Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

martedì 21 ottobre 2008

Nino

Questo è il ricordo di un amico sconosciuto ai più in questo blog ma che i più vecchi di noi ricordano con affetto e rimpianto.
Il soggetto è nel titolo e la storia comincia dentro alla fabbrica di plastica dove lavorava, unico operaio addetto alla produzione di tapparelle per porte e finestre. Gli rendevamo visita nei pomeriggi estivi rinunciando alla spiaggia e al mare. Seduti sui sacchi delle pastiglie che costituivano la materia prima lo vedevamo agire affascinati dai suoi gesti precisi, sincroni con il ritmo della macchina in funzione. Apriva il sacco, ci metteva dentro le mani e le perline di plastica erano sabbia che gli sfuggiva tra le dita. Perline di ogni colore, quasi una tavolozza di pittore, perline da miscelare per ottenere il risultato finale. Sentivi il rumore scrosciante quando svuotava il sacco dentro l'imbuto, il prodotto prendeva consistenza e usciva come pasta di dentifricio; scorrendo lungo la guida si solidificava e a fine corsa, agendo contro un fermo, azionava la sega tranciatrice e la stecca era pronta, una fra le tante che bisognava assemblare. Non si fermava mai e pure la macchina non si fermava mai e non capivi chi fosse a inseguire, l'uno o l'altra.
Dentro quella musica metallica e tintinnante, saltellante come un grillo, gestiva tutte le fasi della lavorazione con la precisione di un farmacista e l'inventiva di un alchimista.
Dentro questa musica metallica e ritmica del treno per Milano il biglietto nella mano diventa una pistola erogatrice di benzina, gas e metano e circonfuso di polvere e di nebbia sfrega sulla tuta blu le mani sudate, il cappelluccio calcato sulla testa; emigrante per sopravvivere e per morire. Lo ghermisce la malattia innominata, quella che consuma come una candela, brandelli di cera cadono a pezzi attorno alla fiammella che resiste e arde, arde finché un pennacchio di fumo si perde nell'aria.
E quando l'aria si fa calda e dal mare si levano ombre tremule pare di vederlo in piedi su una barca che sfreccia. Nino Scheccia.

15 commenti:

U Mister ha detto...

Grande arcade... sono vicino al tuo pensiero per nino scheccia.... anche se non lo mai conosciuto....

u'longu ha detto...

Mi unisco commosso a questo ricordo
Quando d'estate faccio il bagno a mare, in qualunque posto io mi trovi, faccio il tuffo alla Scheccia, di lato, come la vita, che non l'ha voluto molto bene

arcade fire ha detto...

Longu sei un grande.
Mister te l'ho già detto: sei un uomo a volte rude ma di animo gentile.

Nino u ficonsgi ha detto...

Z. M...u non riesco a dire niente...sono commosso credimi, jeu u canuscia....

Olivia ha detto...

anche io conoscevo nino...
non sotto questo racconto...
ma l'animo che hai descritto era il suo...una persona vera rispettosa e sempre sorridente...
bel racconto arcade...secondo me hai fatto sorridere anche lui..

Galanti ha detto...

Bellissimo e commovente il tuo ricordo Arcade per una persona rimasta in credito con la vita.
Il ricordo che ho di lui è stato sempre caratterizzato dalla sua insana passione per gli esplosivi.
(Longu vienimi in soccorso)
Una volta mi raccontò che, come era d'abitudine fare tra i suoi coetanei, dopo una mareggiata era andato in spiaggia in cerca di residuati bellici e avendo trovato una bomba inesplosa di particolare grandezza aveva pensato bene di caricarsela in spalla e portarsela a casa per estrane la polvere.Arrivato sotto il muro della caserma la sua incoscienza gli suggerì di lanciarla su di un masso sottostante (...per vedere l'effeto che fa come cantava Jannacci).Il tentativo fece fortunatamente cilecca e provvidenziale fu l'intervento di un passante che lo portò via di peso prima che replicasse la procedura.
Mi disse poi che quell'ordigno fu piantonato dai carabinieri per 2 giorni prima che venisse fatto brillare dagli artificieri.
"Putiva fari satari tuttu u paisi all'aria" sghignazzò infine divertito.

Spusiddha ha detto...

Io lo conosciuto come lavoratore in fabbrica e come benzinaio a Milano. Abitando vicini ogni tanto andavo a trovarlo con mio fratello al distributore, ci salutava felice e ci dedicava degli attimi, relativamente al tempo che gli automobilisti gli concedevano. Io lo guardavo in silenzio con quella pompa in mano, triste se devo dire, e ricordando com'era a Favazzina e la sua allegria ogni volta mi veniva improvviso un groppo alla gola. Ciao Scheccia, un saluto ovunque tu sia!

u'longu ha detto...

Galanti, Ninu amava esplosivi e limuni bastardi, non capivo l'attinenza, ma era così
Era il più grande lanciatore di sassi del paese, mira infallibile
Naturalmente mancino, come tutti i geni

arcade fire ha detto...

Confermo quanto detto da M.. Staccava i limoni dal ramo colpendo col sasso nel punto esatto dell'attaccatura.
Micidiale.

Spusiddha ha detto...

Mi va scurdatu! Nu iornu ieu Ninu e me frati iammu a san Siru mi virimu a partita, siccomu erumu senza biglietti e non di truaumu, Ninu appena vitti u primu chi scavalcau subitu ndi rissi mi satamu puru nui. Ieu e me frati riniscimmu, iddu inveci (vi ricurdati chi purtava sempri a giacchetta?) nto satari ristau mppiciatu chi ferri appuntiti chi nc'erunu allura. Subutu fuia mu iutu e nci rissi mi spetta chi nci rava na manu, ma iddu in veci mi si faci iutari, ittau du corpa i Maronna e tantu tirau chi srappau tutta a giacca e si libirau!
U sapiti Ninu era fattu cusì!

Spusiddha ha detto...

M... nu Natali turnaumu i Favazzina, Scheccia aviva almenu cincu o sei pacchi i cartuni, quandu ruammu a Milano non saccio mi ti cuntu comu fici mi si mbutta tutti in coddu, ti pozzu sulu riri chi nc'erunu chiddi i Rai3 e appena u vittiru mullarunu a tutti e fuirunu ndi iddu. Cu inquadrava i ca e cui i da e Scheccia in dialettu e a mali paroli i lluntanau a tutti pirchì no faciunu camminari, nu spassu mi si viri! Era veramenti unucu!

arcade fire ha detto...

E quandu sa fuiu ra casa ca baliggia...fina a suttafrunti?
Meraviglioso Scheccia nostro, se nci sunnu angiuli dassupra mi sunnu comu a tia.

koky ha detto...

bella frase arcade..avrei voluto conoscerlo anche io...

u'longu ha detto...

M.... fuiva pi "da banda a sciumara" inseguito da mio suocero, bonanima, che gridava "apparatulu" che nel suo dialetto originale significava "fermatelo"
Breve fuga.Voglio immaginare che lassù abbia tante bombette da sparare e limoni bastardi a portata di mano, senza bisogno mi pigghia a petrati

Spusiddha ha detto...

E i sciarri cu Roccu C. cu sfuttiva sempri?
Memorabile!