Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 9 ottobre 2008

il novello Leonardo da Vinci

Favazzina, nonostante sia un paese relativamente piccolo, è sempre stato e lo è ancora, una fucina di talenti. Ha sfornato poeti, scrittori, pittori, musicisti e ancora, medici, ingegneri, avvocati, notai, farmacisti, professori, preti, eroi,(santi non mi pare) e infine udite, udite pure inventori (ma quantu cazzu simu!). Quest’ultima categoria era rappresentata da due personaggi illustri, il primo in ordine di età è stato Pasquale L. u frati i Ninu Scheccia a buonanima, ma non è di lui che voglio parlarvi, vi accenno solo una delle sue più mirabili invenzioni, il salvagente, ottenuto da due cucuzze messe ad essiccare al sole che lui, dato che non sapeva nuotare, si legava in vita prima di farsi il bagno. Non ci cririti ma funzionaunu chi era na meravigghia. Il secondo del quale più approfonditamente vi voglio parlare è stato Ciccio Carnera. La sua prima invenzione è stata il motoscafo alimentato ad alcol che un suo cugino di Napoli, venuto in ferie a Favazzina, prima di partire gli aveva regalato. Ciccio ci portava tutti al condotto, metteva un batuffolo di cotone imbevuto d’alcol, gli dava fuoco e incredibilmente il motoscafo partiva a razzo. Andammo avanti a giocare per un po’, finché una volta Ciccio mintiu troppu spiritu e u motoscafu si bampau tra la disperazione sua e nostra che non potemmo più giocare. La seconda fu la scavatrice che costruì con un intreccio di legni e corde e una buatta come pala. Anche con quella giocammo parecchio, finché Ciccio pretese troppo dalla scavatrice (non la faceva mai usare a nessuno, oltre che superbiusu era puru tirchiu) e nel sollevare un carico di terra troppo pesante, la scavatrice si sfasciò in mille pezzi. L’invenzione più eclatante comunque furono le pinne. «Ma come le pinne?» direte voi «Ma non erano già state inventate?» di cartone no! Lavorò alacremente un giorno intero a ritagliare, incollare e modellare il cartone per dargli la forma esatta delle pinne. Il giorno dopo per il collaudo, suffragando ogni nostro dubbio, invitò tutti i ragazzi che accorremmo in massa ad assistere alla dimostrazione, speranzosi magari di poterli provare anche noi. Se li mise ai piedi e guardandoci dall’alto in basso si buttò in mare, ma dopo le prime due bracciate il cartone si inzuppò e le pinne si sfaldarono, staccandosi immediatamente dai piedi e, come era prevedibile, affondarono miseramente, tra l’ilarità generale (Maciste ancora riri) e la delusione di Ciccio che con quella invenzione sperava di guadagnarci qualcosa vendendo le pinne a tutti noi. L’ultima invenzione dopo quella, fu di stirarsi i capelli, ma a quanto ne so anche questa fallì miseramente, perché l’ultima volta che l’ho incontrato sul lungomare a Bagnara, sebbene tinti, i capelli, ce li aveva ancora ricci come un porcospino.

5 commenti:

georgie ha detto...

u truvasto l'inventori.Leonardo da Vinci nu pocu annebbiatu.

Olivia ha detto...

certo che di fantasia ne aveva!!!ma i capelli come li stirava con il ferro???

u'longu ha detto...

Hai ragione Spusidda, avi i capelli niri chi mancu quand'era figghiulu - Ti ricordi, quandu si tuffava a mari ,i capiddi erano tantu rizzi, chi non si bagnava mancu a testa

Spusiddha ha detto...

Cara Olivia criru chi puru u ferru era i cartuni se no pigghiava focu comu o motoscafu.

Spusiddha ha detto...

Longu mi ricordu chi scutulava a testa comu nu cani