Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

sabato 4 ottobre 2008

il '68 (continua)

Riprendo da dove u Longu aveva terminato (Biasi che cantava) per raccontarvi come e perché cantava.
Prima però faccio un passo indietro per parlarvi dell’abbigliamento di Enzo G.
Dovete sapere che a differenza di me, u Longu e Maciste che avevamo tutto un genere musicale che preferivamo, pure a Maciste, sebbene prediligesse Mino Reitano, gli piaceva ascoltare altri cantanti (a De Andre no putiva schiariri), per Enzo invece no, per lui esisteva solo Gianni Morandi. Lo imitava in tutto nel cantare, nel camminare e ovviamente anche nel vestire (il massimo della goduria, per Enzo, era quando Peppe lo chiamava Gianni), per cui indossava abiti normali (non come noi, come stupendamente descritto ru Longu), da bravo ragazzo, come a Morandi appunto piaceva apparire. Soddisfatta la vostra curiosità, ora torniamo a Biasi.
Oltre a noi quattro, gli amici storici, quelli che ogni tanto, nelle serate passate in piazza, si univano a noi, erano Biasi e Ciccio Carnera. I soli che non avevano studiato e facevano i zappaturi. Biasi era abbastanza umile e accettava tranquillamente il fatto di essere culturalmente inferiore a noi. Ciccio Carnera invece, superbiusu com’era, si sentiva alla pari con noi e quindi superiore a Biasi, cosa questa che, a Biasi, lo faceva letteralmente andare in bestia e glielo faceva odiare a morte. La causa principale era questa, l’altra era il canto. Io, Maciste, u Longu ed Enzo chi più, chi meno sapevamo tutti e quattro cantare, Biasi e Ciccio Carnera invece erano stonati come una campana. Ovviamente anche nel cantare Ciccio si sentiva più bravo di Biasi e si sciarriaunu in continuazione, anche perché Maciste nci nfocava a posta a Biasi dicendogli che era più bravo lui di Ciccio.
La sera in piazza finiva sempre che ci mettevamo a cantare, ognuno le sue canzoni preferite, Biasi siccome si vergognava si limitava ad ascoltarci senza aprire bocca. E qui entrava in scena Maciste con la sua opera di convinzione
«Biasi pirchì non canti? E dai canta! Ciccio Carnera rici che chiù brau i tia. Chi tu non sai cantari. Fammi sintiri a mia. Poi nciu ricu ieu cu è u chiù brau!» e tantu faciva e tantu riciva che alla fine Biasi si metteva a cantare. Il bello era riuscire a stare seri, perché Maciste cu da faccia npigna chi aviva, gli andava dietro a cantare e lo spronava a continuare riuscendo incredibilmente a rimanere serio. Noi ovviamente cercavamo in tutti i modi di non ridere, perché se Basi se ne accorgeva, smetteva immediatamente di cantare, ma miti a cririri non era pi nenti facili. Per fortuna, dopo un po’ Maciste, anche lui al limite, non riuscendo più a trattenersi, scoppiava a ridere e dandogli pacche sulle spalle si complimentava con lui. E qui partivano i bravo e gli applausi e finalmente ndi putiumu sciaccari ri risati, con Biasi che non sapeva se essere contento per tutto quel entusiasmo o incazzarsi, soprattutto con me, non appena cominciava a sospettare che u staumu pigghiandu pu culu.

1 commento:

georgie ha detto...

maciste era il capo-comico, è una 'macchietta' anche adesso. ma quanto vi divertivate?