.Un ciao affettuoso a tutti voi.Per iniziare lancio una foto d'epoca (1981).nino

Favazzina 2

...ok dai sveliamo la storia del nome "FAVAZZINA" .
Naturalmente cintrunu i favi ma facciamo i precisini e i pignoli,cuntumula tutta!!!! ;)

...i miei nonni raccontavano, non ricordo con esattezza 70/80 anni fa...
"favazzina" era un paesino tranquillo e molto "industrializato" ,fabriche di carta,coltivazione di agrumeti e soprattutto di LIMONI,fabbrica di cera,la filanda infatti si coltivava il baco da seta.. insomma si viveva.... BENE.
Cmq torniamo alla storia del nome...

in quegli anni si dice ci fosse "uno STRANIERO" (tedesco/o inglese,non ricordo bene.) che abbordo della sua nave girovagava di costa in costa.... passato davanti la nostra costa fu colpito dal quel paesino sul mare con la bellezza delle montagne a strapiombo sul mare alle spalle...
Fermatosi sulle nostre spiaggie visito il territorio... e rimase molto colpito... gli piaceva!!!!
La cosa che lo colpi di piu sono state la "grossa" produzione di fave... e ne acquisto grande quantità per il suo equipaggio.
Lo straniero dopo un brevissimo tempo decise di tornare in quella "terra senza nome" e allargo la coltivazione di fave e diede origine alla prima CARTIERA a favazzina alle spalle della centrale idroelettrica.
A quel tempo la lingua piu parlata era appunto il latino, ed ecco che qui inizia la tesi ben esposta nel suo commento di zio arcade ..... Infatti lo straniero prese propio spunto dalle fave.. FABAGINUS-FABAGINA= FAVAZZINA.
Da quel giorno quel paesino immerso tra le montagne a strapionbo sul mare alle spalle e dalle splendide spiaggie davanti prese il nome di FAVAZZINA.

NB: La storia è vera è stata caricata un po dal mister ma è veritiera!!!!

venerdì 30 gennaio 2009

Percorsi alternativi


Sdrammatizzare la situazione viaria che sta isolando la Calabria ed in particolare la nostra zona Tirrenica nonostante ne siamo vittime (ed al tempo stesso in parte autori) può farci alleviare i quotidiani disagi.

Grazie a tutti





Carissimi amici, ringrazio tutti di cuore e mi scuso che, per un disguido, questa invadenza sia durata ben due giorni. Per fortuna il primo giorno Filippo è venuto in soccorso e gli auguri hanno avuto un'appropriata collocazione.
Dovevo fare una torta da gustare con voi ma non ne sono capace. Ho pensato quindi di festeggiare con cioccolato della nostra terra. Equo e solidale.
Ciao

Micia nel paese dei limoni profumati


Finalmente anche quell'anno per Micia,bellissima gatta meticcia del nord,erano arrivate le tanto attese vacanze estive:giornate intere a sonnecchiare all'ombra dell'abete cresciuto rigoglioso in giardino e a dar la caccia alle lucciole,la notte.Almeno così credeva.
Vano ogni tentativo di dissuadere i suoi padroncini con moine e fusa varie: di consueto affidata alle amorevoli cure della nonna paterna, quell'estate la micia li avrebbe accompagnati nel lunghissimo viaggio fin giù nella selvaggia terra di Calabria.
Dodici ore di viaggio accucciata al fresco, sotto il sedile anteriore del padrone, poi di nuovo la terra ferma. Ma dove era finita?
"Uffa, perché ora mi hanno messo sta' corda al collo!Che strani odori qua dentro.Ma dov'è il mio giardino???? E le mie lucertole, le lucciole e l'erbetta.Vediamo un po' cosa posso trovare".
In un lampo, Micia è in cima alle scale e lentamente inizia ad annusare tutto,con agilità si infila in ogni più piccolo pertugio, esplora anche l'angolo più remoto della casa. Incurante del resto, è come ipnotizzata, non ha tregua.
Il giorno dopo,appisolata dentro un vecchio comodino, è lei la vera padrona.
"In fondo non è male qua, è sempre bello fresco, posso curiosare in tranquillità, correre su e giù per le scale e poi il pomeriggio anche i miei padroni schiacciano un pisolino. Ora che ci penso: c'è quella porta giù sempre socchiusa.Chissà dove si va.
Oddio questa curiosità, non riesco proprio a resistere. Com'è che dicono? Ah sì! CURIOSITY KILLED THE CAT! Cosa vorrà mai dire??"
Ecco fatto, una leggera spinta con la zampetta e...voilà!
Come sospinta da una forza misteriosa, Micia inizia a percorrere il vicoletto e, giunta al bivio, svolta a destra. DIREZIONE: vinedda ra' sciumara.
"Si,si,da qui è giusto.Ma questo profumo che sarà? Buonissimo, mai sentito prima.
Da dove viene? Forse da quegli alberi che sporgono oltre il muro.Voglio proprio vederli".
Un balzo e lei,funambolica,è sul muretto: davanti ai suoi occhi distese di meravigliosi alberi di limoni gialli e colori, profumi, UN PARADISO.
In quel mentre una mano forte e decisa la afferra per la collottola e la tira giù."ACCIDENTI! Il mio padrone mi ha trovata".
Micia è spaventata, si divincola e d'istinto si dirige proprio verso casa.In un baleno è in cima alle scale.
Tutti tirano un sospiro di sollievo e bisbigliano "Menu mali chi non pirdimmu a iatta se no a sta' ura cu a sintiva Irma..."



Alla mia bellissima micia che per un soffio non ho perso nei giardini di Favazzina
e a mio padre che è riuscito a riportarmela a casa.
p.s.l'anno dopo Micia è rimasta a casa assieme alla nonna romagnola!

Argo

Era da un po’ di giorni che negli orti si vedevano tracce di una faina e vi era pure qualche contadino che aveva lamentato la scomparsa di una o più galline. Tutti i contadini ne discutevano tra di loro per cercare di trovare delle contromisure e sebbene mio padre non avesse avuto ancora galline uccise o scomparse, pensò fosse opportuno procurarsi un cane per fare la guardia e tenere lontana la faina.
Ne parlò con cumpari Cicciu ru Casottu, suo vecchio amico, e questi gli disse di non preoccuparsi, ci avrebbe pensato lui a procurarglielo. Un paio di giorni dopo, una sera, cumpari Cicciu si presentò a casa mia con un cucciolo. Era bellissimo e aveva il pelo riccio, foltissimo e più che un cane sembrava un batuffolo di cotone, un peluche buono per giocarci.
Mio padre, facendo sfoggio di cultura, lo volle chiamare Argo, come il cane di Ulisse e dopo diversi giorni passati in casa con noi, per la gioia mia e soprattutto di mio fratello, lo portò all’orto.
Man mano che cresceva, Argo, più che la guardia aveva in mente solo di giocare e tutte le volte che vedeva me o mio fratello, faceva salti di gioia. Era un giocherellone e piuttosto che niente si divertiva come un matto a rincorrere le galline. Mio padre ogni volta che lo guardava muoveva la testa sconsolato e quando incontrava cumpari Cicciu gli diceva sempre «Chi cazzu i cani chi mi rasti? Chistu non è nu cani i vardia!»
Un giorno, come sempre, mentre giocava a rincorrere le galline, nella foga ne uccise una. Fu la goccia che fece traboccare il vaso e mio padre esasperato lo diede a Ciccio F.., un contadino che abitava nel rione Villa proprio di fronte al nostro orto, per la disperazione soprattutto di mio fratello che era quello più attaccato al cane.
Ciccio F. aveva una vigna a Micuni e possedeva numerosi cani, li teneva alla catena ed era famoso per come riusciva a trasformare il cane più mite in una bestia feroce.
Eravamo negli anni sessanta e pochi allora avevano la televisione. Carmunu De G. grande amico di mio padre e pure suo compare era uno di quelli che l’aveva comprata e tutte le volte che trasmettevano qualcosa di bello invitava tutta la mia famiglia a casa sua a vedere la televisione.
Era una sera d’estate ed erano passati ormai diversi mesi da quando mio padre aveva dato il cane a Ciccio F. .
Stavamo vedendo “Il Mulino sul Po” un famoso sceneggiato dell’epoca e dato che faceva caldo cumpari Carmunu aveva lasciato la porta d’ingresso, quella che dava sul vicolo, socchiusa. Eravamo tutti intenti a guardare lo sceneggiato, quando mio fratello si sentì leccare una mano, si girò di scatto e vide Argo che scodinzolava, felice per aver ritrovato il suo vecchio padrone.
Rimanemmo sbalorditi pensando a come avesse fatto, non solo a scappare e scendere da Micuni fino in paese, ma a ritrovarci in una casa che non era la nostra.
Mio fratello si mise a supplicare mio padre dicendogli di farglielo tenere, ma lui fu irremovibile e preso il cane lo riportò a casa da Ciccio F. ,ormai glielo aveva dato e giusto o sbagliato che fosse non voleva rimangiarsi la parola e riprenderselo indietro.
Fece male? Adesso direi di si, e sono certo che se fosse ora mio padre non lo rifarebbe, ma allora erano altri tempi e noi ragazzi contavamo davvero poco nelle decisioni di famiglia, volenti o nolenti eravamo abituati ad ubbidire sempre.
Fu l’ultima volta che vidi Argo, un cane nato per essere libero, non per fare il guardiano!

Per un amico

Per un amico che ha saputo sposare e mettere d'accordo, scienza, cultura e umiltà
Per un amico che sa essere leggero e discreto e nello stesso tempo profondo e solidale
Per un amico che conosco da sempre e da sempre ho stimato
Per un amico che condivide con me l'amore per la nostra terra
Per un amico

Tanti auguri Mario






P.S. Arcade Fire, chi cazzu i nomi ti mintisti

giovedì 29 gennaio 2009

Il rapace del rione Villa

Carissimi amici,
avevo in mente , ed avevo promesso al Mister, un intervento circa la diatriba scoppiata qualche giorno addietro, ma preferisco non aggiungere altro sull'argomento dal momento che se ne sono scritte, lette e dette di tutti i colori, e, come previsto dopo la tempesta è arrivata la tanto agognata quiete: bene così!
Sollecitato dagli autori vorrei invece condividere con voi i motivi della mia assenza nelle ultime settimane. Potrei addurre motivi lavorativi, familiari, mancanza di tempo, mezzi, volontà, ispirazione, ma è bene che sappiate che non si tratta di nulla di tutto questo. Voglio invece mettervi al corrente del fatto che il vero motivo della mia latitanza è da rintracciare in un fatto increscioso e ben più grave avvenuto tempo addietro. La verità è che sono stato aggredito FISICAMENTE da uno degli autori, il quale mi ha anche minacciato di non scrivere più alcun commento sul nostro amato blog. Ebbene, il nostro caro Malumbra nell'occasione si è trasformato da semplice Canario ad un Rapace degno della peggiore tradizione della polizia Cilena di Pinochet. Adesso che ho vuotato il sacco mi sento meglio, e spero di avervi aperto gli occhi.

N.B. Naturalmente è tutta fantasia e rivolgo un affettuoso abbraccio a tutti voi ed in particolar modo al Rapac del rione Villa, con la promessa di essere più assiduo nella produzione di poststsststs vari.

PER QUANTO STA IN TE

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti
sino a farne una stucchevole estranea.

(farina di K.Kavafis)

Una rubrica settimanale

Per aumentare il coinvolgimento dei nostri amici blogger avevo pensato (così come anche arcade leggendo il suo commento al post del grecu) di dar vita ad una sorta di rubrica settimanale dal titolo "I chi si parra sta simana?"(sul titolo scherzo...se qualcuno ha in mente qualche altra soluzione è meglio forse) dove per una settimana intera chi vuole può dire la sua su un argomento prefissato. Cercando di variare la tipologia delle argomentazioni, dall'attualità al gossip alla moda alla letteratura allo sport o pilu etc etc, magari riusciamo a coinvolgere qualche amico nuovo e vecchio e in più è un modo anche per confrontarsi tutti insieme su diversi argomenti. IO direi che l'intervallo migliore sia da mercoledì a martedì in modo che possano partecipare attivamente sia coloro che si collegano infrasettimanale sia nel fine settimana, la scelta dell'argomento potrebbe essere fatta a giro cusì ognunu inizia a parrari i chiddu chi cazzu voli. IL greco potrebbe dedicare a questa rubrica uno spazio a sè così come ha fatto coi sondaggi in modo che il post iniziale non scompaia a mano a mano che vengano pubblicati altri post di altra natura. Che ne pensate?

Scilla - chiuso svincolo autostradale


SEMPRE PIU' ISOLATI!!!


Maltempo/ A3 Scilla-Villa a rischio frane: disposta la chiusura
Dal prefetto di Reggio Calabria, dal km 423 al km 434postato


Roma, 28 gen. (Apcom) - Il prefetto di Reggio Calabria ha dato disposizione al compartimento Anas ufficio speciale Salerno Reggio Calabria di procedere alla chiusura precauzionale in entrambe le direzioni, del tratto dell'autostrada A3 Salerno Reggio Calabria tra gli svincoli di Scilla e Villa San Giovanni dal km 423,000 al km 434,000. Il provvedimento di chiusura del tratto autostradale si rende necessario - spiega l'Anas in una nota - per la presenza, rilevata in zona dai tecnici della società, di un fenomeno di innesco franoso che allo stato necessita di ulteriori indagini ed eventuali interventi di messa in sicurezza.
"A seguito di specifica segnalazione da parte di Anas, in considerazione delle risultanze del sopralluogo effettuato nel corso della giornata da un pool di tecnici specialisti - prosegue l'Anas - e tenuto conto del perdurare delle avverse condizioni meteo che potrebbero innescare un rilevante movimento franoso, il prefetto di Reggio Calabria ha ritenuto prioritario salvaguardare la pubblica incolumità e la sicurezza della circolazione stradale".
Con apposita ordinanza di chiusura l'Anas ha quindi predisposto i dispositivi di traffico ed i percorsi alternativi che sono stati comunicati agli Enti e alle Istituzioni interessate.

E' PERMESSO...?

perchè io Favazzina la porto nel cuore!
...anche il blog.
un bacio a tutti, soprattutto a zio arcade, TANTI AUGURI.

Arcade AUGURI!!

Stavolta non sbagliamo.
29 gennaio è il COMPLEANNO di Mario alias Arcade Fire.
Torta fatta in casa, comprata in una pasticceria multinazionale
poco importa ! servirà per festeggiare un
favazzinoto doc dalle mille qualita'.

E' un piacere frequentarti Mario,
arricchisci ogni giorno con la tua personalità
il nostro blog. AUGURI AUGURI

perchè è un bravo ragazzo
perchè è un bravo ragazzo
perchè è un bravo ragazzooooo
nessuno lo può negar

mercoledì 28 gennaio 2009

Favazzinablog: post, commenti e polemiche

Ciao a tutti i blogger,

ho preferito creare un nuovo post per rispondere ai precedenti del Mister e del Negretto. Vorrei cercare un po' di portare a sintesi gli argomenti dei quali si è parlato anche in passato.

1. La maggior parte dei post sono scritti sempre dagli stessi autori. Molti non partecipano attivamente.

Riguardo questo problema Io e Malumbra ci siamo sempre dati da fare, ma i risultati sono sotto ai vostri occhi. In passato, come consiglia il Negretto, sono stati fatti diversi giri di e-mail per cercare di coinvolgere i vari autori silenti (almeno riuscire a fargli scrivere 2 post al mese), ma i risultati non ci sono stati. La situazione è quella che vedete: c'è uno "zoccolo duro" di 5-6 autori che continua a scrivere. Ogni tanto c'è qualcuno che si prende una pausa e qualcun'altro subentra, ma il numero, in definitiva rimane quello. Sinceramente non saprei cosa farci. Ovviamente non si può costringere nessuno. Mi piacerebbe solo che i vari autori fossero un po' più sensibili e almeno si impegnassero a scrivere almeno i famosi 2 post al mese. Già sarebbe un successo.
Per il momento preferirei non cancellare nessun'autore. Mi piace vivere l'illusione che anche chi non ha mai scritto inizi a farlo, ma verrà il momento in cui raggiungeremo il limite degli autori imposto da blogspot.

Riguardo ai nostri amici che non si fanno sentire da tempo (Luna, Giorgione, ecc) mi piacerebbe che scrivessero direttamente sul blog, se ne hanno voglia, il motivo della loro assenza. Se è causata da qualche motivo specifico e se c'è qualche problema.

2. Alcuni post non sono pertinenti / non sono nello spirito del blog / non mi interessano pertanto non sono motivato a scrivere.

In molti blog "seri" con i quali collaboro da tempo, c'è un argomento ben definito e basta scrivere qualcosa leggermente fuori tema per essere bollati come "off topic" ed essere bannati non al primo avviso, ma quasi sicuramente al secondo.
Favazzinablog è diverso: abbiamo un argomento che è Favazzina, ma non c'è rigidità né moderazione dei topic (a parte il regolamento). Se non siete d'accordo con questa linea di pensiero possiamo mettere ai voti e cambiarla, ma al momento è così.
Se la direzione che prende il blog non piace è facile scrivere propri post su argomenti che si ritengono più graditi ed invitare gli altri a seguire la scia. E' meglio un post che non piace piuttosto che nessun post!

Insomma più scrivo e più mi sembra di dire le stesse cose già scritte e riscritte. In conclusione vorrei rivolgermi a tutti gli autori che non scrivono da tempo citando una frase di U Longu: figghioli... "non rompete il giocattolo"!

Fido

Fido nacque a Paola ma crebbe a Favazzina. Qui visse la sua vita di cane felice e ne divenne unu cà scorcia. Tantu cà scorcia che quando la sua vera padrona, mia nonna, morì decise che così doveva fare: si acciambellò sull'uscio di casa e non tocco più cibo, bevve ancora per qualche giorno poi più, nemmeno quello. Morì. Mio nonno lo prese in braccio e lo portò alla vigna, lo seppellì dentro un'armacia e murò una lapide su cui incise la frase: Qui giace Fido cane di Paola.

Ciao Mino, uno di noi

E' morto un grande calabrese, Mino Reitano 64 anni, si è spento la sera del 27 gennaio 2009 nella sua abitazione di Agrate Brianza, assistito dalla moglie Patrizia (sposati da 32 anni) e dalla figlia Giuseppina Elena Reitano era malato da due anni, ed era stato sottoposto a un intervento chirurgico un anno e mezzo fa e, successivamente, nello scorso novembre. I funerali del cantante, che lascia anche un'altra figlia, Grazia Benedetta, si svolgeranno giovedì 29 gennaio alle ore 15 nella chiesa di Agrate Brianza.Nato poverissimo a Fiumara, paesino di mille abitanti nei pressi di Reggio Calabria, presto orfano di madre, studia per otto anni al conservatorio di Reggio Calabria suonando il pianoforte, il violino e la tromba. Interprete della canzone nazional popolare, era partito dalla Calabria ed era andato in Germania per cantare le nostre canzoni. Reitano iniziò la sua carriera da giovanissimo, ricevendo riconoscimenti e realizzando concerti in tutto il mondo.
La storia di Mino Reitano è una tipica storia degli anni '60: quella di un ragazzo povero di Calabria che comincia a cantare in Germania con i fratelli, suonava rock'n roll, così ad Amburgo si trovò a dividere il palco e duettando con i Quarrymen, che, tornati a Liverpool, diventeranno i Beatles. Diventa ricco e famoso negli anni del boom e dei milioni di 45 giri, e resta sempre un bravo ragazzo calabrese.
Protagonista della canzone italiana degli anni '60: prima Castrocaro, poi nel '67 San Remo con un brano di Mogol e Battisti, "Non prego per me". Nel 1968 arriva al primo posto della hit parade con "Avevo un cuore che ti amava tanto", seguito da un altro grande successo, "Una chitarra cento illusioni". Nel 1971 vice un Disco per l'estate con "Era il tempo delle more". E' il suo periodo più felice, partecipa a tutti i festival più importanti, vende tantissimi dischi, è un protagonista fisso di Canzonissima, partecipando per otto anni, guadagnandosi sempre la finale e classificandosi tra i primi posti.Aveva anche l'animo di compositore: ha scitto pure canzoni per Mina e Ornella Vanoni, come la canzone, "Una ragione di più", uno dei brani più belli del repertorio di Ornella Vanoni, che considerava il suo piccolo capolavoro.Nel 1977 ha scritto un romanzo intitolato "Oh Salvatore!", riscuotendo un discreto successo anche di critica.
Nella seconda fase della carriera, dopo un periodo di meditazione, negli anni '80, Mino Reitano entra nella sua fase televisiva, anche come compositore di sigle musicali televisive. Nel 1988 torna al Festival di Sanremo con la canzone 'Italia' e, sempre a Sanremo nel '90, presenta 'Vorrei'; seguono partecipazioni ad altri spettacoli televisivi e, nel '91, ancora a Sanremo con 'Ma ti sei chiesto mai'. Dal '93 in poi di nuovo tourne' per gli italiani all'estero, negli USA, Canada, Australia e in altri paesi del mondo a cantare negli stadi pieni di italiani, seguono altri ingaggi per programmi tv.
E' stato attore in ben sei film. Come attore la sua partecipazione più significativa è un cameo nel film Sono pazzo di Iris Blond (1996) di Carlo Verdone, nel quale interpreta sé stesso con discreta autoironia.Le sue canzoni più famose: "Italia", "Sogno" , "Gente di Fiumara" e "L'uomo e la valigia"
Fervente cattolico, durante la malattia che lo colpi nel 2007, si strinse ulteriormente alla fede, incontrando sia Giovanni Paolo Secondo che Papa Ratzinger.Conflittuale il rapporto con la critica musicale, oggetto di ironie per le sue origini calabresi e la famiglia numerosa, Reitano ha però conquistato soprattutto l'emigrazione italiana all'estero, dove s'è esibito in concerti trionfali. Tra le frasi celebri che gli si attribuiscono: "Io sono nella vita esattamente come appaio in tv: un ignorante che si è fatto da solo".
L'ultimo premio il 6 gennaio 2009: "I Giganti della Calabria", omaggio da una terra che ha sempre amato. "Per vent'anni ho rifiutato di fare concerti in Calabria perché non volevo che la gente della mia terra pagasse per vedermi cantare" - raccontava il cantante di Fiumara.
La sua è la biografia perfetta per l'uomo legato alla famiglia e alla sua terra di origine, la Calabria, che con i primi veri soldi si è comprato una sorta di ranch in Brianza, una "piccola Fiumara", dove ha vissuto con le famiglie dei fratelli fino alla fine.
Alcune frasi, durante la malattia: Che bella la mia Calabria, la porto nel cuore…”.“Offro ogni sofferenza a Gesù e alla Madonna e ringrazio Dio per il dono della mia Famiglia”.Ciao Mino.



PS. STASERA A FIUMARA, SUO PAESE NATALE, CI SARANNO GLI INVIATI DI PORTA A PORTA

martedì 27 gennaio 2009

sintimundi sta canzuni

Favazzina

..Una domanda per tutti gli amici del blog....

Avete mai pensato il perchè del nome "FAVAZZINA" ?
...o meglio! pirchi a chiamaru favazzina e no... i natra manera????

CALABRESE

Ciao a tutti Amici,
ho appena ricevuto quanto pubblico da un'amica milanese e non posso che coinvogerVi :


> • sei calabrese se pur nn avendo un lavoro e un
euro in tasca offri il caffè al bar ai tuoi amici!
> • ..sei calabrese quando ti lamenti sempre della tua città e quando sei fuori la vanti come se fosse il paese delle meraviglie!!!
> • sei calabrese se quando vivi fuori, almeno 1 volta al mese ricevi il pacco che ti manda tua madre da giù con tutte le cose tipiche!
> • sei calabrese se ami la tua terra e ti fai le vacanze nei tuoi posti di mare
> • sei calabrese se, pur vivendo al Nord da dieci anni, non hai perso una virgola del tuo meraviglioso accento!!( puru ca tutti ti pijjianu po' culu!)
> • sei calabrese se trovi un portafoglio per terra e ti futti tutti li sordi.. (e puru u borsellinu si è bonu)
> • sei calabrese se parcheggi la macchina in quinta fila e dopo ti
lamenti pure perché ti hanno fatto la multa
> • sei calabrese se per fare 100 metri prendi la macchina!!!!
> • sei calabrese se già quando hai un anno sai ballare la tarantella e suonare il tamburello
> • sei calabrese se hai la marmitta modificata e i neon blu nella macchina
> • sei calabrese se vai allo stadio con la macchina piena di gente vestita amaranto, con la sciarpa
dietro Forza Reggina, e canti CHI NON SALTA MESSINESE E'!!
> • sei calabrese se abiti in un paesino di 4000 abitanti e conosci tutti
> • sei calabrese se ad ogni rumore che senti ti affacci a vedere chè è successo
> • sei calabrese se parli con tutti e gridi anche se la persona a cui parli ti sta a 10 cm di distanza
> • sei calabrese se vai al militare perché non sai che fare del tuo futuro
> • sei calabrese se dopo 3 ore che conosci una persona la inviti a Reggio per le vacanze estive
> • sei calabrese se parcheggi la macchina ai parcheggi abusivi e per te è tutto normale
> • sei calabrese se al parcheggiatore abusivo dai 50 cent quantu mi to cacci davanti
> • sei calabrese se trovi normale vedere 3 ragazzi che vanno in giro tutti su uno scooter
> • sei calabrese se almeno una volta nella vita sei stato raccomandato!!!
> • sei calabrese se quando vai in macchina alzi la musica a palla
> • sei calabrese se commenti quello di prima con la frase:KI ZARRU!!
> • sei calabrese se quando incontri fuori dalla calabria un tuo
concittadino che nn avevi mai cagato in città,ci parli come se usciste insieme da una vita!
> • sei calabrese quando dici di non essere permaloso e ti incazzi ad ogni appunto che ti fanno!
> • sei calabrese quando vivi al nord e almeno una volta al giorno ti viene nostalgia della tua terra e della sua gente!
> • sei calabrese se ridi anche nelle situazioni drammatiche e fai divertire la gente
> • sei calabrese se vai al Nord per lavorare per la tua famiglia
> • sei calabrese se ti fai in quattro per fare un favore ad un amico
> • sei calabrese se lavori a nero pure tutta la vita
> • sei calabrese se passi l'estate tra disco e sagre di paese
> • sei calabrese se il sabato sera vai a ballare solo se hai gli omaggi
> • sei calabrese se hai sempre un sorriso e un consiglio per gli amici
> • sei calabrese se ti chiamano "terrone" al Nord e non ti offendi, anzi…
> • sei calabrese se hai un soprannome che ti danno gli amici del paese
> • sei calabrese se in estate la prima volta che ti abbronzi, ti ustioni e spelli
> • Ma sei calabrese soprattutto quando non ti vergogni della tua terra e ricordi sempre il luogo dove sei nato. Quando la esalti per il mare e la buona cucina, il sole caldo anche d'inverno, per l'ospitalità della gente e per tutte le bellezze che la rendono una terra splendida!!!

ORGOGLIOSI DI ESSERE CALABRESI..e sei anche calabrese se dopo aver letto questa e-mail non vedi l'ora di mandarla a tutti gli amici e magari a farne una copia da appendere in camera

lunedì 26 gennaio 2009

27 Gennaio IL GIORNO DELLA MEMORIA


Consiglio a tutti questo film.
IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE

Berlino, anni Quaranta. Bruno è un bambino di otto anni con larghi occhi chiari e una passione sconfinata per l'avventura, che divora nei suoi romanzi e condivide coi compagni di scuola. Il padre di Bruno, ufficiale nazista, viene promosso e trasferito con la famiglia in campagna. La nuova residenza è ubicata a poca distanza da un campo di concentramento in cui si pratica l'eliminazione sistematica degli ebrei. Bruno, costretto ad una noiosa e solitaria cattività dentro il giardino della villa, trova una via di fuga per esplorare il territorio. Oltre il bosco e al di là di una barriera di filo spinato elettrificato incontra Shmuel, un bambino ebreo affamato di cibo e di affetto. Sfidando l'autorità materna e l'odio insensato indotto dal padre e dal suo tutore, Bruno intenderà (soltanto) il suo cuore e supererà le recinzioni razziali.
La drammaticità della Shoah, di un inferno voluto dagli uomini per gli uomini, è inarrivabile e di fatto non rappresentabile ma questo non ha impedito al cinema di provare e riprovare a misurarsi con quella tragedia.

Il bambino col pigiama a righe svolge la memoria, rivisitandola con soluzioni e libertà che rendono la storia intollerabile e lancinante.

Tratto dal romanzo omonimo dell'irlandese John Boyne, Il bambino con il pigiama a righe è un film evocativo di un'epoca nera e tragica, rivista attraverso la psicologia di un'amicizia infantile e di una (pre)matura scelta di campo, complicate da una realtà storica di discriminazioni e di selezioni razziali. Immagini che richiamano per tutti la necessità di frequentare (sempre) la Memoria e di non considerare mai risarcito il debito con il nostro passato.

Scuola pubblica

Amici,
posto il video che il comitato per una scuola di qualità
della zona 3 di Milano (di cui io faccio parte) ha realizzato
per rispondere alla ministra Gelmini che su
youtube ha chiesto pareri e commenti circa
la riforma della legge.

Stanno cercando di distruggere la scuola pubblica!
Vediamo chi vince!

Il video secondo me è molto carino
dura 3 minuti circa

Il gabbiano con l'emicrania

Cicciuzzu era disperato, la sua compagna l'aveva cacciato via dal nido perchè soffriva di mal di testa e non poteva più pescare.
Provate voi a tuffarvi, a picco, da cento metri per un misero pesciolino e magari non beccarlo nemmeno, e lui dopo tanti tuffi, era arrivato allo stremo.
Apparteneva ad uno stormo di gabbiani imperiali dal becco giallo ed era nato e cresciuto nelle scogliere di Sutta a Frunti.
Un favazzinoto puro sasngue, da generazioni.
Lei, Carmelina, la gabbiana ingrata, era stata impietosa:
:- Vatindi bonu a nenti, non si capaci mancu mi pigghi du pisci pi sti criaturi, tu non si nu gabbianu, si na carcarazza (cornacchia) -
Quattro pulcini di gabbiano, i suoi figli, con il becco perennemente spalancato, reclamavano il cibo.
Il forte dolore di testa e l'umiliazione subita da Carmelina, dopo tante covate cresciute insieme, lo portarono ad una decisione folle, tuffarsi dallo strapiombo senza aprire le ali, direttamente sugli scogli, porre fine al dolore e alla vergogna.
Stava per fare il tragico salto quando vide l'umano arrivare, alto, lento, sudato, con uno strano bastone lungo in una mano ed un secchio dall'altra.
L'umano prese posto su uno scoglio, riempì il secchio di mare e si mise a pescare, mettendo i pesci dentro il secchio, alle sue spalle.
Un barlume di speranza riempì il cuore di Cicciuzzu
Senza battere le ali, planando, atterrò sullo scoglio, silenziosamente prese un cefalotto dal secchio e lo portò al nido.
Carmelina mai contenta :- Chi aiu a fari cu nu pisci sulu ? Va pigghindi autri, malufaticanti -
E' così Cicciuzzu rubava i pesci all'umano, che pensava solo a pescare e fumare, non guardava mai dentro il secchio.
Poi l'inevitabile. L'umano si girò di scatto per prendere un pò di esca e lo vide mentre tentava di rubare l'ennesimo pesce.
Cicciuzzu pensò :- Ora chistu mi 'mazza -
Invece l'umano si mise a ridere forte e chiese :- Chi fai, mi futti i pisci ? -
Lo capiva, parlava come lui
Cicciuzzu rispose :- Non pozzu cchiù piscari e mi faci fami, aiu quattru figghi e na mugghieri rumpipalli -
:- Vabbò, ti rugnu ieu i pisci, comu ti chiami ?
;- Cicciuzzu e tu ?
:- Mimmu, Mimmu u longu -
I due diventarono molto amici, si vedevano ogni giorno, parlavano delle loro storie, dei loro problemi, dei loro sogni.
Cicciuzzu guarì dall'emicrania, ormai i pesci se li pescava da solo, ma andava sempre a trovare il suo amico e farsi quattro chiacchiere.
Poi un giorno l'umano disse :- Cicciuzzu, m'indi vaiu, non 'ndi virimu cchiù, appena tornu, vegnu e ti trovu -
Allora Cicciuzzu pianse, piansero insieme

i pensieri del negretto

Certo che è bruttino tornare a scrivere dopo un pò di assenteismo parlando di polemiche, tensioni, ammosciamenti vari,prime donne, accuse etc etc però lo faccio perchè sarò spontaneo. Intanto vorrei far notare che a volte (come più volte ribadito nel blog) si cerca la provocazione per scuotere gli animi e questo ha fatto il mister: il concetto è che purtroppo il mister (cu tuttu u rispettu) non dispone di alcune doti dialettiche(che altri posseggono invece) per far risultare la sua critica come un qualcosa di costruttivo e allora viene attaccato un pò da tutti (ma penso che a lui piaccia anche) perdendo un pò l'obiettivo della sua critica "costruttiva" che diventa un UNO CONTRO TUTTI! Non sono l'avvocato del mister ma siccome lo conosco meglio di tanti altri mi vesto del ruolo di suo TRADUTTORE!E devo dire che a volte noto più saccenza e presunzione in alcune risposte che gli vengono date più che fra le righe delle sue critiche.Fatta questa premessa penso che le chiacchiere e le parole non portano a niente. l'evidenza dice che parecchi autori non stanno scrivendo più. Il mister voleva dire PERCHE'?COMU MAI?Cosa che molti si sono chiesti nell'ultimo periodo. Io non penso di poter dire perchè Luna Piena, giorgione, pinna i piscicani, hannalee, ferroviere e altri non stanno partecipando attivamente al blog sarebbe presuntuoso però penso che chi è iscritto come autore al blog non possa per mesi non farsi sentire per niente: i problemi lu pc, u pocu tempu a disposizione, a famigghia etc etc sunnu cazzati anche perchè allora si dovrebbe pensare che chi scrive spesso non lavura non navi famigghia e non faci nu cazzu la matina a sira? il che non è vero!Posso capire per un periodo limitato di tempo ma poi è una scusa per non dire il vero motivo che magari è "mi cacai u cazzu i sto blog"per esempio. Io posso dire che personalmente non ho partecipato ultimamente perchè non avevo voglia di scrivere un cazzo e fra i post letti, alcuni li ho apprezzati(anche tanto) ma dopo la lettura non ho avuto il bisogno di commentarli, molti altri non li ho reputati interessanti e non li ho commentati. Come autore del blog io penso sia cosa dovuta dare una spiegazione di questa assenza e questo dovrebbero fare anche gli altri assenti...Per quale cazzo di motivo non state scrivendo più? Io come hobby alleno una squadretta di calcio di bambini, ad ogni inizio di stagione ogni gruppo è formato da quasi 25 bambini, un numero troppo elevato per lavorare bene ma sapendo come vanno le cose lascio che sia l evoluzione naturale(alcuni si iscrivono solo perchè c'è il cuginetto, solo perchè è iscritto il fratello, o il compagno di scuola ma di palle e pallone non gli importa niente e quindi dopo l'entusiasmo iniziale perdono la fantasia) a far scendere questo numero ad una ventina di elementi in modo che nessuno mi può dire che ho cacciato o non accettato qualcuno e io posso allenare bene. Se durante la stagione però noto che qualcuno manca da qualche allenamento e il numero degli abituali scende a 9/10 elementi allora inizio a chiedermi cosa succede ma non faccio ipotesi o non mando ambasciate con i compagnetti per dire agli assenti CERCATE DI VENIRE AGLI ALLENAMENTI, ma vado a casa IASU a cornetta lu telefonu e chiedo come mai di questa assenza(il più delle volte èl'influenza per esempio), può capitare anche che un bambino non sta venendo perchè nell'ultimo allenamento un compagno lo ha rimproverato e lui c'è rimasto male...o che ha sbagliato il rigore e si vergogna a venire etc etc ed in questo caso allora posso intervenire naturalmente, recuperando i desaparecidos. Questa parentesi calcistica era per mandare un invito agli amministratori del blog: cari amministratori siate come il mister, inviate una mail ai blogger desaparecidos (come il mister chiede via telefono dei suoi piccoli calciatori) e PRETENDETE(perchè ve lo devono e non mi dite che non è così pirchì avete creato PER LORO un qualcosa che è unico per Favazzina) da loro una risposta sul motivo per il quale si sono allontanati dalla vita attiva del blog, in modo molto schietto, sincero,senza giri di parole, privatamente e in un tono molto tranquillo e garbato per far capire che non è una domanda accusatoria ma solo una sorta di monitoraggio dell'attività dei blogger con la finalità di vedere se si può fare qualcosa per riprendere il blog o è solo una fase di evoluzione naturale della sua vita.Penso sia una cosa fattibile e sicuramente è una cosa concreta e non è il solito invito del cazzo "meno polemiche e scrivete di più"! Poi un altra cosa ho notato: una volta appena c'era un nuovo iscritto fioccavano i post dove si domandava chi fosse, se si conosceva, inviti a presentarsi insomma lo si rendeva subito partecipe, ho letto il commento di una certa occhiverdi ma nessun che gli abbia chiesto chi fosse e chi non fosse, ho visto due altri nuovi U RUSSU e PETRU ma nessuno che li chiamasse in causa, anche questo penso sia un modo per far crescere il blog, cercando di coinvolgere i nuovi arrivati non solo scrivendo cinque post al giorno commentati dalle stesse persone.
Io non ho mai partecipato ad altri blog però penso che ci sia una sorta di TEORIA DI TRAINO (non ca lenza e l'isca però): ovvero di tanto in tanto ci sono post trainanti nel senso che fungono da rampa di lancio per altri post di altri autori, danno lo spunto per altri post insomma, magari nell'ultimo periodo sono mancati dei post traino, ma questa non è una colpa di chi posta, capita. Ad esempio PINNA I PISCICANI era da tanto che non interveniva ma quando ficonsgi mi sembra ha scritto un post su r. di genova ha fatto un bel commento, cioè è stato trainato a buttarsi dentro il blog, se ci fossero stati altri post simili magari pinna i p. avrebbe partecipato con maggiore continuità. Il traino migliore sarebbe quello di avere una grande etereogenità di post che trainino un pò tutti(e ci sono stati i periodi così), cosa francamente difficile oggi se a parte arcade, u longu, spusiddha e georgie non scrive più nessuno me compreso. Io prometto che ritornerò presto con i miei sondaggi(tinitivi pronti) sperando che anche altri si sveglino dall'apatia e ricomincino a postare sempre più spesso. Vi ho annoiato cu stu post ma me ne fotto!vi auguro una buona serata o giornata...un saluto a tutti coloro che postano e commentano(all'autri i saluti i tegnu cungelati)..bye

domenica 25 gennaio 2009

Affittare o comprare?


Una donna di New York - USA - ha scritto a un sito di finanza americano chiedendo consigli su come trovare un marito ricco: già ciò di per sé é divertente, ma il meglio della storia é quello che un tizio le ha risposto.

LEI : Sono una ragazza bella (anzi, bellissima) di 28 anni. Sono intelligente e ho molta classe.

Vorrei sposarmi con qualcuno che guadagni minimo mezzo milione di dollari all'anno.

C'è in questo sito un uomo che guadagni ciò? Oppure mogli di uomini milionari che possono darmi suggerimenti in merito?

Ho già avuto relazioni con uomini che guadagnavano 200 o 250 mila $, ma ciò non mi permette di vivere in Central Park West.

Conosco una signora che fa yoga con me, che ha sposato un ricco banchiere e vive a Tribeca, non é bella quanto me, e nemmeno tanto intelligente.

Quindi mi chiedo, cos'ha fatto per meritare ciò e perché io non ci riesco? Come posso raggiungere il suo livello?

LUI : Ho letto la sua mail con molto interesse, ho pensato profondamente al suo caso e ho fatto una diagnosi della sua situazione.

Premetto che non sto rubando il suo tempo, dato che guadagno 500 mila $ all'anno.

Detto ciò, considero i fatti nel seguente modo:

Quello che Lei offre, visto dalla prospettiva di un uomo come quello che Lei cerca, é semplicemente un pessimo affare.

E ciò per i seguenti motivi:

Lasciando perdere i blablabla, quello che Lei suggerisce é una negoziazione molto semplice. Lei offre la sua bellezza fisica e io ci metto i miei soldi.

Proposta molto chiara, questa.

Ma c'è un piccolo problema. Di sicuro, la Sua bellezza diminuirà poco a poco e un giorno svanirà, mentre é molto probabile che il mio conto bancario aumenterà continuamente. Dunque, in termini economici, Lei é un attivo che soffre di deprezzamento mentre io sono un attivo che rende dividendi.

Lei non solo soffre un deprezzamento, ma questo é progressivo, e aumenta ogni anno! Spiego meglio: oggi Lei ha 28 anni, é bella e continuerà così x i prossimi 5/10 anni, ma sempre un po' meno, e all'improvviso, quando Lei osserverà una foto di oggi, si accorgerà che é diventata una pera raggrinzita.

Questo significa, in termini di mercato, che oggi lei é ben quotata, nell'epoca ideale x essere venduta, non x essere comprata.

Usando il linguaggio di Wall Street, chi la possiede oggi deve metterla in "trading position" (posizione di commercio), e non in "buy and hold" (compra e tieni stretto), che, da quanto sembra, é quello per cui Lei si offre.

Quindi, sempre in termini commerciali, il matrimonio ("buy and hold") con Lei non é un buon affare a medio/lungo termine.

In compenso, affittarla per un periodo, può essere, anche socialmente, un affare ragionevole e potremmo pensarci su.

Potremmo avere una relazione per un certo periodo.

Huuummm.... Pensando meglio, e per assicurarmi quanto intelligente, di classe e bellissima lei é, io, possibile futuro "affittuario" di tale "macchina", richiedo ciò che é di prassi: fare un test drive.

La prego di stabilire data e ora.

Cordialmente

Suo Investitore

sabato 24 gennaio 2009

GLI UOMINI (quelli stupidi)

Un uomo aveva tre ragazze ma non sapeva quale sposare.

Allora, decise di fare un test, per vedere quale fosse la più
adatta a diventare sua moglie.

Prelevò 15.000 euro dalla sua banca,
ne diede 5000 à ciascuna dicendole:


- Spendili come vuoi.


La prima andò a fare shopping, acquistò vestiti, gioielli, andò dal
parrucchiere,
dall'estetista etc.

Di ritorno dall'uomo, gli disse:

- Ho speso tutti i tuoi soldi per essere più bella per te,
per
piacerti: Tutto ciò, perché ti amo.



Anche la seconda andò a
fare shopping, acquistando vestiti per lei, un
lettore CD,
una
televisione schermo piatto, due paia si scarpe da
jogging,
delle mazze
da golf e dei film porno.

Di ritorno dall'uomo, gli disse:

Ho
speso tutti i tuoi soldi per renderti felice, per piacerti.
Tutto ciò,
perché ti amo.

La terza prese i soldi e li investì in
borsa. In tre giorni raddoppiò
il proprio investimento, rese i 5000
euro all'uomo e gli disse:

- Ho investito i tuoi soldi ed ho
guadagnato i miei. Ora posso fare
ciò che voglio col mio danaro. Tutto
ciò, perché ti amo.
Allora l'uomo si mise a riflettere,
riflettere
riflettere
riflettere.. (gli uomini riflettono
veramente tanto.)
E sposò quella che aveva
le tette più grosse.
Perché un uomo riflette molto...
ma
finisce sempre per fare le stesse cazzate !

La scoperta dell'acqua calda.....

...e vi meravigliate pure?????!!!
é..... non ricordo da quanti mesi fa era stato lanciato un allarme... da parte di una o piu persone,riguardo
a questa tipo di situazione che si sta creando sul blog!ma puntualmente è stato/i assalito,criticato,ecc.... e a distanza di mesi siamo punto e a capo!!!!
Forse,saro banale,ripetitivo,eeeee nn so nemmeno io cosa.... MA IL BLOG ORA COME NON MAI HA BISOGNO DI COINVOLGIMENTO!!!!!!!
Le storie e i racconti vecchi non bastano! bisogna inventarsi qualcosa (riferito a tutti),un qualcosa che coinvolga tutti! .... perciò a cu spittati??? date sfogo alla vostra fantasia,che non vi manca, ma fatelo in modo costruttivo e coinvolgente.
Sono scomparsi pure gli amministratori.... huuuumma!
Premesso che mbhou ha ragione quando scrive che tanti si sono iscritti al blog solo per poter dire c'ero anche io!!! Cmq lasciamo stare ki è megghiu!!!

NB: non siate banali scrivendo... :.... perchè non incominci tu mister??? io sono in ritiro! ma come vedete leggo,scrivo ma soprattutto partecipo!

Cmq torniamo a noi...
- Come mai tante persone non scrivono piu? (luna,olivia,minni, e tanti altri)
- Come mai scrivono solo quelle 4/5 persone?
- E come mai tante persone risponderanno a questo mio post?

Tre semplice domande per fare un po di chiarezza nel blog ,almeno spero,e capire appunto cosa serve per rilanciarlo....!

venerdì 23 gennaio 2009

PENSIERI

Premetto che questo post non vuole essere né una critica né una richiesta nei confronti di nessuno, è solo una riflessione che facevo tra me e me dopo aver finito di chattare con Arcade, che mi faceva notare un certo “ammosciamento” del blog. Di sicuro si riferiva alla mancanza di post o meglio di persone che scrivessero qualche post. Ricordo che quando mi sono iscritto io, il blog stava vivendo una fase simile, la domanda di malumbra era eloquente “Ma stu blog muriu?”. Per fortuna, oltre a me si sono iscritte altre persone, che hanno contribuito, in vari modi, a far si che il blog si rianimasse e ci fossero tanti altri “favazzinoti” in giro per l’Italia e oltre che si iscrivessero e contribuissero a tale rianimazione. Personalmente credo che il numero di post dei mesi scorsi sia difficilmente replicabile nel corso della vita del blog. Ad essere sincero non mi dispiace neanche tanto, così almeno chi non si collega spesso, come me, ha la possibilità di leggere più post e non perdersi tante cose. Quando ci sono stati dei nuovi iscritti, propositivi naturalmente, il blog ha sempre avuto un’impennata di post anche perché gli ultimi arrivati avendo il piacere di raccontare qualcosa di loro, probabilmente non hanno resistito alla tentazione di scrivere a più no posso aneddoti, storie e quant’altro. Pensieri e parole che a loro modo sono servite, come dicevo prima, alla vita del blog. Adesso questi autori stanno passando una fase di assuefazione da blog (i medici mi potranno correggere sulla mia diagnosi), poi c’è chi ha perso l’ispirazione, chi non ha niente da dire (possibile che non abbiano mai fatto o visto, sentito niente in questo paese?), chi non ha tempo da dedicare al blog (purtroppo si deve anche dare conto al lavoro e alla famiglia), chi si vergogna di scrivere per paura di non essere capito dagli altri, c’è chi si lamentava dell’andazzo mieloso e romantico del blog, chi si lamentava di leggere sempre barzellette o poesie. Adesso che barzellette, poesie e miele si sono lentamente diradati, rimangono sempre gli stessi a scrivere e commentare. E’ innegabile che chi scrive sia solo una piccola percentuale rispetto ai possibili autori di post, ma questo non vuole essere una critica a chi probabilmente si è scritto solo per dire “C’ero anch’io”, è solo una constatazione. In questa fase di stallo una novità c’è stata il primo vero post del Ficonsgi, che non si sa dove (ahahah) abbia trovato l’ispirazione.
Chi scrive è chiaro che vorrebbe l’attenzione di tutti, ma spesso capita di scrivere un post che non riceva commenti, ma questo non vuol dire che nessuno lo abbia letto, magari chi lo legge in quel momento non ha un commento, adeguato secondo lui, da esporre. Adesso che il numero di post è nettamente diminuito, chi legge ha anche più tempo di pensare a qualche commento. Erano mesi che non aprivo la pagina iniziale del blog e vedevo per due giorni consecutivi lo stesso ultimo post.
Concludo questo mio post con un mio pensiero: considero il blog come un diario personale dove mi va di riportare i miei pensieri, le mie idee e i miei ricordi e condividerli con chi li legge. Un modo semplice per incontrare persone che non vedo e sento da tempo e con le quali mi piacerebbe scambiare 4 chiacchiere di persona. Come in ogni comitiva, non tutti possono o devono condividere le mie idee e i miei ricordi e i miei pensieri, come a me non piacciono idee e modi di fare di altri con i quali non mi fermerei a parlare più di tanto (spunto per il prossimo sondaggio del desaparecidos negretto), ma così è la vita.
Un saluto a tutti.

I mali spiriti

Era una sera di dicembre inoltrato, quasi natale, i quattro giovani amici erano seduti 'nte scaluni ra cresia e parlavano fitto.
Stavano progettando un'incursione in un orto vicino fornito di gigantesca mandarinara, famosa per le qualità sublime dei suoi frutti, le mandarine.
Aspettavano l'avanzare della sera, quando le strade a Favazzina diventavano deserte e si poteva colpire in tutta tranquillità, era meglio evitare incontri ravvicinati con i proprietari o con qualcuno che, non facendosi i cazzi suoi, andava a riferire.
Il nostro non era un furto, era un'assaggio, un omaggio alla bontà del prodotto consumato sul posto, sotterrando subito dopo le bucce, e poi tutti noi avevamo nostre mandarinare nei giardini dei nostri genitori, ma il divertimento era andare a fregarle agli altri, erano più gustose.
I quattro amici erano: Enzo G., suo fratello Rocco, Maciste ed io.
E' bene sapere che nelle famiglie favazzinote, per fare stare buoni i bambini e non farli uscire la sera, le mamme, le nonne, raccontavano storie terrificanti di mali spiriti che si aggiravano per il paese, specialmente al buio, quindi eravamo cresciuti un pò terrorizzati da queste storie, ma da grandi tutto era finito.
Non per Enzo e Rocco, loro avevano ancora degli strascichi, avevano paura, non tanto ma ci pensavano ancora, Maciste invece se ne fotteva assai, io più di lui.
Alle 22,00 scocca l'ora X, un balzo, tutti dentro il giardino nel buio a cercare la mandarinara che, maestosa e placida, ci aspettava.
Eravamo suoi clienti da diversi anni, si era affezionata, ci aveva visti da bambini,
io poi l'amavo perchè sembrava che mi volesse porgere i suoi frutti abbassando i rami, invece ero io che mi ero allungato, un pò troppo.
Arrivati sotto la mandarinara, appena raccolti i primi frutti, all'improvviso una tempesta, un'uragano, un vento fortissimo che piegava i rami dell'albero quasi a spezzarli, la mandarinara sembrava cosa viva, invece gli altri alberi immobili, quieti.
Un urlo strozzato di Enzo :- I mali spiriti, i mali spiriti -
Credo che il record mondiale dei duecento metri ad ostacoli con salto in alto finale, stabilito dai due fatelli, sia ancora imbattuto e che difficilmente qualcuno potrà mai superarlo.
Maciste trascinato dalla fuga dei fratelli era a metà strada, preoccupato perchè non mi vedeva arrivare, s'era fermato ad aspettarmi, io invece sbigottito e , perchè no, impaurito, ero rimasto sotto l'albero, meravigliato, come quello che per la prima volta vede il dono prezioso di proprietà esclusiva delle donne.
E meno male che sono rimasto, non mi avrebbe mai convinto nessuno che non erano i mali spiriti.
Uno stormo di cicogne, probabilmente venute dal mare, avevano scelto come sosta notturna di appollaiarsi sulla grande mandarinara, disturbate dal nostro arrivo avevavo spiccato il volo tutte insieme, creando quello strano effetto, tipo elicotero che si alza, ed io, restando fermo, avevo visto la fase finale.
Anche Maciste, pur da lontano aveva visto, quindi cercammo i fratelli per rassicurarli e riprendere da dove avevamo incominciato.
Dei fratelli nemmeno l'ombra, erano andati a letto, sotto le coperte, convinti del fenomeno paranormale.
Scaricata l'adrenalina, ritornammo ai scaluni ra cresia e Maciste mi disse:
:- Longu, però tu si sempri u solitu 'llampatu, quandu fuimu t'aiu aspittari sempri -
:- E tu non mi spittari, fui -
:- E aundi vaiu senza i tia ? Longu, amicu meu -
Questi erano i miei compagni d'infanzia, questi erano i miei amici

giovedì 22 gennaio 2009

'U commendatori e 'a storia 'i Spirìu

Un altro personaggio che merita di essere ricordato nella storia del nostro paese è 'u commendatori. Ve lo ricordate no? una trottola che non si fermava mai, nel paese potevi incontrarlo in qualsiasi posto e spesso si fermava con te a parlare perchè di storie da raccontare ne aveva veramente tante. Quel pomeriggio ero con una mia amica milanese presso la fontana del rione Villa, ammiravamo la magnifica distesa di limoni nel giardino di fronte, quello che va dalla rimembranza alla stazione. Dalla porticina che allora era l'ingresso al giardino si affaccia 'u cummendatori, mi chiama e invita me e la mia amica a visitare il giardino. Dopo averci regalato due "schiocche" di limoni ci sediamo su un muretto, una parola tira l'altra e via con la storia di Spirìu. Dice il commendatore :
"Spirìu era un bel giovane, garzone in un negozio di generi alimentari. Tra le altre cose aveva il compito di approvvigionare una volta alla settimana un convento di suore di clausura. Svolgeva il lavoro con puntualità e precisione per cui riscuoteva l'ammirazione di quelle sorelle. Passavano i mesi e i giorni delle consegne, tutto procedeva per il meglio fino a quel giorno in cui don Cicciu il padrone di Spirìu si presenta al convento. La madre superiora fu sorpresa quando non vide Spirìu e fu sconvolta quando le fu detto che il bel giovane si era licenziato per partire e tentare la fortuna negli Stati Uniti. A don Cicciu tutto quel turbamento non lo convinse e con diplomatica insistenza riuscì a sapere che una delle sorelle più giovani aspettava e la causa di questo aspettare era Spirìu, l'unico uomo che da mesi e mesi fosse entrato nel convento. Spiacente di non poter aiutare la madre superiora che senz'altro faceva meglio a riferire al vescovo, prima di accomiatarsi don Cicciu disse: - Madre, se avete bisogno vi favorisco ancora ma vi ricordo che siete in arretrato di tre mesi con i pagamenti.
- Cosa dite don Cicciu? io ho pagato sempre tutto a Spirìu, tutte le settimane.
Don Cicciu si mina du maschiati nta facci e dici: - Ah, Spirìu Spirìu, a vui vi mprenau e a mia mi futtiu!"

*Da allora quando ci incontravamo per strada cu cummendatori lui mi chiedeva sempre: - U viristi a Spirìu?- e all'unisono come una cantilena ripetevamo - a vui vi mprenau e a mia mi futtiu!

mercoledì 21 gennaio 2009

La guerra di Nino, mio padre

Scrivo questa storia non per glorificare mio padre, ma per tutti quelli che come lui, hanno subito una guerra che gli ha rubato l'adoloscenza, la gioventù, e per molti, purtroppo, anche la vita.
Mio padre era nato nel 1921 a Favazzina
Quando aveva poco più di sedici anni fu chiamato al servizio di leva in marina, a quei tempi la ferma militare in marina era di tre anni, quindi partivano giovanissimi.
Era imbarcato su un'incrociatore, il Trento, fuochista
Quando finalmente, passati i tre anni di leva, stava per congedarsi e tornare a casa, scoppiò la seconda guerra mondiale. Naturalmente fu trattenuto.
Insieme ala flotta partecipò alle più importanti battaglie navali del mediterraneo, compresa quella di Punta Stilo,dove la flotta italiana quasi vittoriosa, dovette ritirarsi per il sopraggiungere dell'oscurità, non avevano il radar e non potevano combattere di notte, mentre gli inglesi ne erano forniti.
Da soli attaccavano i convogli alleati diretti a Malta o in Nord Africa
In una di queste missioni furono colpiti da siluro di un sommergibile inglese ed andarono in avaria.
Mentre erano fermi per riparare l'avaria, un'aereo silurante li colpì in maniera definitiva, spezzando la nave in due.
Durante le battaglie, sulle navi da guerra, per evitare scene di panico, tutti i settori venivano chiusi, si poteva uscire solo risalendo uno stretto cunicolo con le scale, che portava ai boccaporti in coperta.
Mio padre che era in sala macchine, quindi la parte più bassa della nave, quando senti il secondo scoppio, scappò insieme agli altri, salendo le strettissime scale verso il boccaporto, lo trovò chiuso, l'esplosione aveva bloccato il congegno di apertura.
Aprì il boccaporto a testate (la testa dura calabrese qualche volta serve) trovando in coperta una scena terrificante.
La nave stava affondando, per terra decine e decine di marinai feriti dall'esplosione che non riuscivano a lanciarsi in mare, tutti giovani amici, come fratelli, che lo guardavano mentre prendeva la rincorsa per tuffarsi a mare.
Non c'era tempo, altri secondi e la nave avrebbe trascinato con se tutti quanti, con il risucchio, un'evento che si crea sempre all'affondamento di una nave, un tacito addio con lo sguardo e poi via nel mare a nuotare come un pazzo per evitare il risucchio.
Salvo per un pelo, insieme ai superstiti ad aspettare i soccorsi, in mezzo al mare, senza scialuppe, non avevano fatto in tempo ad ammainarle.
Meno male che era d'estate, il mare era caldo, meno male che avevano vent'anni, dopo qualche giorno li recuperarono, sporchi di nafta, allo stremo.
Qualche mese di ospedale, qualche giorno di licenza, poi via, la guerra continuava.
Lo passarono al Battaglione San Marco, i marines italiani, fu inviato in Francia, costa atlantica, in una base di sommergibli italo-tedesca, poco italo, molto tedesca,
a fare la guardia alla base insieme ai marinai tedeschi.
Bombardamenti quotidiani da parte degli Alleati, ogni giorno poteva essere l'ultimo, solidarietà tra marinai italiani e tedeschi per salvare la pelle.
Poi l'8 settembre
Lo stesso marinaio tedesco che aveva montato la guardia insieme a lui, gli puntò il mitra, mio padre credeva che scherzasse. Non scherzava.
La scelta era, continuare la guerra insieme a loro cambiando semplicemente divisa o il campo di concentramento in Germania.
Mio padre pensò :- Come faccio a combattere insieme a gente che la sera prima sono amici e la mattina dopo ti puntano il mitra in faccia ? meglio la prigione -
Non sapeva dell'orrore dei campi di concentramento, degli ebrei, dei russi, degli zingari, che venivano sistematicamente eliminati, credeva fosse una prigione, ingiusta perchè aveva fatto sempre il suo dovere di marinaio, però sempre meglio che morire sotto le bombe.
Non era un atto eroico, ne ideologico, ea il semplice ragionamento di un contadino nato in riva al mare. Non sapeva quello che l'aspettava.
Deportato in un campo di concentramento nella Germania Orientale, credo che abbia visto la morte in tutti i suoi aspetti, infatti non parlava volentieri di quel periodo, si commuoveva quando parlava di donne e bambini uccisi come cani, anche gli italiani morivano, ma di fame e di malattie, non come bestie in un mattatoio.
Passa il tempo, le sorti della guerra erano a favore degli alleati, dal fronte occidentale gli americani, da quello orientale i russi, dal cielo bombardamenti sempre più intensi.
I tedeschi scappavano, nella loro follia si portavano dietro anche i prigionieri, quando invece potevano scappare meglio senza l'ingombro di tanta gente lacera, malfamata, terrorizzata, non volevano lasciarli liberi, come fossero dei criminali, degli schiavi.
In uno di questi trasferimenti il camion dov'era stipato mio padre, fu mitragliato da un'aereo e si ribaltò, lui riportò la frattura di una spalla, lo salvò il fatto d'indossare una divisa tedesca, perchè per mancanza di vestiario, vestivano i prigionieri con divise di soldati tedeschi morti.
Immaginate: la guerra era ormai al suo epilogo, morivano come mosche militari e civili sotto i bombardamenti, le truppe alleate avanzavano e non andavano troppo per il sottile, specialmente i russi che dovevano vendicare milioni di morti, ed i tedeschi hanno portato mio padre in ospedale per ingessargli la spalla, scambiandolo per uno di loro, credendo non parlasse per lo shock da bombardamento, invece lui furbo, non parlava per non farsi scoprire.
Quando se ne accorsero era ormai quasi guarito, il colonnello medico delle SS guardò mio padre, tirò fuori la pistola, poi lo lasciò andare, avevano speso tempo e cure per lui, non valeva la pena ucciderlo.
Lo liberarono i russi, tutti i prigionieri liberi, tranne mio padre e quelli del Battaglione San Marco, li consideravano un corpo specializzato di volontari fascisti, trattenuti per accertamenti.
Altri sei mesi, che mio padre ha sempre considerato bellissimi perchè ogni sera ballavano con le soldatesse russe, e venivato trattati quasi come essere umani.
Quando si accorsero che erano dei poveri diavoli arruolati normalmente, li liberarono e mio padre, attraversando mezza europa, non so come, tornò a casa.
Non l'aspettava nessuno, era dato per disperso, sua madre e la sorella (la mamma di spusidda) avevano indossato il lutto.
Sembra la trama di un film di guerra americano e invece è una storia vera, non c'era nessuno a cercare di salvare il marinaio Nino, s'era salvato da solo e con tanta,
tanta fortuna.


A mio padre e alla sua generazione che, nonostante tutto, hanno creato per noi ed i
nostri figli un mondo migliore, per il loro senso del dovere e dell'amore per il lavoro, veri uomini

lunedì 19 gennaio 2009

TANTI AUGURI ARCADE



Eccoci oggi
tutti presenti,
di star con te siamo contenti.

Musica, dolci,
panna montata
per festeggiare questa giornata.

Tamburi, pifferi,
campanelli
per augurarti gli anni più belli.

In mezzo a tutti,
a luci spente,
avanza qualcosa lentamente.

Questo è il momento
più importante,
per te l’istante più emozionante.

La torta sembra un porcospino,
per ogni candela un lumicino.

Poi un lampo
ed ecco fatto:
anche quest’anno
avrai un ritratto!

Come smettere di fumare

So che non è poi così difficile smettere di fumare -ci siete riusciti tante volte- però esiste un metodo che benché sia leggermente laborioso si rivelerà irrimediabilmente efficace.
Fate conto di essere in due -vivamente consigliato e per la complicità e per il vicendevole sostegno- e siete uno di Reggio e l'altro di Messina, l'aeroporto che vi riguarda è il Tito Minniti di Reggio Calabria. Atterrerete a Fiumicino, con un qualche mezzo di trasporto a vostro piacere vi porterete al centro di Roma e andrete in cerca di un avvocato. Qui non si possono dare indicazioni precise nè dell'ubicazione dello studio nè del nome del nostro legale, vi aiuti questo suggerimento: il suo nome lo direte suonandolo con un dito, al plurale. Basta, andrete avanti e sarete in una stanza le cui pareti saranno ricolme di ritratti di eminenti celebrità che non farete fatica a riconoscere, dalla soubrette al presentatore televisivo, dall'onorevole alla testa coronata: ne sarete favorevolmente impressionati. Voi vi accomoderete su una poltrona confortevole, il vostro amico assisterà a questa scena: l'avvocato comincerà a picchiettare con la punta delle dita il vostro torace e poi la testa e ancora le braccia e voi lo guarderete scettico, di quello stesso scetticismo che il vostro amico leggermente in disparte manifesterà con ammiccamenti, spasmi facciali e l'inequivocabile gesto della mano racchiusa e portata alla bocca aperta : "Ndi sta mbuccandu i sordi!" La scena sarà replicata allorquando vi scambierete la poltrona. Pagherete l'onorario e uscirete, andrete a pranzo in un buon ristorante nei pressi di piazza di Spagna, mangerete con gusto e dopo il caffè uno dei due dirà: "Nda fumamu na sigaretta?". L'altro dovrà dire: "Comu? vinnimu finu a ccà, spindimmu tutti sti sordi, nenti, non si fuma!".
Dieci anni dopo quando ancora lo racconterete non vi crederanno ma a voi che ve ne fotte? Non avete più fumato, questo conta.

Appendice: Lista della spesa
Aereo A/R 400 mila £
Taxi 30 mila £
Onorario dell'avvocato 400 mila £
Pranzo 30 mila £
Totale 860 mila £ cadauno (uno, l'uomo di RC, è mio fratello N; l'altro, l'uomo di ME, è G.S.)

FC LIDONAUSICAA

Il sito non è aggiornato. Notizie non ne arrivano. Mister, Negretto, Ferrovieri e Belloepossibile non potete metterci al corrente? La FC Lidonausicaa è a squatra ru blog, l'unica che unisce interisti milanisti juventini romanisti eccetera. Vi preghiamo di tenerci aggiornati.

domenica 18 gennaio 2009

I CENTENARI


I Ragazzi della Via Paal (favazzinoti)

Cento anni nel 2007, ma non li dimostrano. Sono proprio loro: Arcade, U Longu, Spusy e …

Le generazioni cresciute qualche miglio sotto quella che oggi galleggia «tre metri sopra il cielo», hanno sognato di tigri e pirati della Malesia, detto bugie e temuto di finire nella pancia di una balena come Pinocchio, sorriso con il buon Garrone di Cuore, ma soprattutto pianto disperatamente per la morte del piccolo Ernesto Nemecsek de I ragazzi della via Paal. Una storia che ha commosso il mondo, un libro sempre giovane nonostante i suoi cent'anni, che ha reso eterno il suo autore Ferenc Molnár.

EDIZIONI CIAPONNO

I ragazzi della via Paal Favazzinoti / Ferenc Molnar ; traduzione di Georgie ; [illustrazioni di Malumbra].

sabato 17 gennaio 2009

Il fiorellino

La mia passione per la medicina si e' sviluppata in seguito all'ammirazione che ho sempre avuto per il medico condotto che, al nord, veniva a trovarmi a casa per darmi sollievo dagli attacchi d'asma che spesso interompevano le mie giornate da bambino.
Mi ricordo che dopo aver fatto le cliniche chirurgica, ostretica e medica, mi sono risoluto di passarmi delle ore all'ospedale di Scilla, con l'intento di imparare dai colleghi scigghitani le perle della medicina ambulatoriale.
I colleghi scigghitani mi davano una certa latitudine in cio' che facevo, essenzialmente mi lasciavano fare tutto e si intromettevano solo al momento della prescrizione dei medicinali o delle altre raccomandazioni che comportavano firme. Io pensavo che loro avessero fiducia nelle mie capacita', ho imparato piu' tardi che semplicemente mi lasciavano fare tutto cosi' loro non facevano nenti!
Cosi' un giorno arrivai all'ospedale come al solito e cominciammo a vedere pazienti. Una signora si presento' con la sua figlia e espose la ragione della visita. "A mi figghia ci pruri dda" e col suo mento indico' generalmente nella direzione della giovane paziente. Io, che non avevo capito niente altro di quello che la madre diceva in dialetto, diligentemente cercai di chiarire la storia e chiesi da quanto tempo le prudeva dda e che era successo prima che i sintomi cominciarono.
La madre replico': "idda si stava fandu nu bagnu a nura quando le api vinniru e a pungiru dda". Capisco, dissi io in italiano, e cominciai a dirle che non si doveva preoccupare che tutto sarebbe passato nel giro di pochi giorni con trattamenti topici. La signora un poco impaziente ora mi chiese: "ma nun a vuliti viriri a mi figghia dda?" Signora, le dissi io, la sto' vedendo a sua figlia , lei ha una puntura d'ape sul petto che passera' presto. "chiu sutta i ddocu, chiu sutta, dutturi," disse la madre ora un poco impazientita e mi chiese alzando di poco la voce "ma vui dutturi r'aundi viniti ca voshra parrata ieu na capisciu". I mei colleghi scigghitani, che ora si erano interessati al dramma dinnanzi a loro, cominciarono a stuzzicare la donna per vedere dove la storia andava a finire. "chistu esti nu dutturi i Milano, ru nord. Iddu esti nu dutturi bravu sapiti", "ma picchi' nun voli viriri a mi figghia dda sutta?" Ora io un poco impazientito le chiedo "dassutta aundi signura, aundi? e lei mi disse "nto fiorellinu, dutturi, nto fiorellinu." Finalmente io capii, pero', fingendo ancora di non sapere dove dovevo vedere sua figlia, le chiesi, tra lo spasso dei colleghi, "ma signora, e che cos'e' il fiorellino?" al che lei ora mi disse piu' calma e con l'attitudine da maestra: "dutturi, ma scusati, vi laiu a diri a vvui chi viniti ru nord i sapiti tuttu?" e quando io feci cenno che non sapevo di che stava parlado lei continuo' "dutturi, dutturi, i masculi hannu u cazzu, i fimmini tenunu a f.....la fermai con la mano e fini' la frase per lei...u fiorellinu. "eh pa'maronna tantu ci vuliva mindi capimu?" disse la madre esultante e finalmente soddisfatta.

RT

Passi dentro il buio del vicolo, lenti pesanti ritmici. La sedia è appoggiata al muro, a tratti il bagliore di un fuoco ravvivato e il fumo, nastro grigiopallido dalla bocca attorno al viso e su per il cappello. Dondola la testa scandendo il ritornello ca liotu ca liotu ca liotu. L'ombra nera è davanti ai suoi occhi neri, immobile: "Quello che vuoi". Un alito di vento gelido disperde il fumo e agghiaccia la sua voce, chiede: "Ferma il tempo che fu".
31 ottobre il veccio col panama e la pipa

Passi dentro il buio del vicolo, lenti pesanti ritmici. Fumo biancopallido, la brace lampeggia e la bocca mastica la cantilena ca liotu ca liotu ca liotu. Davanti ai suoi occhi neri l'ombra nera: "Quello che vuoi". Una finestra sbatte, un rigagnolo di acqua gelida scorre ai piedi della sedia appoggiata al muro e agghiaccia la sua voce, chiede: "Ferma il tempo che sarà"
31 ottobre il veccio col panama e la pipa

Dentro il buio del vicolo l'ombra nera è davanti agli occhi neri. Stanca monotona flebile la litania ca liotu ca liotu ca liotu, un filo di fumo esile come uno stelo biancheggia perdendosi nell'oscurità. Si è tolto il cappello e lo tiene nelle mani. L'ombra nera gelida nella notte senza stelle senza luna senza nulla: "Quello che voglio". Il veccio col panama e la pipa chiede: "Ferma la mia vita e dopo, per favore, spegni la mia pipa".
Gennaio i commenti sono stati ripristinati

venerdì 16 gennaio 2009

La nebbia

Faceva freddo quella domenica mattina e c’era un’umidità che entrava nelle ossa, ma freddo o non freddo dovevamo andare alla vigna a lavorare e con mio padre non c’erano giornate brutte o giornate belle, per lui erano tutte le stesse, tutte buone per travagghiari.
Quella domenica aveva deciso di andare a Brancatò e lui, mia madre ed io di buonora ci avviammo. Io ero ancora un bambino, avrò avuto sei anni, e li aiutavo come potevo data la mia giovane età. Avevamo finito il lavoro che c’era da fare ed eravamo pronti a tornare a casa, ma mio padre che non era mai sazio, volle andare in una vigna li vicino a completare un altro lavoro e insieme a mia madre si allontanarono lasciandomi lì ad aspettarli. Rimasto solo mi sedetti sul ciglio di una armacia (sono sempre ricorrenti nei miei pensieri) e mi misi a guardare il mare e a contemplare lo splendido panorama che da Brancatò si può ammirare e di tanto in tanto mi giravo verso la vigna, nella speranza di vedere arrivare i miei genitori. Ad un tratto nel voltarmi, vidi venire verso di me una fuliggine densa, compatta che, man mano che si avanzava, avvolgeva ogni cosa come in una coltre. Ben presto mi raggiunse e passò oltre nascondendo alla mia vista tutto quello che vi era intorno a me, isolandomi. Non sapevo cosa fosse tutto quel fumo che mi avvolgeva, ne da dove arrivasse e mi sentii completamente perso in quel buio fitto. Una greve paura si impossessò di me e il terrore di non essere più visto dai miei genitori e che non sarei più stato ritrovato, mi fece scoppiare in lacrime. Cominciai a chiamarli a squarciagola tra i singulti che mi scuotevano tutto, ma non ottenni nessuna risposta. Quando ormai ero disperato e pensavo che li avevo definitivamente persi e che non mi avrebbero più trovato, finalmente attraverso quella fitta fuliggine, li vidi spuntare. Mio padre vedendomi piangere mi strinse tra le braccia e prese a consolarmi, dicendomi che non dovevo aver paura, che quella era solo nebbia. Non avevo mai visto la nebbia e ormai al sicuro gli chiesi cosa fosse e mio padre prese a spiegarmelo. Ma a quel punto non mi interessava più saperlo, la cosa più importante era aver ritrovato i miei genitori, sentirmi di nuovo protetto e quello mi bastava.

giovedì 15 gennaio 2009

Tinitimi ku mazzuuuu....

Quello che sto per raccontarvi sono fatti no pugnette, riferito a cose e persone reali……..
Eravamo nel mese di agosto….( ndo picu ru sulu ), quando dopo due sudate di tiramento barche con l’aiuto di mio zio P……o, mi spostavo per una sosta al fresco ndo so ombrelloni, sentu chiamare, era mio padre che melodicamente pronunciava il mio nome, P……o, esclamò:
P……o: e mannaia ra m……. ora ndi sittammu
Io: morto dalle risate gli risposi, e chi facimu u rassamu a mari?
P……o: a to patri? E chi fai scherzi? Iamu
Compiuta la missione, ritornando per la terza volta ci sedemmo tranquilli sotto il mitico ombrellone blù, e nell’attesa che arrivasse mio compare Roberto u ficonsji, ndi riva na paghiolata racqua vicino, P……o si alza e gli dice:
Ohu occhiu o cellulari, e se mu bagnati vi pighiu a puntati nto culu.
Io cassariato dalle risate mi sono detto: oggi è una bella giornata si ride a spaccari fegato…detto? Fatto.
Chi appare all’orizzonte?
Descrizione: immaginate la musica dello squalo, lui entrava con un colpo di pinne di qua e di la, la testa appena fuori dall’acqua e con un fucile, ki pariva nu bazzuca.
Io sapendo delle lamentele precedenti di P……o, ero pronto a spaccarmi dalle risate, e lo isticavo:
Io: minchia ziu ma u viristi a ndu stortu chi trasi e faci caccia subacqua cu fucili, vicinu o lidu e se nci fui nu corpu comu a mintimu?
P……o: aundè?
Io: alludà
P……o: è du stortu ru genovese
Io: si sicuru
P……o: si sugnu sicuru è a sicunda vota chi nciu ricu
Io: minchia ziu non poti stari da
Alzandosi dalla sedia scalzo, chi i quantu era ncazzatu non sentiva i 50° del calore ai suoi piedi, jau versu il genovese.
Arrivato sul bagnasciuga, i peri nci fumaunu ma iddu non sentiva nenti…..ragazzi sembrava a Kenshiro.
P……o: "R.... vatindi i cà, tu rissi nzaccu i voti non mi veni pi cà, “sotto voce” mi “rumpisti i cugh….”
Io: zio grira che sutta all’acqua e non ti senti
P……o: "R.... vatindi i cà, tu rissi nzaccu i voti non mi veni pi cà, mi “rumpisti i cugh….” Figlioli si sintiu i Scilla
R….. esce dall’acqua, B…..n fatti i caz… tuoi qui non è il tuo mare.
Io: minchia ziu sintisti chiddu ki ti rissi?
P……o: tinitimi cu mazzu, tinitimi cu mazzu
Eravamo io e lui, io ero morto dalle risate e lui era incazzato cosi tanto chi nci spararu i vini i l’occhi…..
Ciao P….o
Ciao R……e

mercoledì 14 gennaio 2009

MISSIONI (IM)POSSIBILI 2 - Zambrone atto primo

Era una delle solite estati favazzinote, la giornata trascorreva tranquilla, quando, qualcuno di noi, non ricordo bene chi, propose:”Figghioli, pirchì un iornu i chisti non di iamu a zambroni? Ndi facimu 4 risati, ci su i scivoli e autri così, tantu pi passari na iurnata diversa”. Allora pochi di noi sapevano l’esistenza dell’Aquapark e la proposta fu subito accettata. Qualche giorno dopo, alle sei di mattina, iniziammo la prima di una serie di gite (da noi ribattezzate “spedizioni”) dirette all’Aquapark. Naturalmente l’inizio fu subito preoccupante visto che il ferroviere arrivò a prendere il treno all’ultimo secondo. A questa spedizione partecipò un gruppetto composto da: Mbù, negretto, ferroviere, i gemelli ru pilu, Maurizio , so cuginu Alessandro, Riccardo, che in pochi ricordano. Arrivati alla stazione di zambrone ci guardammo un po’ spaesati:”E ora aundi iamu?”. Una signora che vendeva cipolle sulla strada, ci disse che c’era il pulmino che portava i clienti dell’ aquapark fino all’ingresso, ma noi no volendo perdere tempo ad aspettare il pulmino ci incamminammo a piedi. Arrivati nel parcheggio antistante l’ingresso, camminavamo divertiti e spensierati quando un assordante fischio rapì la nostra attenzione, Alessandro disse subito”Ma che hanno fischiato un rigore?” e ci mettemmo a ridere, contemporaneamente si avvicinò un addetto dell’aquapark che ci disse che non dovevamo camminare in quella strada, ma dall’altra parte, perché da là dovevano passare le auto. Io dissi “Ancora mancu trasimmu e già ndi rumpunu i palli!”. Dopo una lunga fila al botteghino, riusciamo ad entrare e per noi si apri un mondo nuovo, un grande parco giochi, dove divertirsi. Posati gli zaini, iniziammo ad usufruire delle strutture (scivoli di gomma, kamikaze, piscina ad onde), naturalmente, abituati a trascorrere le giornate in piena libertà sulla spiaggia di favazzina, abbiamo dato un po’ di lavoro ai bagnini……
Tutti insieme facemmo un tuffo nella piscina ad onde e subito i bagnini iniziarono le ramanzine, indicando i cartelli che vietavano i tuffi, poi il gruppo si divise, alcuni salirono sugli scivoli altri si stesero un po’ al sole, io feci un giro per vedere tutto il posto e ad un tratto non resistetti alla tentazione, mi girai a destra e sinistra per vedere se ci fossero bagnini e mi sparai un tuffo con rincorsa in una piscina, dove c’era l’idromassaggio, percorsi un breve tratto in apnea e sentivo il fischio del bagnino ovattato, riemerso subii un altro cazziatone e io mi giustificai dicendo che non c’erano cartelli che vietavano i tuffi, ma lui mi fece girare le spalle e mi minacciò che la prossima volta mi avrebbe fatto uscire dall’aquapark. Sugli scivoli la situazione non era molto diversa. I bagnini davano delle disposizioni sul come scivolare, ma noi le disattendevamo puntualmente, come puntuali erano le ramanzine degli addetti. Praticamente se avevamo bisogno di incontrare qualcuno del nostro gruppo, bastava seguire il richiamo dei fischietti dei bagnini. Nel pomeriggio venne Stefano a dirmi che tre bagnini stavano inseguendo suo fratello e nessuno di noi sapeva più dove Maurizio fosse. Durante la ricerca da Maurizio, vidi un ciambellone che galleggiava solitario, ad un tratto questo ciambellone si mosse e dal suo interno apparve la sua testa che si girava come un periscopio alla ricerca delle navi (bagnini) nemiche. Ci mettemmo in un angolo e lui mi raccontò cosa fece infuriare i bagnini: Maurizio si trovava sul bordo della piscina ad onde e chiese gentilmente al bagnino se poteva farsi un tuffo, ma il bagnino gli negò il permesso, Maurizio vedendo che nella piscina in quel momento non c’era gente, pensò bene di esibirsi in un tuffo ugualmente e questo fece scattare la reazione dei bagnini. Io riuscii a placare le loro ire, dicendo che mio cugino se ne sarebbe uscito dall’aquapark (ormai per noi era anche giunta ora di prendere il treno di ritorno) in cambio della sua incolumità fisica (erano veramente incazzati quelli). Fuori dal cancello, stanchi morti per la giornata di divertimenti trascorsa, visto che per arrivare alla stazione si doveva fare una lunga salita, decidemmo di aspettare il pulmino. Alla fermata c’era un addetto, praticamente era un bagnino che organizzava la salita dei clienti, quando arrivò Maurizio che esclamò “Bhe allora quando arriva sto pulmino, per fare un po’ di bordello?” l’addetto avendolo riconosciuto chiamò via radio l’autista del pulmino e gli disse di non scendere a prenderci, m apoi colto da compassione fece si che potessimo usufruire del passaggio, ad eccezione di Maurizio che dovette farsi tutta la strada a piedi.
Questa è stata solo la prima di alcune giornate memorabili trascorse a zambrone, mi vengono in mente altri episodi, che vedrò di postare successivamente.

martedì 13 gennaio 2009

Intorno alla guerra: un episodio

I tedeschi dopo le scampagnate in giro per l' Europa intera ormai se ne tornavano a casa da dove non avrebbero mai dovuto alzare il culo dalle sedie; gli uomini di Ike a stelle e strisce risalivano l' Italia, Favazzina era già libera e i nostri compaesani uscirono definitivamente dalla galleria ferroviaria lato Scilla dove avevano trovato riparo sotto i bombardamenti prima nemici e poi amici sebbene fossero gli stessi. Anche Napoli era già stata liberata; al principio di quell'anno 1944 mio padre aveva diciassette anni, una moglie e una figlia in arrivo. Aveva anche un posto nelle ferrovie dello stato: assunto da poco svolgeva regolarmente servizio da Reggio a Napoli, un giorno intero per andare e una notte intera per tornare. Napoli era un girone infernale, macerie, miseria, prostituzione, mercato nero e contrabbando. Si comprava e vendeva di tutto, uova e zucchero, alcolici, sigarette e olio. L'olio mio padre l'aveva di produzione propria ri livari ru Tagghiu e pensò che venderne qualche damigiana non fosse nè difficoltoso nè pericoloso. Sembrava proprio così ma quella sera incappò, nei vicoli della zona di Forcella, in un soldato americano. Non se ne preoccupò, troppi ne aveva visti e mai gli avevano creato problemi. Quella sera no: il soldato americano si avvicina e gli sbarra il passo, a gesti e brandendo la pistola senza parlare gli fa capire che vuole la damigiana dell'olio. Mio padre tenta di resistere ma questo gli punta contro la pistola e a quel punto non potè fare altro che cedere. Lo vede che se ne va lungo il vicolo con la damigiana e chissà quale molla scatta nel suo cervello, afferra un mattone da un cumulo di macerie corre dietro al soldato e mentre questo si gira nci mina na lignata (di mattuni) nta frunti e l' americano stramazza. Mio padre lo guarda, vede il sangue e rici: -Minchia, u mmazzaia!- Recupera l'olio e sa fui. Qualche giorno dopo ritorna a Napoli in uno stato d'animo disastroso, senso di colpa e rischio di galera: non c'era da stare allegri. L'allegria gli venne quando vide il collega in servizio con lui: lo riconobbe subito, non solo per l'enorme bumbulu ch'aiva nta frunti. Gli gironzolava attorno ma questi svicolava, finchè mio padre lo bloccò e gli disse: -Nè guagliò ma tu tri jorna fa non eri mericanu?-
La storia finisce qui. Quando ho chiesto a mio padre perchè avesse fatto quel gesto mi rispose:- M'aiva a futtiri l'ogghiu a mia, na testa rura calabrisi? Iddu non l'aiva rura comu a mia!-
L'orgoglio dei padri, scusatemi, questo ho voluto ricordare.

Ps Purtroppo Maria, la mia sorellina, morì nove mesi dopo la nascita e io ne porto il nome declinato al maschile

Spusey e il caso della balenottera azzurra

Era un'alba livida al paese, un leggero vento di tramontana alzava onde schiumose che s'infrangevano sui moli e sulla spiaggia, senza risacca.
Le prime luci delineavono i contorni delle costiere di Palmi a nord, mentre a sud s'intravedeva il castello di Scilla e più lontano la lingua di terra di Ganzirri con il suo faro spento.
A riva giaceva il cadavere spiaggiato di una balena, una balenottera azzurra, un maschio, talmente grande che occupava la spiaggia in tutta la sua larghezza, dal bagnasciuga fino alle prime case.
I gabbiani avevavo già incominciato il loro enorme banchetto, per una volta senza litigare, incuranti della puzza tremenda che la carcassa, ormai i fase di putrefazione, emanava, e che trasportata dal vento, avvolgeva come una nuvola tutto il paese.
Spusey era già sveglio, dormiva poco, e mentre si preparava il caffè, avvertì la puzza e pensò:
:- Si stuppau n'autra vota a fogna, maronna chi puzza -
Nelle altra case favazzinote, ignare dell'accaduto, si consumava il dramma delle accuse gratuite:
:- Ti rissi, prima mi ti curchi, mi ti lavi i peri -
:- Non cucinu cchiù a faciola, mi stai asfissiandu -
:- Minchia chi alitu, chi mangiasti lucertuli fritti ?
:- Quandu vai o bagnu, tira subitu l'acqua, 'mpesti na casa -
Poi anche il dramma dell'autoaccuse:
:- Devo cambiare deodorante -
:- Cazzu, non pinzava chi na scurreggia faciva sta puzza, scusati -
Quando l'arcano fu scoperto, mezzo paese aveva litigato, con accuse al limite della denuncia.
Venne il WWF (che non vuol dire due volte viva Favazzina) con un rimorchiatore, agganciarono la carcassa dalla coda e la trainarono al largo, dandole una degna sepoltura nelle profondità del basso tirreno.
La telefonata fu perentoria :- Signor Spusey è convocato in prefettura -
:- Lo so che è in pensione, mi deve aiutare lo stesso, ho la pressione di tutta l'Italia, i verdi, i bianchi, gli arancioni e poi animalisti, protezione animali, protezione civile, e ancora destra, sinistra, 'nto mezzu, sono disperato, deve risolvere il caso, le balenottere azzurre sono in via d'estinzione nel mediterraneo -
disse tutto d'un fiato l prefetto
:- Ma signor prefetto io di balene non so nulla, s'era qualche cefalo o sarago magari, ma a balena azzurra ?
:- Balenottera, Spusey, si aggiorni, indaghi, poi riferisca . Ha carta bianca -
La spiaggia era deserta, Spusey nervosamente calpestava la sabbia pensando:
Ma comu fazzu mi sacciu comu fici a balena mi veni 'nterra ? sul molo Le Long pescava
:- Ciau Le long, sai nenti ra balena ? U sapivi chi sunnu in via d'estinzioni e che quindi è un reato pescarle ? Stai attento, sei segnalato, prima o poi t'ingagghiu -
:- Si, l'iva pigghiatu all'amu, poi non capiva 'nto coppu e a portai 'nterra, come hai fatto a scoprirmi ? Ieu non l'aiu cu tia ma cu chiddu chi ti vindi l'alcool i prima matina -
:- Scherza, scherza, ricordati chi aiu carta bianca -
:- E comu rissi Totò, u sai chi poi fari ca carta bianca..... -
Maleducato, pensava Spusey, comu faci a essiri ma cuginu ?
Salendo dalla spiaggia, Spusey, sentì una dolce melodia, era Malumbra, nel bunker, che suonava il piano.
:- Apri criminale, fusti tu con la tua melodia a provocare la morte della balena, attirandola sulla spiaggia, confessa -
:- Si, attiro puru cedda, iatti, lucertuli, cunigli, quando suono venunu tutti ccà, va curchiti ri peri, investigatore i strapazzu -
:- Io ti faccio confiscare il pianoforte, artista, poi virimu -
:- Ormai chi ti trovi, fatti confiscari puru u ciriveddu, 'nci runi na rinfriscata e poi ragiunamu _
Ninuzzu, che abitava vicinu, sintendu buci s'affacciau o barcuni
:- Chi c'è investigatori, problemi? chiese
:- E tu aund'eri l'autra sira ? hai un alibi ?
:- Pirchì -
:- U sacciu ieu pirchì, tu e to frati Melu troppi pisci pigghiati -
:- Pirchì è un reato ?
:- S'incomincia chi cavagnoli e si finisci chi baleni, occhio, la giustizia incombe -
Ma pirchì non mi fici i cazzi mei ? penso Ninuzzu, ritirandosi in casa
Era sera, seduto sulla cima del molo, Spusey, guardava il mare disperato, era un caso veramente difficle. come faceva a districarlo ? aveva promesso il suo aiuto al prefetto, ma passavano i giorni e niente di nuovo accadeva.
All'improvviso uno sciabordio, colonne di mare che si alzavano, tonfi, soffi, richiami.
Due balene in calore erano venute vicino alla riva ad accoppiarsi
Lei, smorfiosa, si girava su se stessa, inarcava la coda, faceva brevi immersioni per riemegere in atteggiamenti provocanti per poi immobilizzarsi, lui, il baleno (licenza dell'autore) guardava da lontano, appena la vide ferma partì a tutta velocità e zac... l'accoppiamento.
Spusey capì e fu felice
Qualche sera prima praticamente era successo questo, altre due balene erano venute ad accoppiarsi, avevano ripetuto il rito, soltanto che lei, perfida, all'ultimo momento s'era spostata, ed il baleno, ormai a tutta velocità, non potendo frenare, s'era spiaggiato.
Non era colpa di nessuno, l balenottero era morto d'amore, per la mira sbagliata o forse perchè lei aveva conusciuto un'altro al largo sella Sardegna, ma questo non lo sapremo mai.
Il prefetto fu molto contento del rapporto, convocò una conferenza stampa dove Spusey spiegò la sua teoria ricevendo apprezzamenti e applausi di tutti.
La cassetta di wiskey regalato del prefetto, durò solo qualche giorno.