Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

martedì 31 marzo 2009

Una sciarra memorabile con invasione di campo

Diciamo che non fu una vera e propria sciarra ma la rimostranza del popolo calcistico reggino contro le presunte angherie del potere che, sotto le spoglie della giacchetta nera di un arbitro di calcio, imperversava come l'acqua che cadeva a pagghiolati da un cielo nero forse anch'esso di rabbia quel pomeriggio del 13 dicembre del 1967. Stadio Comunale non ancora Granillo in quanto Oreste sarebbe diventato postumo più in là, ora era qua seduto sulla poltrona presidenziale al riparo della tribuna coperta e numerata. Mio fratello Tacito mi aveva portato in curva, lato sud, perchè là ci sono i tifosi più fedeli e quando la squadra perde vi si dice che è stato certamente per sfortuna o per colpa dell'arbitro. Di dove fosse quell'arbitro non so, so però le tendenze sessuali della moglie e dell'effetto che provocano sul marito: in curva più d'uno ne era informato. Partita dei quarti di finale di coppa Italia, venne a farci visita il Bologna dalla serie A. Una signora squadra: Haller, Pascutti, Nielsen, Bulgarelli vi dicono niente? La Reggina era in serie B eppure si batteva tenacemente, la partita era bella e ambedue le squadre giocavano bene. Solo l'arbitro non sembrava all'altezza e dopo soli dieci minuti si beccò un poderoso "Curnutuuuu", due minuti dopo il suo collaboratore guardalinee di destra lo seguì nella sorte "Curnutuuuu cà banderaaaa". A metà circa del primo tempo su una decisione arbitrale quantomeno dubbia un ombrello volò in campo seguito da "Ziccattillu nto ccc" ma facemmo gol e fu un unico coro: Reggina-reggina-reggina. Pioveva e si segnava, si era due a uno per il Bologna e un tizio vicino a noi lamentava la mancata concessione di due calci di rigore a nostro favore compensata da un gol irregolarmente assegnato agli altri e perciò fece megafono con le mani e urlò: "Arbitrooo, teni chiù corna tu chi nu panaru di bucalaci 'i Calamizzi". Eppure pareggiammo e in un tripudio di bandiere amaranto si chiuse il primo tempo. All'intervallo commento degli esperti: "stamu iucandu bonu e se non era pì stu maccarruni cu frischettu...". Pronti via, la Reggina si fa pericolosa ma viene fischiato un fuorigioco " Ma va zzuchiti du frittuli" secondo costui inesistente. Non ricordo bene ma penso che il direttore di gara stesse esagerando nelle fischiate avverse alla nostra squadra tant'è che uno sbottò " A nenti a nenti, nda sta facendu a pignolataaaa". Il Bologna segnò il gol del 3 a 2 ma la Reggina indomita lottava che lottava e all'ultimo minuto un rigore più sacrosanto ra maronna ra muntagna ci fu negato da quel grandissimo cornuto. Si scatenò l'inferno: decine e decine di ombrelli piovevano in campo più fitti della pioggia, la rete di recinzione fu scavalcata e poi spazzata via da una fiumana di persone. I giocatori reggini cercavano di calmare gli animi, quelli del Bologna cercavano di correre verso l'ingresso al sottopasso. Haller giocatore di grande tecnica ma un pò lento fu raggiunto da Mbertu Babuscia, il raccattapalle, chi nci zzicau nu cauciu nto culu. Bulgarelli e Perani si pigghiaru na sputazzata nta faccia. Il velocissimo Pascutti era già sotto la doccia. Ma, è l'arbitru? L'arbitro sbagliò clamorosamente la direzione verso cui correre e correva diametralmente opposto alla salvezza, dietro di lui una dozzina di scalmanati gli mangiavano gradualmente il vantaggio che aveva ma successe che un razzo, un autentico razzo superò gli inseguitori afferrò l'arbitro per un braccio e lo infilò verso una porticina della recinzione liberandolo in direzione via Galileo. Quel razzo era il massaggiatore Catalano, chiedete ai vostri padri: essi ricorderanno le sue gesta.
Comunque l'arbitro si salvò, i tafferugli continuarono con la polizia nel frattempo intervenuta e non fu facile nemmeno rientrare a casa però me la cavai. Quella volta, ma adesso?

Inaugurazione mostra


Amici,
uso lo spazio del nostro blog per pubblicizzare la mostra di Enza che sarà inaugurata il prossimo sabato a Milano.
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Milano, marzo 2009 – Nel corso dell'intero mese di aprile 2009 il Grand Visconti Palace di Milano ospita le opere di Vincenza Benedetto. La mostra, che prosegue, approfondisce e amplia il discorso sviluppato in una esposizione tenutatasi sempre a Milano l'estate scorsa dal titolo "Frammenti di terra e cielo", propone una serie di visioni astratte, panorami che l'artista, nata a Favazzina di Scilla nel 1973, elabora in un'ottica espressionista, come dire sbirciando la realtà esterna ma con un occhio attento a quella interiore. Come ha scritto Tullio Pacifici in occasione del primo evento, nei suoi lavori "si colgono delle linee, delle tracce, dei pianali, dei luoghi dove la natura è mare, terra, campi, ma anche strati e substrati...", sempre guardando "al mondo sensibile visto da sotto, dalla parte del substrato, dei moti magmatici che fanno scorrere il tempo e la terra, cercando di dare il senso del mutamento e dei cicli senza ricorrere a una immersione copiativa del dato naturale". Non mancano poi due opere paradigmatiche, Frammenti di terra e cielo d'Oriente (Milano, collezione privata) e Frammenti di terra e cielo d'Occidente, che incarnano concetti chiave dell'attuale proposta della pittrice come "modularità" e "interattività". Ciascun dipinto può infatti essere letto e caricato di significati differenti a seconda del modo con cui lo si organizza visivamente, ad esempio per tre strati sovrapposti, richiamando il suo titolo e in ragione dei colori presenti e pure della corposità delle pennellate (dissolventi e ariose a salire), per non parlare del tipo di materia adottata (nel quadrante inferiore destro la sabbia è tale di nome e di fatto anziché derivare da un “color sabbia”), oppure considerandolo nel suo insieme, una sorta di caleidoscopica “finestra sul mondo”, un collage di panorami vissuti o fantasticati, o magari anche isolandone un solo membro per verificare come esso riproduca in piccolo, persino nei suoi valori cromatico-materici, lo stesso concetto o la stessa sensazione che il quadro intero intende trasmettere e suscitare in grande.

Da mercoledì 1 aprile a giovedì 30 aprile 2009
Incontro con l’artista: sabato 4 aprile, ore 18:00
Grand Visconti Palace - Viale Isonzo 14, Milano
Tutti i giorni, ore 8:00 – 20:00
Per informazioni: tel 02.540341

Una sciarra memorabile

Un acceso scambio di opinioni, una lite a cui avete preso parte. Una zuffa che vi ha visto spettatori defilati (per fortuna). Quando facevate da paciere e ne siete usciti col naso rotto. Voi avete steso i panni e il vicino ha steso voi. Il nonno ha scatenato un tafferuglio alla partita di basket dei pulcini. Bud Spencer e Terence Hill meritano l'oscar. Il criceto è fuggito dalla gabbietta e ha spaccato le ossa al cane. La mia ragazza mena è la colonna sonora del vostro amore. Fate un po' voi.

lunedì 30 marzo 2009

Godersi le sette vite

Longu e aRmon vi comunico che la situazione mi è scappata di mano.

Argomento settiminale

Cara Romanaccia, in maniera del tutto spontanea, ti propongo come relatrice, autrice, fautrice, del prossimo argomento setimanale, lo so che un giorno mi perdonerai

L’amaro caso di Mike Spusey

Il caso era molto ingarbugliato e Mike Spusey stavolta non sapeva davvero dove sbattere la testa. Non voleva farlo, la cosa doveva ammetterlo, gli pesava enormemente, ma infine rassegnato si rese conto che non vi erano altre alternative. Solo le Long lo poteva aiutare!
Non che non volesse chiamarlo ma le Long era uno a cui facilmente saltava la mosca al naso, uno per dirla francamente a cui giravano spesso i coglioni.
«Sono cazzi!» disse dopo che Spusey gli ebbe riferito i fatti.
«Che cazzi?» chiese Spusey.
«Amari!» confermo le Long.
Lui glielo aveva detto che voleva starne fuori, perciò se la sbrigasse da solo e non rompesse più i coglioni.
«Che stronzo!» pensò Spusey mentre metteva giù la cornetta. L’aveva aiutato tante di quelle volte a risolvere casi anche difficili e ora che lui aveva bisogno, lo scaricava così, con una parola.
In quell’istante squillò il telefono. Era Arcade il suo amico criminologo che spesso aveva collaborato con lui e le Long a risolvere casi dei quali pareva davvero impossibile venirne a capo.
Parlarono del Grande fratello, della Fattoria, persino di Amici, trasmissione alla quale sia Arcade che le Long, avevano deciso di partecipare, il primo come cantante e il secondo come ballerino, ma Spusey non c’era con la testa, perso com’era a rincorrere i suoi pensieri.
«Chi nce Spusey mi pari disrattu!»
«Disrattu!....srattu».
U srattu era con quello che Mariuzza l’aveva fatto ‘mpanzari, altro che sugo alla bolognese!
Che stupido come aveva fatto a non pensarci, e si che le macchie sulla camicia erano evidenti (aveva persino litigato con la moglie per quelle macchie).
Come aveva potuto pensare che fossero di un normale ragù, u srattu era tutta un’altra cosa!
Si diresse in sala e trovò quello che cercava “L’amaro del capo”, per fortuna c’è n’era ancora, la bottiglia era piena a metà. Se ne versò un bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato e finalmente liberò il rutto che gli ballava da un po’ nello stomaco.
Poi stanco si abbandonò sulla poltrona e fu allora che si ricordò di le Long e della risposta che gli aveva dato «Amari!».
Altro che stronzo gli aveva dato la chiave del rebus e lui non l’aveva capita. Ancora una volta le Long si era mostrato davvero geniale.
A malincuore dovette riconoscere che era un detective con i cazzi e i controcazzi, forse il migliore.
Con quel pesante fardello da portare chissà fino a quando, si avvolse nella vecchia coperta e piano, piano si appisolò.
Faceva freddo nella notte favazzinota, e Spusey tremante si strinse ancora di più nella coltre, fuori una leggera pioggia continuava a scendere.

domenica 29 marzo 2009

Mangiare bene è un arte

Grazie a Mario, con la sua vena comico-culinaria abbiamo introdotto un argomento ricco di profumi e sapori e gusto.
Cucinare non è tanto facile; spesso e volentieri fa disperare, ma dà anche piacere, perché quelle volte che riusciamo a superare una difficoltà, proviamo compiacimento e cantiamo vittoria nei confronti della nostra partner femminile.
Se non abbiamo la pretesa di diventare bravi come le nostre donne e non credo che sia necessario per riuscire: basta la passione.
La migliore maestra è la pratica, sotto un bisognoso dovere familiare ma anche senza di esso , noi siamo capaci,mettendoci con impegno, a ricavare qualche cosa.
Soddisfare il gusto , secondo il mio pensiero è un arte. Infatti, come si gode vedendo un bel paesaggio oppure un bello uno spettacolo si gode ,alla stessa maniera, forse di più, mangiando un bel piatto di”MACCARRUNI i CASA”.Tante volte ci sentiamo in colpa per aver approfittato di tante succulente pietanze, invece ci sentiamo appagati dopo che abbiamo visto uno spettacolo.
Il gusto non deve essere appagato, forse? Ovvio! Bene, allora godiamoci la cucina:merluzzi e baccalà, trippa e fegato, e infine dei volgari SPAGHETTI ..cu tunnu.
Non vergogniamoci di cucinare e mangiare il meglio che si può,anche se di questi tempi è dura trovare cibo genuino .Tra l’altro , anche il cervello ci guadagna e per questa società malata di nevrosi questo hobby può portare beneficio. Liberiamo il senso del gusto e non vergogniamoci di soddisfarlo onestamente. Non si vive di solo pane…
Ringrazio Mario per il baccalà e ne prendo un assaggio. A proposito, le stoviglie tienile pure: ti potrebbero servire per la prossima pietanza!

Ricetta della domenica: cazzarola chi merluzzu!

Foto numero 1
Foto numero 2
Si sentono profumi di manicaretti 'nta stu blog che uno è invogliato a darsi alla culinaria ma tu cerca di rimanere coi piedi per terra, in umiltà, se vuoi imparare almeno il necessario per principiare. Ascoltami principiante, oggi proporremo in alternativa al tonno un bel piatto di merluzzo alla cazzarola. Seguimi, andiamo in pescheria dove per prima cosa dobbiamo comprare un bel merluzzo morto. Non farti distrarre dal pescivendolo che, con occhio di triglia, cerca di sviarti: - Cattativi chistu, è ancora vivu!- No, no e no, non abboccare, dopo non riusciresti a convincere il pesce a entrare nella pentola nemmeno se la camuffi da acquario. Il merluzzo dev'essere cadaverico. Non preoccuparti, non devi fargli l'autopsia. Prima di metterlo in pentola dagli una botta in testa a mo' di colpo di grazia chè se per caso fosse in coma vegetativo persistente non potresti cucinarlo ma dovresti accudirlo amorevolmente fornendogli gamberetti o, chennesò, quello di cui si nutrono i merluzzi. C'è una legge, non si scherza. Deponi il merluzzo nella pentola -da qui in avanti, cazzarola- dove hai soffritto nell'olio del Garda i cipuddi i Tropea, aggiungi molto sale perchè l'olio è d'acqua dolce e il pesce potrebbe trovarsi spaesato come fosse fuor d'acqua. Disponi alla rinfusa pomodori maturi a pezzi e tocchetti senza preoccuparti dell'aspetto che andrà assumendo la cazzarola. Non dobbiamo indulgere nell'eccessivo estetismo, in cucina conta il buono non il bello per quanto al mio vicino di casa gli sono venuti degli spaghetti al niru di siccia (Sepia officinalis) talmente graziosi che sarebbe stato peccato mangiarli. Li incorniciò (foto numero 1) e appese il tutto a una parete della sala: meglio di un quadro di Pollock, converrete con me. Intanto la cazzarola va fumantina e borbottante, il merluzzo è pesce polemico, si sa, non dargli retta e lascialo cuocere nel suo brodo. Continuerà a sputazzare schizzi di sugo su tutte le piastrelle della cucina, attenzione: quando gli schizzi diventeranno crostosi il piatto è pronto (foto numero 2). Ora fai assaggiare ai tuoi commensali e aspetta. Se diranno: -ma, chi cazzarola i pisci è chistu?- devi ancora migliorare, se invece diranno: -Cazzarola chi merluzzu!- hai eseguito la ricetta alla perfezione. Bravo

*Grazie a Nino Chinnu per aver fornito le stoviglie color nostalgia (F.G.)
Buona domenica e buon appetito. Io vado al ristorante.

Ora legale

sabato 28 marzo 2009

Ridere ridere ridere

Sicuramente al primo posto metterei le storielle che mio padre e mio zio raccontano a Natale, a tavola, davanti a parenti e amici, ogni anno sempre le stesse, sai già come finiscono e conosci a memoria le battute di uno e le risposte dell'altro. Il finale e i dettagli non sono mai cambiati nel corso degli anni e delle generazioni, ma finiamo tutti a ridere con le lacrime, rossi in viso e pronti a chiedere "ancora ancora"...

Le mie preferite sono i racconti di pesca, saghe epiche e avventure improbabili che si svolgono a pochi metri dalla costa e che finiscono sempre con qualcuno che torna a casa sciancato. Qualcuno che ovviamente è un povero malcapitato che passava di lì per caso e che con Acab "de noi artri" non aveva niente a che fare. Il solo pensiero di immaginare mio zio e mio padre sulla barchetta di plastica che tornano dalla battuta di pesca (un secchio azzurrognolo pieno di scazzupoli agonizzanti) e si avvicinano trionfanti a riva, guardano le mogli e i figli che prendono il sole sulla piaggia, si scambiano sguardi complici e fraterni convinti di essere meglio dei Bronzi di Riace, mio zio che si tuffa stile "Oliocuoremangiarbenexsentirsinforma" e prima di mostrare i suoi addominali fantastici (perchè solo chi è dotato di grande fantasia li può vedere) si toglie lo zoccolo di legno, lo lancia e inavvertitamente colpisce la suocera di 73 anni in testa, che cade gambe all'aria dalla sediolina di plastica sulla quale era tranquillamente parcheggiata sotto l'ombellone, con mia zia che urla "Me l'ha ammazzata, me l'ha ammazzata" mi fa piegare in due dalle risate.

venerdì 27 marzo 2009

L' arte del saper ridere...


Le risate più esilaranti della mia vita risalgono ai tempi del liceo.
Ai miei compagni di classe e alla nostra "geniale" invenzione.
Prima liceo classico,settembre 1991:nuova prof di latino e greco, supplente annuale di prima nomina,giovanissima,timida e imbarazzata.
La scrutiamo con attenzione e rimaniamo subito colpiti dal suo parlare gentile e forbito,dal sorriso dolce e dalle romanticissime camicie con baveri di pizzo degni delle più delicate bambole di porcellana bisqui.
E' andata bene-pensiamo tutti-nessuna zitella acida e rimbambita a suon di aoristi e declinazioni di verbi greci irregolari.Piuttosto la maestrina della penna rossa.
Dopo i primi giorni di conoscenza, la prof. prende subito a chiamarci tutti rigorosamente per nome e, finalmente, ci diletta con le sue lezioni:introduzioni varie,cos'è la letteratura latina,le prime forme di rappresentazioni teatrali,la commedia dell'Atellana e l'influsso della Grecia e via dicendo, il tutto pazientemente e amorevolmente, ogni singola parola scandita con precisione per consentirci di prendere appunti.
LA PRIMA LICEO PASSAVA COSI' LE SUE GIORNATE: TRA IL TERRORE DELLE ORE DI FILOSOFIA (PEGGIO DI UN LAGER NAZISTA) E L'ATMOSFERA "SUGAR CANDY" DELLE LEZIONI DI LATINO.
-"Allora, ragazzi, oggi conosceremo le maschere più famose dell'Atellana: il PAPPUS, il MACCUS,il BACCUS, IL..."
(Ma che va blaterando la prof??? il Pappus, il Maccus,io conosco solo il macco di fave di mia nonna...)
Invece no,esistevano davvero il pappus,il baccus e compagnia bella e lei continuò imperterrita a spiegarci questo argomento per un bel po' con quel fare melenso che ci faceva sentire bambini all'asilo. Altro che liceo.
Finchè un bel giorno... dai primi banchi, quelli dei secchioni geniali, arriva, spavaldo, un bigliettino con una caricatura della prof sorridente, con il bavero bello in vista, che fa così: "Allora, ragazzi, parliamo del pappus oggi...su "bimbi" non è così difficile. Non vi ricordate proprio nulla di questo argomento? Ma come? Allora, per punizione, oggi niente intervallo".
ILARITA' GENERALE,RISATINE,OCCHIATE VELOCI,LA "PAPPUS DI CARTA" CHE GIRA IN UN BALENO TRA I BANCHI E LEI, PAPPUS ALLA CATTEDRA, A SPIEGARE SENZA ACCORGERSI DI NULLA.O QUASI.
Da allora ebbe inizio una lunga ed ininterrotta serie di caricature con la prof. Pappus (ormai l'avevamo ribattezzata così) protagonista indiscussa delle più disparate e surreali avventure in compagnia dei suoi astuti scolari,sempre pronti a farla passare per la "fessacchiotta della scuola".
E noi a ridere sommessamente durante le lezioni e poi all'intervallo sempre intenti a creare nuove esilaranti caricature.
La nostra cara Pappus ci ha accompagnato anche dopo il liceo.
Ancora oggi ci ritroviamo ad ogni occasione importante, le feste di laurea, i più recenti matrimoni e ogni regalo di "classe" è accompagnato, immancabilmente, dal biglietto con la caricatura della PAPPUS che, con il suo bel bavero di pizzo,augura buona fortuna al festeggiato di turno!
E la foto che ci ritrae sorridenti è la prova "visiva" dell'ilarità generale alla lettura degli Auguri per il mio matrimonio....
GRAZIE A MARCO E ANNALISA, I MIEI FANTASTICI AMICI E COMPAGNI DI SCUOLA, PER AVERMI FATTO MORIRE DALLE RISATE QUANDO PIU' NE AVEVO BISOGNO.
E OVVIAMENTE ALL'UNICA, INIMITABILE PROF PAPPUS.

L'Arte del saper ridere


La mia migliore risata è di quando ero in gita di quarto ginnasio a PaestumPompeiErcolano. In un albergo brutto e squallido quanto può essere brutto e squallido un albergo che ospiti una gita di ginnasiali in quei posti. Ma non eravamo lì per l'albergo. L'albergo neanche lo vedevamo.
Eravamo seduti a pranzo. Il pranzo faceva schifo, ma proprio schifo. Spiccavano tra le portate delle carote di un allegro color giallo e d'un sapore altrettanto incredibilmente giallo. Ma non eravamo lì neanche per le carote; anche se le carote era impossibile non vederle, saltavano agli occhi.
Producevamo la tipica gazzarra che fanno gli uccelli in stormi, le scimmie in branchi e le scolaresche. Parlavamo forte e scherzavamo più forte ed eravamo sicuramente fastidiosi e molesti. Ma senza intenzione.
Alla fine ci propinarono anche un dolce. Una torta alla panna mi pare, acida mi pare. Ero al tavolo con i miei migliori amici. Contenti come gazze. Mi cade in terra la forchetta da dolce. Mi piego per raccoglierla ma mi precede una cameriera secca secca e scura, con in viso un'espressione di così profondo disprezzo, di tanta scoperta rabbia e odio sconfinato che non ne ho più vista una neanche lontanamente comparabile. La megera mi guarda brandendo la posata e gelida e secca come ghiaccio sintetico sibila tra i denti: “Te la tólgo”.
Ho riso. Ho riso irrefrenabilmente, convulsamente, con i crampi allo stomaco e dolori lancinanti e acuti per tutto il corpo. Ho riso accasciandomi sulla sedia e aggrappandomi al tavolo con le mani che non facevano presa e per un tempo eterno.
E quella è stata la risata più incredibile di tutta la mia vita. Perchè io allora non lo sapevo e ridevo soltanto, ma sarà una risata vi seppellirà.

SPAGHETTI ...cu tunnu


A cavallo di mezzodì,ho avuto una richiesta culinaria, un primo piatto al pesce "spaghetti cu tunnu.Ciao Mariuzza...Buono appetito

Ponte sullo stretto


So che arrivo tardi, questo argomento settimanale era già stato affrontato, ma questa è troppo bella.

La sparatoria

Questo fatto ve lo racconto così come me lo ha raccontato uno dei due protagonisti. Dopo aver portato a barca 'o sciuttu nella spiaggia di Bagnara alla fine di una battuta di pesca, Pinu e Vicenzu andarono sul corso a prendere l'auto per rientrare a Favazzina. Erano le due di notte, partirono per il viaggio piacevolmente intenti a parlare di tunni e piscipata, quando furono alla discesa versu 'a curva i Samperi Vicenzu rallenta, scala 'a marcia, nesci ra curva, accellira e PAM PAM. Vicenzu afferra la testa di Pinu e la spinge verso il basso: -Mbasciti Pinu, mbasciti chi ndi stannu sparandu!- -A nui, Vicenzu, e chi ficimu?- Vicenzu prova ad accelerare, arriva alla curva successiva versu Rusticu e rallenta, scala e PAM PAM PAM. -Ndi stannu curriandu Peppi, mbasciti ti ricu!- - Ma aundi sunnu, Vicenzu? Ieu non viru a nuddu.- Il guidatore da ancora più gas e pensa di avercela fatta ma frena, scala, pigghia n'autra curva e PAM PAM. -Allocumeu! Stavota ndi mmazzunu Pinu.- -Senti Vicenzu, ma comu cazzu è chi chisti sparunu e non ndi pigghiunu mai? Rallenta chi t'aiu a parrari.-
-Vicenzu, chi benzina nci mintisti a sta machina?
-Chija ra varca, nci fici u chinu a Marineja.
-E ti pari chi facisti bbonu?
-Oh pè mmia! Varca o machina, motori sunnu.
- E' veru Vicenzu ma va chianu chi chistu è motori chi spara.
Arrivarono a Favazzina, sani e a salve.

giovedì 26 marzo 2009

L' Arte del saper ridere

Ridere è la piu bella cosa del mondo....
Vi racconto l'ultimo episodio capitatomi in albergo,il quale è stato propio argomento di grande risate e commenti tra me e i miei amici....

La settimana scorsa come al solito durante il mio turno di notte alla reception...
...verso le 22 squilla il centralino,un cliente (donna) ,mi chiama dicendo che non trova il telecomando del condizionatore....

LEI: ho guardato anche sotto il cuscino...
IO: tra me e me... ( SI VARDA PURU SUTTA U LETTO), cmq... arrivo signora non si preoccupi..
LEI: e seccome quella sera faceva freddo,mi chiede se potevo portarle un altro telecomando o un altra coperta...
IO: ok... provvedo subito!

Arrivo al piano busso alla porta la signora mi apre rimanendo nascosta dietro la porta e mi invita ad entrare per vedere se trovavo io il telecomando... una volta entrato lei subito chiude la porta!!! ....era con una sottoveste tutta trasparente reggiseno e perizoma! (poteva avere 36/38 anni, ma portati MALE!!!!) il mio pensiero una volta chiusa la porta è stato: malaccasioni!!!!! varda tu chi chista ora mi violenta!!!!!!!! sguardo velocissimo in camera per trovare il telecomando ed esco subito dicendole che le avrei portato un altro telecomando....
Figghioliiiiiii è cusi fici !!!! nci purtaia natru telecomandu e mi ndi fuia pi sutta!!!!!

L'Arte del saper ridere

La risata più bella della mia vita è stata a Favazzina (ma guarda un po'). Purtroppo i particolari non posso raccontarli perché infrangerei ampiamente il regolamento.

A metà degli anni '90 il sottoscritto, Scibbalocchiu, U Bambinu, Malumbra e il Geko decidemmo di mettere in opera un 'progetto di conquista collettivo'. La cosa andava opportunamente studiata e definita nei particolari, pertanto, dopo esserci approvvigionati di abbondante birra, ci riunimmo in commissione nell'appartamento du Bambinu. Non immaginate quello che potemmo dire. Probabilmente riuscimmo a svegliare tutto il vicinato, compresa la mitica zia Pina che dormiva appena un piano sopra! Ricordo di quella sera che riuscimmo a toccare "ampie vette poetiche" e dalle risate per poco non ci sentimmo male.
Mi rivolgo al gruppetto sopra citato. Ricordate quella mitica serata?

L'arte del saper ridere

Mi fa torcere dalle risate.

L'arte del saper ridere

Ho voluto mettere la scena del treno del famoso film di Totò con l'onorevole Trombetta. E' uno dei film comici che amo di più e che ogni volta che vedo mi spasso


L'arte del saper ridere

Longu con questa storia della parrocchia mi hai ispirata. Beccati queste!

Esilaranti e VERI annunci pubblicati in varie parrocchie:

Il costo per la partecipazione al convegno su "preghiera e digiuno" è comprensivo dei pasti.

Per favore mettete le vostre offerte nella busta, assieme ai defunti che volete far ricordare.

Il parroco accenderà la sua candela da quella dell'altare. Il diacono accenderà la sua candela da quella del parroco, e voltandosi accenderà uno a uno tutti i fedeli della prima fila.

Martedì sera, cena a base di fagioli nel salone parrocchiale. Seguirà concerto .

Per tutti quanti tra voi hanno figli e non lo sanno, abbiamo un'area attrezzata per i bambini

mercoledì 25 marzo 2009

l'Arte del saper ridere

Mimmo è da quando hai inserito l’argomento che cerco con fatica di trovare nella memoria un episodio della mia vita in cui ho riso a crepapelle. In realtà è difficile ricordare alcuni momenti e soprattutto è ancora più difficile riuscire a raccontarli facendo provare agli altri quello che è scattato dentro di te nel momento in cui hai riso come un matto.
Un pomeriggio d’estate di tanti anni fa, il Ragioniere, in seguito al rifiuto di suo figlio, di andare a pesca con lui, decise di invitarmi per la mattina successiva a una battuta con il bolentino, nell’antistante mare di Favazzina. Il mattino seguente alle 5,30, arrivai a casa sua, era là che mi aspettava, disse: ”Prendi il motore”, eseguì l’ordine senza battere ciglio, lui prese gli attrezzi, è si avviò verso la spiaggia, a seguito, io.
Preparata la barca, fissato il motore, ingrassati i falanghi, finalmente varammu. A tutto gas, si precipitò fora a sciumara, per pescari a surici. Si preparò la lenza solo per sé; a me disse: “ è meglio che tieni i remi, sennò surici non di pigghiamu”.Avevo una tale rabbia, ”chi vuliva cacciari i leggi”. Comunque mi trattenni, aspettando di pescare più avanti. Intanto di surici mancu l’umbra, a questo punto, decido di farmi dare una lenza per pescare, ma lui testardo mi replicò di restare ai remi. Intanto la corrente ci aveva trascinato al largo. Finalmente decise di spostarsi e tornare verso terra. Tentò di mettere in moto il motore, tirò la cordicella, una due, tre quatto volte, ma il motore non partì. Lui pensò e agii: “Bisogna smontare il motore, è ngolfato”.Tolse la candela, aprì il carburatore, smontò il pistone e lo appoggiò sul bordo della barca. E fu proprio in quel minuscolo attimo che io ebbi la mia rivincita! Un’onda fece l’irreparabile, il pistone finì in mare. Lui, poverino, cominciò a dire di tutto, mentre io non riuscì a trattenere la fragorosa risata che mi fece torcere le budella. La risata è l’unico momento piacevole che ricordo di quella giornata, perché dovetti remare fino a riva. Da quel giorno non mi vitti chiu u Ragiuneri!

I signurini i Napuli

Vivevano al paese due vecchie zitelle dette "signurini i Napuli" probabilmente per la loro provenienza, sicuramente in decadenza sia fisica che economica, ma dovevano aver visto tempi migliori.
Appartenevano alla piccola borghesia terriera, poi a poco a poco avevano venduto tutto, rimaneva qualche giardino da qualche parte e molta, tanta superbia.
Si comportavano come se fossero dirette discendenti dei Vicerè di Napoli, la più anziana aveva sempre il sorriso stampato in faccia, sembrava bonarietà invece era senilità precoce, portava occhialini tondi da intellettuale, alla Gramsci, non credo avesse la stessa fede politica, tantomeno lo stesso bagaglio culturale, si trascinava due cotechini invece della gambe ed era sempre appiccicata alla sorella.
Un naso importante sopra due baffetti alla D'Artagnan, accompagnavano sempre la più giovane, tocco finale, filo di rossetto e cappello stile anni venti o forse Belle Epoque, usavano i cappotti fino a giugno, ed ampi foulard sulle spalle.
Naturalmente erano fervide osservanti, in chiesa avevano, uniche, due inginocchiatoi personali e dirigevano le attività parrocchiali, specialmente il catechismo.
Odiavano i bambini in generale, me in particolare.
Mi ero permesso di crescere, secondo la loro classificazione della società, i figli dei contadini dovevano essere piccoli, emaciati, con gli occhi imploranti la loro benevola approvazione, io al contrario me ne fottevo molto, ma tanto, della loro approvazione, di loro, e della loro genia, mi veniva naturale, senza sforzo.
Il seme del bastian contrario, ateo, blasfemo e comunista aveva attecchito, però non lo sapevo.
I nostri rapporti dovuti solo al catechismo si guastarono irremidiabilmente, quando un giorno le signorine decisero di attraversare il nostro campo di calcio, attuale piazza delle Rimembranze, ed una leggera pallonata sfiorò un cotechino della beota,
io non c'entravo niente, almeno in quel caso, ma mi raggiunse lo stesso il rabbioso termine "maledetto bandito"
Minchia, bandito a sette anni, che carriera, ero pure contento, nei fumetti, allora a striscia, i banditi anche se cattivi erano sempre protagonisti, meglio che indiano, gli indiani toglievano lo scalpo e quella cosa mi facesa un pò senso.
Solo da grande scoprì che gli indiani avevano ragione e non solo loro.
Torniamo a noi
A quei tempi dopo il catechismo ci davano dei biscotti zuccherati, molto buoni, credo che facessero parte degli aiuti umanitari dovuti al Piano Marshall, sta di fatto che ci davano questi biscotti.
Quando c'era il prete li distribuiva equamente a tutti i bambini, quando il prete non c'era, il dramma, la distribuzione era fatta dalle signorine.
:- Tu i cu si fugghiu ?
:- Sugnu figghiu i ..
:- Bravo, eccoti il biscottino
:- Tu i cu si figghiu ? Eccoti un altro biscottino.
Quando arrivava il mio turno, potevo dire che ero figlio adottivo della Madonna quindi fratello di Gesù Cristo, ma non c'era niente da fare, io ero il bandito, niente biscotti.
Scusate se mi vanto ma a catechismo ero un portento, i sapiva tutti, comandamenti, credi, giuramenti, atti di dolore, peccati mortali, veniali, gola, lussuria, vizi capitali, vizi regionali, fornicazione (chista non sapiva chi significava), sapevo tutto a memoria, potevo andare al Lascia o Raddoppia del catechismo.
Ma biscotti nenti
Alla fine, quando ormai avevo dieci anni, ultimo anno di catechismo, non potendomi colpire sul profitto, le signorine s'inventarono la mia età, ero troppo alto, mi invitarono ad andare a giocare con quelli della mia età e mi affrancarono dal catechismo.
Felice dell'esenzione giocavo in piazza da solo, mi beccò il prete
:- E tu chi fai ? Pirchì non vai o catechismu ?
:- Sugnu randi
:- Quali randi ? a mia non mi freghi ti battiaia, passa pu catechismu -
:- I signurini non mi vonnu, dinnu chi sugnu randi
Madonna quanto s'incazzò il prete quella volta ,con le signorine, fui reintegrato, ma con mio sommo dispiacere, biscottini oramai non d'aviva cchiù

Una notte in Italia

l'Arte del saper ridere

Di situazioni che mi hanno fatto letteralmente “crepare dal ridere” , nel corso della mia vita ce ne sono state tantissime. Forse, la più originale è legata ad un funerale.
Era il lontano 1989 e nel Condominio dove abitavo precedentemente, L’amministratore tal Geom. S…..e,
perse la mamma novantenne. Premetto che il Geometra quasi settantenne, persona seria, onesta e preparata, viveva solo e che quando incontrava qualche vicino di casa lo tratteneva per ore, in quanto aveva voglia di parlare, di raccontare, di confrontarsi. Io e mia moglie siamo stati “sequestrati” e costretti ad ascoltare i suoi racconti almeno due volte e per paura di ricascarci, prima che si uscisse da casa si andava in avanscoperta per non essere intercettati. Torniamo al dunque. Il funerale, già triste in sé, si prospettava più “pesante” del solito. Giunti a casa, tra l’altro piena di gente, entrammo nella stanza dove sedeva il geometra e tutti i suoi parenti, alcuni rientrati dall’America. I discorsi che si fanno ai funerali, più o meno sono gli stessi.. che aveva … come è morta? ha smesso di soffrire … Oltre ai soliti discorsi, il geometra diede il meglio di sé con i soliti argomenti (conosciuti a memoria). Quel giorno ero vestito di scuro. Fatte le condoglianze, il Geometra mi fece accomodare accanto a Lui mentre mia moglie si sedette davanti. La gente continuava ad arrivare ed Io seduto tra i parenti e quindi scambiato per uno di Loro, ero costretto a ricevere le condoglianze. Cercavo di spiegare, di dire non c’entro nulla, cercavo di divincolarmi ma non potevo muovermi. Davanti avevo mia moglie che singhiozzava per quanto rideva. Ogni volta che accennavo un tentativo di “fuga” il Geometra mi sussurrava “non mi abbandonate”. Che fare? Fu un supplizio …

martedì 24 marzo 2009

il negretto e l'arte del saper ridere

Nel partecipare all'argomento settimanale proposto dal longu ne approfitto per la natura umana a volte è strana, perchè penso che ridere sia una delle cose più belle che possiamo fare, da soli o in compagnia, davanti la tv o in un locale, eppure non gli diamo quasi mai la giusta importanza; io personalmente ricordo molto bene le volte che ho pianto, l'ultima volta che ho pianto, ma se dovessi rispondere alla domanda del longu bè sforzandomi non riuscirei a definire la più bella risata della mia vita, mi sforzo, mi vengono in mente magari grandi risate ma nessuna di queste la definirei la più bella, chissà se anche a voi capita la stessa cosa, forse aspettiamo sempre una risata migliore dell'ultima che ci siamo appena fatti, chissà.Detto questo pur non identificandola con la più bella penso che una delle più belle grandi risate, da lacrime davvero, le ho fatte insieme al Ferroviere(che ci ha abbandonati) ascoltando le avventure sentimental(poco!)- erotiche(tanto) del mitico Mister in versione spedizione punitiva al centro Italia...mi dispiace non poter raccontare il perchè delle mie risate ma posso dirvi che, visto che sono un pò figlio di b.d. ,ho ripreso col cell il mister mentre raccontava vantandosi per le proprie performances degno del miglior gigolò italiano con termini e particolari coloriti dalla grande dialettica del mister ,e per settimane rivedendo questo video mi venivano le lacrime agli occhi!Se qualcuno riesce a contattare il Ferroviere confermerà quanto abbiamo riso!minchia na cosa esagerata.

L'arte del saper ridere

O Longu, pensavo di saper ridere ma c'è chi sa ridere meglio di me e spedisce lettere dalla banca per dirmi che ai sensi della normativa vigente e nel rispetto del costumer satisfaction avrebbero applicato un nuovo tasso di sconto, scontato rispetto al vecchio tasso ma tassato nel nuovo sconto e ciò sarebbe avvenuto dopo trenta giorni a far data. Avevo tempo. Ho fatto subito due conti per capire se fosse più conveniente usufruir dello sconto tassato o del tasso scontato. Due conti non bastarono e mi rivolsi al ragionier Tassoni vero esperto della tassonomia dei tassi che elencò secondo scienza: tasso di sconto, tasso euribor, tasso legale, tasso torquato e tasso alcolico. Bevve un bicchiere di vino rosso alla mia salute e mi accompagnò alla porta, barcollando. Non avevo risolto il mio dubbio e pensai di chiedere aiuto al fiscalista della finanza creativa: "Forse non è chiavo a tutti quello che stiamo cevcando di fave: se tasso, devo scontave e se sconto, devo tassave!" Ma vai a cacave! mi scappò detto e vi prego di volermi perdonare, non ce l'avevo con lui ma col professor Quattrone che mi aveva insegnato la filosofia del dubbio e dell'ubimaior: che siano tassi o che siano sconti se son quattrini si depositano sempre nelle tasche dei maggioraventi. Non sono tutto nella vita i quattrini, o Quattrone; l'indomani vado in banca e gli dico: "tassatemi senza sconti e del mio conto non tenetene conto" e me la rido di tutto ciò, pensando di fare spirito e sfoggio aggiungo: "Castigat ridendo mores". Lo dovevo sapere che forse non conosce il latino ma i suoi polli sì e dovevo pure sapere che ride bene chi ride ultimo, il direttore della banca a cui brillò di luce propria un incisivo ricoperto d'oro.

lunedì 23 marzo 2009

Cummari Mica

'Nte scaluni i na casicedda 'mbascia
stava cummari Mica cu na cascia,
dda rintra tiniva lenzi i turruni,
pastidda, susamelli, simenza i muluni,
luppina, 'nzuddi, lessi, castagni 'nfurnati,
fica, calia, ciciri cotti, zuccarati.
I vindiva a poco, poviredda,
non c'erunu tanti sordi 'nta vinedda,
ma saluti quantu 'ndi vulivi,
aviva cchiù i cent'anni e non nci cririvi.
Ogni tantu a morti iava ma trova
e idda 'nci riciva.."te ddocu, prova..."
e a morti 'ssaggiandu ddi bontà
rispundiva "ndi virimu ann'atrannu ccà.
Cu l'anni si stancau cummari Mica,
m'infurna sempri castagni, nuci e fica,
e quandu vinni a morti mi sa 'nchiana
nci rissi " non ti fici nenti, non aviva gana "
e a morti chi si sapi non pirduna
sa purtau cu idda a mezzoiornu o all'una.
Ristaru sulu a casicedda 'mbascia,
na conca, u furnu, e forsi puru a cascia,
e passandu certi voti i dda vinedda antica,
mi pari chi viru, a calia, a cascia e cummari Mica



PS - Vale come testo di favazzinotu per la laureanda

domenica 22 marzo 2009

L'arte del saper ridere

L'argomento che propongo questa settimana è:
raccontare cosa vi ha fatto ridere di più nella vostra vita.
Può essere un fatto di vita vissuta, un film, un programma televisivo, radiofonico, un libro, un fumetto, insomma quella cosa o più cose che vi hanno fatto ridere di cuore.
Ad esempio, da ragazzo seguivo una trasmissione radiofonica diretta da Arbore e Boncompagni chiamata Alto Gradimento.
C'era un personaggio, il capitano Raimundo Navarro, spagnolo, che era stato lanciato nello spazio e non riuscivano a farlo rientrare.
In trasmissione si lamentava cosi:
- cornudos me hanno lanciado como capita, capita
- otto minudos e va bien, otto giornas e va bien, otto mesos e va bien, ma otto annos, cornudos y ubriacones.
Pare si fosse mangiato la scimmia che stava con lui che serviva per fare esperimenti.
Divertitevi perchè ridere fa bene all'anima.
Potete scrivere quanto e quello che volete

RESTAURO



Intorno ai primi anni novanta, ho scoperto grazie ad un amico di Messina, la mia passione per il restauro dei mobili antichi.Questi lavorava a Messina, nella bottega di un certo mastro Pistone, rinomata in città, per la capacità di restauro mobili antichi, in stile barocco siciliano.In questi anni ho affinato la mia arte restaurando di tutto:comò,comodini,testate,tavoli panche,poltrone e credenze,naturalmente in legno massiccio.Il restauro dei mobili è considerata una arte strana,quasi una magia.Comunque quest’arte richiede delle conoscenze, dalla falegnameria, alla coscienza di un colore.Naturalmente l’amatore non è un specialista, ma ama il mobile e lo vuole conservare.Ci vuole prudenza, pazienza e molta passione.Restaurare non significa rinnovare ma ripristinare,rispettando,l’invecchiamento,la patina ed anche eventuali restauri precedenti.Abbiamo detto che bisogna essere prudenti,così facendo si limitano i danni, e si sostituiscono le parti danneggiate.Ci vuole pazienza, perché per rimettere in piedi un mobile,fra un operazione e l’altra passano giorni. E’ sempre meglio lavorare in estate o comunque nella bella stagione,in un posto tranquillo,aerato,al riparo dal vento e dalla polvere. Il motto del mio amico artigiano era “TUTTO è RIPARABILE”:solo questione di tempo e di volontà.(Nella foto un comò,dei primi del novecento, scovato da mio padre a Castel S. Giovanni(PC)nel 1994).

sabato 21 marzo 2009

Dalle sfere al cubo

Le palle clic clac ve le ricordate? Anno 1971 credo - ma ci fu un brevissimo revival negli '80- una mania collettiva che imperversò fino a quando i danni al polso divennero così frequenti da far temere invalidità future e permanenti. Intervennero comitati di mamme, medici del pronto soccorso e persino i sindaci per bloccare la diffusione di quel gioco micidiale. Afferravi l'anello da dove partivano due cordicelle alle cui estremità erano attaccate le palle e per prima cosa pendolavi per conferire alle sfere un movimento che le facesse sbattere l'una contro l'altra e quando la separazione fra di esse era sufficientemente ampia muovevi il polso su e giù talchè le sfere cominciavano a urtarsi violentemente sopra e sotto formando una traiettoria circolare attorno alla mano. Ma non durava tanto e prima o poi -in genere per i più bravi, al quinto/sesto urto- ricadevano pesantemente quasi sempre sul polso. Contusioni, ematomi, unguenti antidolorifici, impiastri e fasciature. Le mamme erano diventate tutte infermiere esperte: mentici a lasonilli, no megghiu a sifficamina, fanci nu mpaccu ca farina e l'ogghiu sbattutu. Era veramente doloroso e rumoroso, non vi dico. Nte vineddi nu burdellu di clic e clac, clic clac, cliclac sempri chiù veloci e chiù forti che disturbava la quiete e la siesta quotidiana. Si stava diventando tutti contusi e nirbusi. Finì il gioco e fu soppiantato dal going, quel gioco della spoletta che sembrava un ovale da rugby e che Magù ha ricordato in un commento, e dal cubo di Rubik. A finimmu mi ndi scafigghiamu i puzi e cuminciammu a perdiri i cirivedda.

venerdì 20 marzo 2009

MARE NOSTRUM


E'di questa mattina la notizia, secondo cui sui fondali marini di Scilla sarebbe stata individuata una distesa di CORALLO NERO; a detta degli esperti, l'unica conosciuta al mondo.(La foto è del fondo marino di Scilla)

giovedì 19 marzo 2009

Avanti u prossimu...

Longu a te l'onore del prossimo argomento settimanale....

Pelè e l'oggetto del desiderio

Pelè era appena arrivato da Venezia e già aveva creato scompiglio nel Paese. Preso dall'euforia dell'arrivo salutava i vari amici manco fosse una rockstar appena arrivata a Beverly Hills: "salutamu.... ricchiuneddo... che si riiiiiiiiciiiii.... moneeeeeeelllllla", ma ancora doveva dare il meglio di sé, infatti nascondeva nella tasca un'innovazione social-tecnologica di estrema rilevanza. Il cellulare! Per dire la verità un tentativo l'aveva già fatto l'anno precedente. Si era comprato sulle bancarelle di Scilla uno di quei cellulari finti, identici all'apparenza a quelli veri, e si divertiva a fargli ripetere l'unica frase registrata con accento vagamente milanese e con voce di donna:" Pronto, chi parla? Ciao come stai?" e lui si ostinava a rispondere alla finta "monella" cercando di far credere agli astanti che fosse una vera conversazione.

L'anno successivo invece l'aveva comprato veramente. Era il mitico Motorola (non ricordo il modello), uno dei primi GSM della neonata Omnitel. Sarà stato il 1994, anno in cui si iniziavano a trovare i primi cellulari alla portata di tutti, infatti anch'io ce lo avevo, identico al suo. Appena Pelè se ne accorse fece una gran festa e subito ci scambiammo i numeri, ma avevo sottovalutato il suo piano diabolico: riuscì a convincermi a seguirlo per tutta la sera e a fargli uno squillo non appena incontrava qualche amico che si fermava a salutarlo. In tal modo poteva estrarre e sfoggiare il suo nuovo acquisto. La conversazione che ne seguiva era finta, infatti, a causa delle tariffe mi limitavo a fare uno squillo e a chiudere immediatamente, ma il suo obiettivo era comunque raggiunto!
Mitico Pelè, quanti ricordi. Come minimo adesso avrai uno smartphone da paura, ma perché non usi il cellulare per connetterti ad internet ed iscriverti al blog?

'U quadernu ru magu

Tuttu mi pinzava e ambeci
ndi spittavumu dui si cugghiru reci
parti sunnu amici i cchiù comu parenti
ora chi facimu cu tutta chista genti?

Era propriu bbonu organizzatu
ieu cu Mela e tu cu Tota
nu morshu i pizza e na gazzusa
supra a rina sutta e barchi nta marina.

Tuttu mi putiva pinzari e ambeci
inchimmu i tavulini paru paru
ssumunu i graniti cà nto magu
fraula e limoni, di mendula e di fica.

E quantu si ndi calunu nto scifu?
non sunnu sazi i nenti binirica!
Ndi vardammu nta l'occhi schifiati
prima mi llampamu nasiati.

A faccia ri vuleri e ri spundati
o pocu o assai sunnu ospitati
e ndi tocca puru mi pavamu tutti
i sordi cu l'avi a banca ru sapuni?

Chiamu o magu accusì ndi parramu
senti Peppi simu mali cumbinati
capitaru e non erunu spittati.

Oh figghioli non vi preoccupati
vi signu nto quadernu
e mi pavati a rati.

19 MARZO

In questo giorno di festa per i papà valorizziamo il maschio.Facciamo risaltare, la sua capacità di donarsi e prendersi cura della famiglia, di difendere ed educare i figli e di occuparsi anche della comunità che gli sta attorno. Auguri papà

mercoledì 18 marzo 2009

Stupri e violenze

Ci sono uomini che non lasciano mai che il gallo canti tre volte,
ci sono uomini,invece, che si consumano per un ideale,
ci sono uomini che non capiscono,sono tanti,
ci sono uomini che fingono di non capire, sono i peggiori, sono quelli che vanno dove li porta il vento del loro egoismo, sono fascisti e comunisti, atei e credenti, secondo l'interlocutore, secondo la loro convenienza.
Ci sono uomini che stuprano le donne, vigliacchi, ma per una donna stuprata in strada mille sono violentate dentro le mura domestiche, da mariti, conviventi, padri, fratelli, ma questo non fa testo, è fuori tema, non l'ha detto il padrone, non lo dice la televisione, non fa audience, non fa paura, per il semplice motivo che c'è sempre stato.
Non bisogna turbare la nostra bella educata civile società, è meglio soffermarsi sul rumeno arrapato, sull'albanese ubriaco, sullo zingaro ladro.
Farisei, opportunisti, teste al macero, uomini senza storia, uomini da niente e scusate la raffinatezza, coglioni.

Alla mia terra natale, un angolino di “SICILIA”



Sono nato in un borgo marinaro di nome Tonnarella in provincia di Messina. Quella parte di “Sicilia”, dove anche i fiori, i fichi d’india, le agave messicane e gli uccelli sembrano fare parte di un giardino incantato. La casa dove sono nato confina con la sabbia del mare, dalla parte opposta al mare, si vede una rigogliosa e verde distesa di agrumi, uliveti, vigneti.
Le colline, coltivate ad ulivi e mandorli, risalgono dolcemente fino ai monti Peloritani. Mio nonno Nino aveva un appezzamento di ulivi tra Furnari e Tripi.
Dietro queste morbide colline, spunta maestosa la cima di un gigante: l’Etna che d’inverno è imbiancato di neve.
Tonnarella è al centro dello splendido golfo tra Capo Milazzo e Capo Tindari, di fronte alle Isole Eolie, che quando il cielo è sereno sembra di toccarle con una mano. Milazzo è una lingua di promontorio che si allunga verso le isole Eolie, quasi a proteggerle dal vento di maestrale. Tindari è un luogo sacro e religioso dedicato alla Madonna nera con in braccio il Bambino
I racconti popolari tramandano, che una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva una statua della Madonna; mentre la nave navigava nelle acque del Tirreno, improvvisamente si scatenò una tempesta ed essa fu costretta a rifugiarsi nella baia del Tindari.
Finita la tempesta, i marinai decisero di ripartire ma non ci riuscirono, la nave rimase incagliata sotto il monte.Si mosse soltanto dopo che ebbero scaricata la cassa contenente la Madonna.
La statua della madonna venne poggiata dai marinai del luogo sul promontorio di Tindari,a protezione del golfo.L’arrivo risale all’ottavo secolo. Nella foto,in secondo piano, il promontorio del Tindari.

martedì 17 marzo 2009

Le parole

Papé satàn, papé satàn aleppe!
Le parole nei commenti paiono incomprensibili perse come sono nel palleggiamento tra i non mi hai capito, non ho detto questo, viri mi leggi bbonu, cusapi chi liggisti.
A volte le parole quando diventano onde sonore o segni su una pagina non rappresentano più il pensiero che le ha create come quando tronchiamo, prima che arrivi alle labbra, la parola pensata e la sostituiamo improvvisamente con un'altra: chi ci ascolta percepisce quello che avremmo voluto dire non quello che abbiamo detto. Come il signor Rossi quello che era stato colpito da una malattia che gli rubava le parole anzi no, più che rubare gliele sostituiva. Ricoverato già da tempo non ne poteva più del vitto e avrebbe voluto dire "sempri pastina nta stu cazzu i spitali?" invece diceva "depali tarelli le condavi sapotta?" e noi capivamo quello che avrebbe voluto dire non quello che diceva. Gli piaceva un'infermiera, gli si illuminavano gli occhi e le diceva "partela so falella rigana?" ma avrebbe voluto dire "u sapiti signurina chi siti propriu pulita?" L'infermiera capiva quello che lui avrebbe voluto dire, non quello che diceva, e arrossiva. Con la suora erano santi da nominare invano, si innervosiva quando gli veniva accanto e avrebbe voluto dire "tuccamundi i palli!" invece diceva "giaroni posenna!", anche la suora capiva quello che lui avrebbe voluto dire e scappava con la tunica fra le gambe. Aveva una sorella che veniva a fargli visita ma la detestava e spazientito le disse "vandora rabala comelli? Zalalea co landisa!" ma avrebbe voluto dire "ta futtisti l'eredità? Vatindi pa casa!" e ella, che capì quello che non aveva detto ma che avrebbe voluto dire, non tornò mai più. Finalmente guarì, lo rappezzammo alla bell' e meglio però le parole gli restarono guaste. Ora, mi hanno riferito ma stento a crederlo, scrive racconti di successo. I critici letterari capiscono quello che lui scrive e non quello che avrebbe voluto scrivere. In questo caso, è una fortuna.

Il signor Rossi in realtà si chiamava V, era originario di Polistena e fu ricoverato nel dicembre del 1983 all'ospedale Sant' Orsola di Bologna a causa di un infarto cerebrale che aveva colpito la cosiddetta area di Broca che è una regione del cervello che presiede alle funzioni riguardanti il linguaggio. Il linguaggio ne risulta compromesso con questa particolarità: il malato capisce e pensa le parole in modo più o meno corretto ma quando parla fa uso di parole "inventate" e senza senso "comune". Questa malattia si chiama Afasia di Broca.

Dante: Inferno, canto VII: il più famoso verso afasico della letteratura italiana

I luoghi storici di Favazzina

Se uno sale al Ponte, poco prima di arrivare alla centrale idroelettrica trova, sulla destra, un sentiero che un tempo, quando Favazzina era al massimo del suo splendore e le vigne erano ancora coltivate, arrivava fino a Melia. E’ il sentiero che porta a Brancatò e a Fermo, poi proseguendo a Mittà dove vi era e vi è tuttora un uliveto rigoglioso, quindi ai Nuciddari e infine come detto a Melia.
Imboccando il sentiero si passa davanti a quello che fu il trappito, con la macina che era mossa da un bue bendato e dove veniva ricavato l’olio dalle olive di Mittà. Salendo si scorgono ai lati del sentiero numerosi alberi di bagolaro “i spazzanasari” sui quali io e i miei amici da ragazzi andavamo a cogliere i spazza nasi e prima di arrivare a Brancatò si incontra la “pietra liscia” una parete rocciosa, aggirata dal sentiero, davvero molto particolare.
Brancatò è un pianoro sopra Favazzina, dove vi erano delle vigne stupende e dal quale si può godere di un panorama mozzafiato. Ricordo, soprattutto in primavera, le numerose violette che crescevano un po’ dappertutto ed emanavano un profumo intenso e le fragoline di bosco che raccoglievo dentro delle foglie di vite e delle quali ero ovviamente molto goloso. Da Brancatò il sentiero, proseguendo, attraversava un bosco di castagni e in autunno, quando andavo su per vendemmiare, era pieno di ricci e di castagne che io raccoglievo per mangiarle crude dopo averle pulite con un coltellino che portavo sempre nella tasca dei pantaloni. Al termine del bosco il sentiero sbucava all’Ariedda chiamata così poiché era una zona sempre arieggiata, inoltre vi picchiava continuamente il sole e in primavera quando le ginestre erano fiorite si respirava una brezza profumatissima.
Da lì fino a Fermo il sentiero era tutto pianeggiante e si procedeva con meno fatica, allegramente.
Fermo era una contrada ricca d’acqua e nelle vigne vi erano numerose sorgenti, la più importante si trovava sopra il sentiero, ai margini del bosco e, specialmente in estate, era un piacere abbeverarsi e rinfrescarsi dopo la fatica della salita.
Mio nonno nella sua vigna aveva fatto costruire una vasca “na gebbia” e grazie all’acqua vi coltivava i più svariati ortaggi. Vi era inoltre un albero di fichi a mulingiana maestoso e io e u Longu ci facevamo delle scorpacciate esagerate. Un’altra cosa che ricordo con piacere era l’origano che vi cresceva ed io ne raccoglievo dei mazzi enormi.
Che dire ancora, che a mio modo di vedere era uno dei posti più belli di Favazzina?
Magari esagero ma mi sarebbe piaciuto che quelli più giovani avessero gustato quei luoghi, che avessero avuto la fortuna di frequentarli, la stessa che io e quelli della mia età abbiamo avuto.

UNA GIORNATA DI PRIMAVERA

Da bambino con mio padre, sembra ieri,
camminavo allegramente per sentieri,
la rugiada sopra l'erba che ci bagna,
verde mi appariva la campagna.
La brezza leggera del mattino
il volto accarezzava al contadino,
segnato di lavoro e di fatica,
dura la terra, dura e pure amica.
Veniva giù dai colli fino al piano
andava, chissà, a perdersi lontano;
intorno tutta l'aria profumata,
bella pensavo sarà questa giornata.
Mentre colgo e tengo tra le dita
una rosa e una margherita,
annuso le ginestre, poi le viole,
giro lo sguardo e cerco il sole.
Dal monte che si erge sopra il mare
stanco una notte d'aspettare,
spuntava in quell'istante il primo raggio,
quel giorno, lo ricordo, era in maggio.

Violenza, stupri criminalita...

E’ facile dire facciamo questo o quello, additare qualcuno, polemizzare, proporre. Tutto è vano se non si aumenta la fiducia della gente verso la legge e non si inizia seriamente ad educare le persone ad una maggiore legalità. Naturalmente le mie considerazioni vogliono essere un analisi degli argomenti, basati sui dati reali dei fenomeni.

· Stupri: considerando che la maggior parte degli stupri vengono compiuti da familiari, amici o comunque da persone vicine alla vittima, direi che si può iniziare ad educare le persone ad una maggiore legalità. Perché? Perché se i "dati ufficiali" affermano questo, vuol dire che gli stupri compiuti tra le mura domestiche sono MOLTI di più (conta anche quelli non denunciati. Se lo stupro di un estraneo lo si denuncia sicuramente, uno compiuto da un padre, uno zio, un fratello lo si denuncia???). E' NECESSARIO che le donne inizino a denunciare questi crimini senza aver paura. Quindi, come dicevo, educare ad una maggiore legalità. Aumentare la fiducia delle gente nella legge.


· Violenze: anche qui la percentuale è nettamente in favore all'ambiente familiare. Ed anche qui pesa tantissimo il discorso dei crimini non denunciati, sopratutto quando la violenza è psicologica oppure è violenza compiuta all'interno del nucleo familiare. Anche qui per iniziare a far diminuire i casi è necessario che si insegni la legalità e si dia fiducia alla legge. Le mogli devono avere il coraggio di denunciare mariti violenti e viceversa (sì, avete letto bene, viceversa. Incredibilmente, le violenze di donne contro uomini sono in costante aumento!).

. Criminalità: questo argomento è un po' troppo generico. Quale criminalità? La grande criminalità? Quella organizzata che distrugge il territorio, uccide la nostra economia, ha tentacoli all'interno delle istituzioni politiche locali e nazionali ed educa i nostri figli a rubare ed intrallazzare perché solo il più furbo sopravvive? Per combatterla e dare una mano serve solo ancora: spargere maggiore legalità. Denunciare chi evade le tasse. Denunciare chi fa accordi sottobanco. Denunciare chi truffa e ruba. Noi non possiamo arrivare a colpire la vetta politica o economica della mafia, ma possiamo eliminare e denunciare i comportamenti mafiosi che la alimentano.

lunedì 16 marzo 2009

Il fiore calpestato


La faccia tra le mani
i graffi sui seni
niente più lacrime a lavarti la pelle
guardi nel vuoto e immobile tremi

e un gelo ti inchioda
povero fiore reciso e calpestato
sbattuto per terra
abusato ed umiliato

fatichi a respirare
non riesci più ad alzarti
non sai riaprire gli occhi
e immobile tremi…

è un esplodere di dolore
un oceano di rabbia
un grido di vergogna
un urlo silenzioso, gelido e dolente
che lacera la notte
e cresce lentamente

e niente più parole
e risate con le amiche,
quelle scarpe favolose,
quei brividi d’amore

è tutto andato in pezzi
è tutto calpestato
rimane la paura, l’abuso della carne,
l’angoscia che perdura…

bocche deformi,
mani che offendono,
palpano e straziano
risate sguaiate
rantoli di belve assetate di dolore
maledetti demoni,
vigliacchi e senza onore

e immobile tremi…
stai ancora tremando
piccolo fiore sbattuto per terra
senza conforto,
senza più amore.

D. Serra


domenica 15 marzo 2009

U Grecu e violenza, stupri, ecc.

A mio parere la soluzione del problema è leggi chiare e rigorose per tutti, italiani e stranieri. Penso che non ci possano essere attenuanti per chi si macchia di tali delitti. Poi per l'immigrazione, a mio parere, sarebbero necessari interventi seri e rigorosi. Parto dall'assunto che un cittadino straniero sia uguale ad un italiano e, come tale, dovrebbe avere gli stessi diritti e soprattutto gli stessi doveri, ma purtroppo spesso assistiamo a un certo tipo di politica demagogia che di fronte ad un improbabile spirito di accoglienza tende a dare due pesi e due misure e di conseguenza non fa altro che alimentare episodi di intolleranza da parte degli italiani. 

Lo stupro

La stanza numero 13 conferma la sua fama. Di numero fatale. Alla questura di Reggio Calabria Gheorghe Cadalanu in quella stanza non ha più la forza di negare e ammette la violenza su quella donna che non ha mai visto. Crolla dopo 70 ore di fame, di dolore, di luce negli occhi e fumo nei polmoni. La sua faccia era risultata simile a un identikit che nemmeno sua madre avrebbe riconosciuto. La donna sì, lo riconobbe per la riga a destra dei capelli neri come gli occhi. Prima di svenire, nello stupro, un intenso odore di essenza al bergamotto, lei lo ricordò e lo riferì. Non fu ritenuto importante. Gheorghe fu catturato senza che opponesse resistenza. Si stupirono che non lo facesse e si stupirono anche che fosse ancora vicino a quel luogo di brutalità. Percorreva quella strada ogni giorno per due volte, andava e veniva dal lavoro. Era in regola pure con il permesso di soggiorno. Incensurato. La prima volta in prigione nella sua vita fu alla sera quando lo portarono alle carceri di San Pietro. Lo chiusero in cella da solo.
Accanto alla stanza numero 13 della questura c'è la toilette privata. Il commissario capo radendosi si guarda allo specchio compiaciuto del proprio aspetto fisico e di come era stato risolto quel caso. Non può fare a meno di pensare agli identikit e alle simiglianze della vita. Dopo aver spartito con la riga a destra i capelli neri umidi di gel e vaporizzato l'acqua di colonia ammira nuovamente allo specchio quell'uomo che dice: -No, Giorgio Catalano tu sei più bello.-
Esce. Nella toilette, odore di essenza al bergamotto.


NOTA Nomi e situazioni sono totalmente inventati. U ricu prima mi ndi ttaccunu.

sabato 14 marzo 2009

Violenza, stupri e criminalità

L'argomento è per me di difficile trattazione perchè non ho le competenze adeguate per poter suggerire soluzioni a chicchessia, non conoscendo i numeri statistici che descrivano la reale consistenza del problema, il suo andamento nel tempo e l'efficacia delle soluzioni che si stanno adottando parlerei a vanvera così come quando parlo di calcio al bar della stazione. Quello che ha scritto Valentina mi pare sensato e condivisibile soprattutto perchè fornisce una dimensione numerica (come i media non fanno) di questi crimini, fa dei distinguo necessari sgombrando il campo da facili equazioni accusatorie riferite genericamente a questo o a quell'altro popolo e propone una presa di coscienza che parta dalla scuola e coinvolga la famiglia nella speranza di fornire ai giovani gli strumenti per formarsi una personalità che li aiuti a capire quali sono le cose che si possono o non possono fare. Concludendo questa parte ribadisco di sentirmi in sintonia con quanto scritto da questa ragazza (complimenti Vale) e non aggiungo altro.
Sulle linee generali invece vorrei dire quanto segue. Il ricorso a soluzioni del tipo giustizia personale altro non sono che forme di vendetta che quando non innescano conseguenze che sfociano nelle faide nella migliore delle ipotesi aggiungono assassinio ad assassinio: non è tollerabile.
Una giustizia che sia rapida, efficace e puntuale nel punire i criminali effettivamente è quello che tutti dovremmo sperare. Purtroppo in Italia questo non accade per la farraginosità e forse per l'impostazione generale del nostro sistema giudiziario che appare ipergarantista ma è materia per tecnici e sono questi a dover apporre rimedio.
Il razzismo che può derivare dalla semplificazione con cui si etichettano i criminali è pericoloso
in quanto dal crimine di uno non può nascere l'anatema verso un popolo e capisco un rumeno, un albanese, un laqualunque che s'incazza per questo così come m'incazzo io quando sento al tg: Calabrese ammazza la moglie in un raptus di gelosia. Che bisogno c'è di specificare la provenienza? Ovviamente non mi nascondo che ci sono flussi di stranieri in Italia tra clandestini e no che bisognerebbe governare meglio ma appunto è materia di governo; probabilmente la soluzione non è facile e bloccare l'esodo di disperati che mettono la loro vita su un barcone arrugginito o dentro le celle frigorifere di un tir se non si risolvono i problemi dei paesi di origine appare una battaglia persa in partenza.
Sulla pena di morte direi che lo scopo principale sia la deterrenza ma pare che non abbia funzionato e seppur lentamente quasi tutti i paesi cosiddetti civili e democratici la stanno abbandonando. Io sono contrario: non mi piace la cultura della morte come forma di giustizia.
Ho lasciato per ultimo il crimine "stupro" perchè ho come l'impressione che quello che scriverò possa urtare suscettibilità e provocare "offese". Non è mia intenzione offendere nessuno, esprimo solo la mia opinione così come si è formata negli anni. Lo stupro è un crimine orrendo e bestiale che fa riprecipitare la donna ad epoche e a concetti di derivazione perlopiù religiosa che si sperava non avessero più ragione di esistere. Contesto l'affermazione della Bibbia che pretende di far nascere la donna dalla costola di un uomo e benché questo sia un libro "umano troppo umano"* che altro non fa che parlar per metafore gli autori avrebbero ben potuto trovare una miglior metafora per colei che è artefice della vita più di chiunque altro. Contesto pure che il Corano possa dare alibi supposti divini ai soprusi a cui vengono sottoposte le donne, mogli in consorzio per un solo signore, lapidate se adultere e Urì nel paradiso a fornir piacere ai lor padroni. Non sono cose fuori tema: la coscienza dei popoli si forma anche attraverso insegnamenti di questo tipo e dopo secoli di maltrattamenti dovuti a cattivi insegnamenti non bisogna stupirsi che ci siano ancora uomini che si sentono quasi autorizzati ad abusare spalleggiati da una concezione di superiorità fisica e morale. Sono cose dure a morire. Donna come strumento del diavolo, donna strega da bruciare, donna puttana per lo stesso motivo per cui l' uomo è cacciatore, donna che quando è in gamba ha le palle. Ne vogliamo aggiungere altre di queste definizioni?
Questi insegnamenti bisogna combattere perchè non si tratta solo di una questione di ormoni.


*definizione di Bento de Espinoza

venerdì 13 marzo 2009

Computer nuovo!


Finalmente dopo mesi e mesi mi sono attrezzato ed ho rinnovato un po' la mia tecnologia. Ricordate tutti la dipartita del mio meraviglioso portatile Mac? Bè dopo essere passato per Windows Xp (il mio incubo peggiore), poi aver provato linux (che comunque reputo un buon sistema) non ho saputo resistere e ho ricomprato il Macbook. Forse solo Arcade può capirmi, visto che anche lui ha un Mac. Un altro pianeta. Costa qualcosa in più, ma sono soldi ben spesi!

Per il collegamento ad internet ho preso l'internet key della Tre così ora potrò seguire il blog da casa nuova. Ora avete un amministratore un po' più attrezzato che sarà maggiormente presente nel blog :-)

Il negretto e la violenza,gli stupri etc etc

Ma la domanda del mister era cosa proponete per cercare di risolvere tali angoscianti problemi, molti di voi si sono soffermati sul fascismo, le leggi razziali, e mussolini!U mister certi cosi ne sapi sicundu mia quindi doveroso ricordargli certe situazioni legati all'avvento di mussolini ma una volta fatto questo bisogna anche parlare del problema in sè e non di quello che dice il mister solamente!Però prima di puntare al tema proposto vorrei dire qualcosa legato ai commenti su mussolini e le parole del mister.
Non vorrei sbagliarmi ma quando si parla dell'era fascista si parla solamente (forse a ragione) di Guerra, leggi razziali, ebrei, e dittatura ma non si parla del fatto che durante quel periodo è stata istituita la CARTA DEL LAVORO, RiFORMA BANCARIA con la BAnca D'Italia che diventa pubblica e il suo governatore diventa ispettore della difesa del risparmio, è stata fondata Cinecittà, fondate Casse rurali e artigiane, ampliamento di ferrovie e autostrade, legge sulla bonifica del territorio e la difesa del suolo, codice della navigazione, codice della strada, assistenza ospedaliera i poveri, assicurazione di invalidità e di vecchiaia, esenzione tributaria per le famiglie numerose, i tanto sospirati assegni familiari,nasce l'INPS , L'INAIL,assistenza ospedaliera ai poveri e qualche altra cosa interessante (magari fatta per un semplice interesse del PARTITO FASCISTA) ma che tutt'oggi esistono e vengono utilizzati.Sia chiaro non sono portatore della revisione storica del fascismo, lungi da me, ma io sono del parere che da qualsiasi cosa bisogna prendere sempre quella anche minima parte positiva. Per questo non condanno a priori le parole del mister; sinceramente non so se ai tempi del fascismo la giustizia era così inefficiente come oggi ma se al contrario fosse stata efficientissima la si potrebbe filtrare doverosamente e copiarne alcuni meccanismi, che male ci sarebbe?Non penso che se uno ammette che ai tempi di mussolini c'era un qualcosa che funzionava debba essere tacciato di fascistone e razzista...anche perchè chiaramente una persona normale oggi non può non condannare gli scempi dell'era fascista ma è superficiale e riduttivo fare il solo abbinamento MUSSOLINI e ERA FASCISTA = DEPORTAZIONI E LEGGI RAZZIALI e II guerra mondiale.
Per quanto riguarda gli episodi di violenza di cui le nostre cronache sono piene dico che ci sono due strade da percorrere con la speranza di raggiungere determinati obiettivi, uno a lungo termine e uno a breve termine: una politica di riconquista di determinati valori ormai persi (obiettivo a lungo termine) e una certezza di pena e un corso veloce della giustizia(obiettivo a breve termine). Chi violenta, chi ammazza per rubare dieci euro deve vedere tanto carcere per tanto tempo e da subito!Quando sento che l'autore di un delitto è una persona agli arresti domiciliari o che è uscito dal carcere la settimana prima mi sale una rabbia perchè mi immedesimo nel parente della vittima, di fronte a certi efferati delitti è difficile non invocare la pena di morte, che uomo è uno che maltratta, percuote, violenta e ammazza o lascia in fin di vita un bambino?o chi scioglie una creatura nell'acido che dignità umana ha?stenta a ritrovarne un piccolo barlume francamente. Che sia italiano o rumeno poi poco cambia, ma è innegabile che c'è un serio problema di violenze dovute a extracomunitari, ed è vero che anche noi italiani abbiamo portato violenza e mafia ovunque siamo andati ma penso anche alla durezza delle autorità di questi paesi nei confronti degli immigrati delinquenti. L'italia è invasa dagli stranieri delinquenti perchè si sa che non c'è la certezza della pena (diverse interviste di programmi tipo le iene) hanno confermato che vengono qua perchè sanno che possono delinquere tranquillamente o quasi, che se vengono beccati come clandestini qua in italia gli diamo il foglio di via...ma stamu schirzandu?un clandestino invitato ad uscire dal paese se ne andrà mai dall'italia?non penso proprio e poi ce lo ritroviamo al tg. Poi sti processi che durano anni, perizie e controperizie, analisi e controanalisi, udienza oggi e la prossima fra tre mesi, ma aundi cazzu simu?Così il colpevole è libero per anni e l'innocente viene bollato come colpevole per anni e dopo viene dichiarato innocente.il punto debole della giustizia è questo ed è qui che dovrebbe cercare di agire il governo.P
Se facciamo poi un'analisi sociale di questa esclation di violenze di varia natura, uno dei motivi si deve ricercare nella totale assenza di valori presente nelle famiglie italiane, come ho eltto in un commento, sti cazzi i genitori aundi sunnu?una figlia che ammazza mamma e fratello perchè "non mi capivano", ragazzini che stuprano coetanei per non aver di meglio da fare, che picchiano l'omosessuale di turno,,,qui il problema è più difficile da affrontare,,,e la scuola può fare qualcosa ma ben poco.Su questo punto il raggio d'azione è ampio ma su un tempo molto più lungo.

Papalia l'impiegato comunale

Scilla 29 gennaio, mi affretto tachicardico e ansimante verso il municipio cinque minuti prima della chiusura delle ore tredici. Lungo il corridoio nessuno a cui chiedere, faccio da me scrutando le porte e le targhette e giusto in fondo sulla sinistra il cartello ANAGRAFE affisso su una porta di legno scuro mi viene in aiuto. Entro. La sala moderatamente grande è soffocata dalla penombra, l'unico finestrone da cui prende luce non basta a rischiararla, una lampada collocata non capisco dove emana un fascio diagonale giallo che illumina parte della stanza, parte di una scrivania e parte di un uomo seduto, intento a scrivere. Non si accorge della mia presenza, guardo meglio e lo vedo con i gomiti appoggiati al tavolo, agli avambracci le coprimaniche con l'elastico a preservare la camicia bianca, un pince-nez sulla sella del naso piccolo e adunco e un lapis incastrato fra l'orecchio e la tempia. Sul cranio rotondo pochi capelli bianchi nelle zone scampate all'alopecia, sul viso gonfie gote di florido rossore nel contesto di un incarnato rosa carico. Tossisco. Dalla sedia la voce nasale di grana grossa chiede quasi intimando: -Desiderate?- Mi scuso per essere arrivato all'orario di chiusura e dico che devo richiedere il rilascio dell'estratto dell'atto di nascita. -Come vi chiamate?- Scandisco nome e cognome pronunciando nette le parole per evitare incomprensioni. -Voi non risultate essere nato in questo comune.- No? penso e faccio presente che sono nato a Favazzina di Scilla senza alcun dubbio e se consultasse un computer, un archivio, un registro qualsiasi...-Non ho bisogno di consultare registri io, basta la mia memoria.- Ridacchio di scherno e chiedo provocatoriamente se sa dirmi di Rocco B. o anche di Domenico V. entrambi nati a Favazzina rispettivamente nel secondo e terzo vicolo Aspromonte. -Rocco B. è nato il 19 settembre 1946 e Domenico V. il 9 novembre 1951. Ci sono altri Rocco B. e Domenico V., vi interessano?- Sento rivoli di sudore freddo a discesa libera giù per la schiena, non posso credere a quello che sta succedendo, aggrappato all'ultimo straccio di ragione imploro che cerchi da qualche parte: anch'io sono nato in quel secondo vico Aspromonte in quella stessa casa alle ore 12 e 10 del 30 gennaio 1958. Si alza dalla sedia, viene verso di me -non mi ero accorto di quanto fosse piccolo di statura- e oltre il vetro dal basso mi guarda fisso con occhi glauchi e liquidi, offesi. -Mi prendete in giro? Sapete bene che voi non potete essere nato. Andate, l'ufficio è chiuso.- Abbassa la piccola saracinesca oscurante il vetro, non lo vedo più. Sciolgo il groppo d'angoscia che mi serra la gola respirando l'aria fresca che viene dal mare verso piazza san Rocco, razionalmente mi dico che l'impiegato non aveva avuto voglia di cercare, stava per chiudere l'ufficio, sarei tornato l'indomani e per tempo, forse avrei trovato altri impiegati.
Scilla 30 gennaio, passi lenti di titubanza e nevrotici d'ansia lungo il corridoio del municipio. In fondo a destra il cartello ANAGRAFE e una porta bianca semiaperta, devo essermi confuso già che mi sembrava stesse nell'altro lato. Entro. La sala brilla di luci al neon, led rossi e blu e display di computer, un grande armadio-schedario occupa un'intera parete, tre impiegati affaccendati e gentili accolgono il pubblico. Sorpreso e turbato riferisco a uno degli addetti la mia esperienza del giorno prima, vengo rassicurato: -Sono ormai vari anni che l'ufficio è così come lo vedete. Noi impiegati siamo gli stessi da tempo e non conosco il signore che mi avete descritto. Siete sicuro di sentirvi bene?- Non proprio e quando l'impiegato apre la porta di legno scuro sul lato di sinistra, spero di scorgere quegli occhi tra le ragnatele sospese come garze svolazzanti invece nulla e sul pavimento è un pieno di polvere, calcinacci e escrementi di topi. -Vedete? Sono anni che aspettiamo la ristrutturazione di questa e altre sale ma non ci sono soldi. E' una vergogna.- Devo uscire, mi ritorna l'angoscia di ieri e mi appoggio alla parete cercando un sostegno, guardo verso il muro davanti a me e la vedo, di marmo bianco quello buono per incidere lapidariamente
A
ROCCO ANTONIO PAPALIA
n. 10 aprile 1895 - m. 30 gennaio 1958
ne l'incessante quarantennale uffizio
servitor di casa Savoia e de la Repubblica d'Italia
in memoriam
Scilla a.d. MCMLXIII

Non c'era la foto, è vero, ma non avevo voglia di cercare conferma al cimitero di quegli occhi celesti gonfi d'acqua e di contegno.

giovedì 12 marzo 2009

U Mister e l'argomentu settimanali...

Cari amici, mi sembra doveroso questa settimana parlare della VIOLENZA,STUPRI E CRIMINALITA. Si un argomento molto delicato e impegnativo per tutti ma soprattutto per me... :)
cmq........ cosa ne pensate dei punti sopra citati e come suggerireste alla giustizia o agli organi competenti di comportassi in modo che tutto cio non accada piu?



U MISTER E A VIOLENZA,STUPRI E CRIMINALITA.....

Ogni giorno ascoltando la tv o leggendo la prima pagina dei quotidiani la notizia piu frequente è:
VIOLENTATA ragazza minorenne dopo una serata in discoteca... o ancora...
STUPRATA ragazza minorenne (o donna ecc) , da uno o piu extracomunitari...
RAPINATA una villetta (casa) da 3/4 rumeni.... eccc

Basta!!!! è incredibile come ci siamo combinati in italia... nessuno del governo prende provvedimenti,la giustizia inadeguata e incompetente nel gestire tutte queste situazioni.
Si !sono accuse pesanti verso il governo e verso la giustizia,ma come noi semplici cittadini abbiamo diritti e doveri da rispettare anche loro dovrebbero fare delle leggi appropiate e tutelare i cittadini.
Non è possibile che se uno o piu rumeni,polacchi,tedeschi,mericani cu è è.. ecc tentano di rubare in casa mia o nel mio bar,attività ecc :

-Se tento di DIFENDERMI magari con qualsiasi cosa trovi al momento per farlo,ferendo o ki sa uccidendo il rapinatore la giustizia MI ARRESTA E MI DA L'ERGASTOLO!
Se invece è il rapinatore a ferimi o uccidermi la giustizia o la legge italiana che fa? LO ARRESTA PER 10 GIORNI CIRCA E POI O LO SCARCERA O LO RIMANDA AL SUO PAESE! ...forse !

-Per quanto riguarda gli stupri purtroppo la situazione non cambia!!!!!

....Per me questa NON é GIUSTIZIA!!!!!!!

Io non sono razzista,ma tutti sti fatti mi fanno riflettere,pensare, e se accadra a me una cosa delgenere?come mi comportero?.... Ci vorrebbe un secondo MUSSOLINI al governo e perchè no ?anche il ritorno del FASCISMO!!!!!
Magari cn il fascismo e mussolini, un rapinatore oltre ad essere carcerato,anche se solo per pochi giorni,magari gli taglierebbero le dita delle mani,e una volta fuori FORSE CI RIPENSEREBBERO 2/3 volte prima di ricompiere il gesto no??????!!!!!
E per tutti sti stupratori?????? cosa avrebbe fatto mussolini e il fascismo????...U MAZZAVUNU!!!! premesso che sono contrario alla pena di morte,ma per certi reati MORTE SIA!!!!
...PS: un rapinatore dopo essere arrestato magari può cambiare e non farlo piu! ma uno stupratore pur se cambia.... LA DONNA STUPRATA PURTROPPO SARA ROVINATA PER TUTTA LA VITA!!!! e se la donna..... FOSSERO UN NUMERO INDEFINITO ???? e si... per questi reati pena di morte!

Il nostro blog viene letto da tantissima gente,ecco perchè approfitto facendo un appello con la speranza che venga letto e preso inconsiderazione da chi di competenza....
Il mio appello va al governo e alla giustizia... FATE QUALCOSA PER RISOLVERE QUESTI PROBLEMI;PERCHé ANDANDO AVANTI COSI TANTE E TANTE E TANTE ANCORA PERSONE SI FARANNO GIUSTIZIA DASOLI !!!!!!! E ANCORA ....... QUANTE ALTRE POVERE RAGAZZE INDIFESE DOVRANNO SOFFRIRE A FINCHé CIO NON ACCADA PIU ???!!!!!!

mercoledì 11 marzo 2009

Argomenti....

Grecu , Negretto... posso proporre il prossimo argomento dato che malumbra al momento è assente?

La vittoria sui scigghitani, ovvero "Venni, vidi, vinsi"

Credo fosse nell’estate del 1991, (come sempre per la data esatta chiedo aiuto a Galanti) quando un pomeriggio, mentre me ne stavo seduto nel vicolo di casa mia a leggere, Giuseppe M. , il cugino di Malumbra, mi disse che, dato che a Scilla, in occasione della festa patronale, stavano preparando dei giochi sulla spiaggia, sulla falsariga di “Giochi senza frontiere”, gli organizzatori avevano pensato, insieme ai rioni di Scilla, di invitare anche noi di Favazzina e lui conoscendo le mie capacità di organizzatore, mi chiese se volevo allestire una squadra per partecipare ai giochi.
Accettai di buon grado e gli dissi di farmi sapere quali erano i giochi che avremmo fatto, in modo da preparare una squadra competitiva.
Conoscendo benissimo le persone di Favazzina, scelsi per ogni gioco quelli che secondo me ritenevo i più adatti e misi insieme un gruppo variegato di ragazzi e ragazze, convinto di poter far bella figura. In qualità di capitano li obbligai a provare e riprovare i giochi sulla nostra spiaggia, anche se parecchi di loro non ne volevano proprio sapere.
Infine arrivò il fatidico giorno e animati da un forte spirito campanilistico partimmo alla conquista di Scilla.
E’ inutile dirvi che li stracciammo e tranne due o tre gare dove arrivammo secondi, vincemmo tutte le altre. L’apoteosi si ebbe quando nella gara di nuoto il concorrente di Chianalea, ritenuto il più forte nuotatore di Scilla, fu letteralmente umiliato da Rocco u Nau, che lo distanziò di parecchi metri.
Alla fine delle gare fummo proclamati vincitori e, tra lo scorno dei scigghitani sconfitti, invitati a ritirare la coppa la domenica sera sul palco in piazza san Rocco.
Tranne noi di Favazzina e qualche sparuto elemento che si trovava lì per caso, la piazza era praticamente vuota, gli scigghitani non avevano digerito la sconfitta, ma noi festeggiammo lo stesso e inneggiando a Favazzina io, in veste di capitano, ritirai la coppa dalle mani dell’assessore. Fu una serata memorabile e dopo le foto di rito, ritornammo a Favazzina esibendo il nostro trofeo.
A propositu cu avi qualchi fotu pirchì na pubblica? E na curiosità, ma a coppa chi fini fici?

martedì 10 marzo 2009

Giocare con il mare

Quando ero bambino insieme ai miei coetanei avevamo adottato un gioco che a pensarci bene, adesso, era veramente pericoloso.
Il gioco consisteva in questo: sfidare le onde del mare in tempesta dalla spiaggia
Ancora non c'erano i moli ed avevano messo sulla spiaggia, a protezione dell'orto di Falò, (all'altezza dell'attuale quarto molo)una fila di massi quadrati in cemento, le onde arrivavano e a volte coprivano i massi e a volte no, bisognava saper valutare la potenza dell'onda che non era necessariamente legata alla sua grandezza, ma anche al disturbo della risacca, pertanto c'erano onde grandi che disturbate dalla risacca non coprivano i massi, altre più piccole che invece potevano essere molto pericolose.
Il rischio era che potevi essere bagnato come un pulcino o addirittura portato via, l'unica via di fuga era l'arrampicarsi nel muro di cinta dell'orto.
Considerate che la maggior parte delle tempeste di mare sono tutte d'inverno, specialmente a gennaio, quindi il gioco si svolgeva in pieno inverno.
Si giocava con le onde ma era un continuo scappare via, nel dubbio era meglio evitare, anche perchè tornare a casa bagnati s'incorreva nell'ira dei genitori e mia madre non perdeva occasione.
Per rendere più interessante il gioco, ad uno di noi, forse Maciste, gli venne una brillante idea: chi rimaneva sul masso ad affrontare l'onda aveva il diritto di tirare un calcio nel culo a tutti quelli che scappavano via.
Io ero uno di quelli che scappavano via facilmente, ero il più piccolo, e all'ennesimo calcio in culo ero disperato, meditavo vendetta.
Si presenta un onda gigantesca, tutti scappano via, io decido - rimango - era l'occasione per prenderli tutti a calci in culo, vendicarmi.
Era un onda mostruosa o tale mi appariva, gli altri bambini mi urlavano di scappare, preoccupati che mi portasse via, io mi ero già pentito ma era troppo tardi, non ce l'avrei mai fatta a raggiungere il muro.
Arriva l'onda con un fragore terribile, chiudo gli occhi, spruzzi altissimi, ma non mi sfiora, contento del miracolo mi preparo alla fuga e ad assaporare la vendetta.
Quale fuga, il masso era diventato un isolotto in mezzo al mare e da lontano si alzava un'altra onda, grandissima, spettacolare.
Aspettai che la risacca dell'onda si abbassasse un pò e saltai dal masso, l'acqua mi arrivava fino alle ginocchia e non mi faceva correre bene, ci pensò l'onda spettacolare ad accompagnarmi fino al muro dove mi attaccai come una ventosa, comu na saramita.
L'onda defluì ed io ero bagnato come un pulcino, non mi aveva portato via, ma era stata tanta la paura che non sentivo freddo, mi era passata pure la voglia di vendetta, pensavo solo a come asciugarmi.
Memo male che c'era mia nonna Teresa, Teresa a Nera

Una Splendida Serata

Sabato 7 marzo i bloggers che vedete in queste foto si sono trovati a casa di Mariuzza.
La serata è stata allietata dalla gradevolissima verve di Arcade,dagli aneddoti "feroci" ru Longu, dalle splendide poesie di Spusiddha,dalla musica evocativa di Pino (marito di Mariuzza), dalla lezione d'arte su Caravaggio ru zitu i Perla di Labuan ma soprattutto ru ragù fattu cu strattu chi Mariuzza fici bugghiri pi quattru uri.
Non esito a definire la serata "Storica" sia per il clima che si è creato sia per la piacevolezza degli argomenti trattati.Sono molto fiero di avere amici come voi e spero che l'esperimento possa essere replicato quanto prima allargando la cerchia dei convocati.





domenica 8 marzo 2009

OTTO MARZO


Auguri, a tutte le DONNE del blog.Un grazie di cuore perchè ci rendete la vita meravigliosa. Grazie, perchè ci sopportate;grazie ancora per il vostro impegno in famiglia. A voi tutte un ramoscello di mimosa....

REALITY, PERCHE' NO?

Sono stato uno spettatore quasi appassionato e fedele delle prime 3 edizioni del Grande Fratello, la prima edizione l’ho seguita per curiosità, la seconda edizione l’ho seguita perché la prima mi era piaciuta e la terza per non avere di meglio da fare. L’idea di far convivere più persone in una casa è venuta ad alcuni studiosi olandesi se non sbaglio, che crearono questa situazione per studiare i comportamenti e le reazioni delle persone sottoposte a questo esperimento. Da un esperimento è nato il businnes che è attualmente il grande fratello. Dopo il successo delle prime edizioni del Grande Fratello, le TV ne hanno approfittato per propinarci reality e talent show di tutti i tipi. Tutti questi programmi sono usati sia da persone sconosciute per comparire in TV e diventare famosi senza saper fare niente (almeno nella gran parte dei casi) che dalle TV che riescono a farci sembrare fondamentale sapere cosa succede in una casa o chi canta o balla meglio tra due gruppi di ragazzi, come faranno a non morire di fame persone sperse su un’isola deserta, ma soprattutto chi sceglierà come partner per la vita (ahahah) il/la corteggiato/a di turno. Il proliferare di queste situazioni è aumentata nel corso degli anni, anche se per fortuna adesso si sono dati una calmata.
Personalmente mi piace vedere l’isola dei famosi, anche se piena zeppa di personaggi semi sconosciuti che si presentano come famosi, ma in realtà sperano di diventarlo e X factor, quanto meno in questo programma le persone sanno fare qualcosa, anche se non sono uno di quelli che televota o che si lamenta per un’eliminazione o una punizione che i concorrenti subiscono. Di tutti gli altri reality non vedo quasi niente, soprattutto quelli di mediaset sono solo un’occasione persa per fare altro, molto commerciali e basta.
Per ricollegarmi a quanto detto dal negretto, se il reality fosse fine a se stesso non sarebbe male. Il fatto è che certi programmi vengono riempiti con commenti sugli avvenimenti di certi reality e purtroppo alla gente piace pure. La cosa che più mi fa pensare non é la presenza di miglia di persone ai vari casting (come ha riportato arcade nel suo post, “15 minuti di celebrità non si negano a nessuno”), ma l’importanza che assumono nella vita quotidiana questi “personaggi” che non hanno niente di buono da far vedere se non seni e bicipiti messi in mostra. Mi domando come possa andare avanti l’Italia se persone veramente inutili diventano importanti da meritare migliaia di euro a sera per un’apparizione in discoteca o 4 foto stampate sulle riviste di gossip che la gente si preoccupa di acquistare al posto di leggere un bel libro o un quotidiano d’ INFORMAZIONE. Ormai viviamo in un mondo dove la Televisione la fa da padrona e ci propinano di tutto facendoci credere che questo sia importante, la verità è che il pubblico a casa si accontenta di quello che passa in TV e le TV usano questi programmi per creare più spazi pubblicitari all’interno della programmazione. Sempre in risposta al negretto secondo me quelle che le persone fanno nei reality, lo fanno con l’intenzione di diventare personaggi al di fuori di quel contesto e non perché lo vogliono fare, perché sanno che se non si danno una mossa per elevarsi rispetto agli altri concorrenti, una volta usciti dal reality non sarebbero nessuno e passerebbero prima del loro tempo nel dimenticatoio. Per questo dico che il vero reality è stata solo la prima edizione del GRANDE FRATELLO.
Detto questo vi sembrerà strano se vi dico che ad un reality ci parteciperei pure, ma non con l’intenzione di sfruttarlo come rampa di lancio per una mia carriera in TV o nel cinema, ma solo per arraffare il malloppo del primo premio, ringraziare tutti e mandarli gentilmente a quel paese dopo aver preso l’assegno.
Ai reality ho sempre preferito le parodie della Gialappas con i vari MAI DIRE GRANDE FRATELLO, che poi visto il proliferare è diventato un MAI DIRE REALITY, programmi che prendono “il meglio” di questi programmi, così non c’è bisogno di vedere le dirette delle puntate.
Voglio fare una lista di quei personaggi che secondo me sono stati meritevoli di successo dopo la partecipazione ad un reality:
Eleonora Daniele, brava presentatrice della Rai (GF2); Pietro Taricone (GF1), Luca Argentero (GF2 o 3) e Flavio Montrucchio (GF2) (bravi attori di cinema e fiction). Tutti gli altri che sono rimasti ancora in TV servono solo a riempire gli spazi tra una pubblicità e l’altra ai vari programmi.

Lo sapevate che due estati fa è stato girato un reality anche a favazzina?
SCUSATE IL RITARDO